Porto Gioia Tauro, MCT licenzia 400 operai Aldo Alessio: "Serve un tavolo di trattative nazionale, anche se tardivo, a Palazzo Chigi per salvare il salvabile"
Dopo anni di discussioni ieri la MCT ha attivato la procedura legislativa di rito che prevede il licenziamento di 400 dipendenti.Questo segna in parte la sconfitta di MCT, ma non solo. E’ il segno tangibile del fallimento di una intera classe politica calabrese che in questi ultimi 15 anni si è cullata di produrre solo chiacchere sul porto di Gioia Tauro, da tutti indicato come il volano di sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno d’Italia; ma volano di sviluppo di cosa?Non solo è anche il fallimento dei vari governi nazionali che si sono succeduti e che ancora oggi non hanno nessun progetto, nessuna strategia di sviluppo nel settore trasportistico intermodale nazionale, europeo e mondiale. Al di là degli slogan: Cresce l’Italia, cresce la Calabria, cresce la Piana, cresce Gioia Tauro: ma come? Con una rete viaria e ferroviaria obsoleta, che anziché guardare al futuro guarda al passato? Con un’autostrada che puntualmente il 31 dicembre di ogni anno si tagliano i nastri da parte di tutti i governi di inaugurazione del nulla? Come? Senza l’alta velocità ferroviaria che si è fermata come Cristo a Eboli? Senza il dovuto adeguamento strutturale delle gallerie alle reali necessità di oggi? Senza avere alcuna visione strategica su cosa avverrà nel mondo dei trasporti intermodali nei prossimi 20 anni? Senza alcun progetto, alcun programma, alcuna visione sul futuro della nostra marineria, sulla portualità e sul destino dei nostri porti che non dovranno più essere concorrenziali sul nulla? Come? Con la nomina di Presidenti incapaci di promuovere il porto di Gioia Tauro nel mondo? Consegnando la portualità calabrese a quella siciliana? Senza un presidente dell’Autorità portuale perché la “politica” non è riuscita ancora a fare la quadratura del cerchio? Non ha ancora trovato qualche politico trombato da sistemare a Presidente dell’Autorità Portuale? Con un’area industriale, sempre gestita da una visione Reggio-centrica, diventata oramai da moltissimi anni, un cimitero di capannoni industriali? Per non parlare del fallimento sul nascere di una Città Metropolitana Reggio-centrica che ha dissipato quel minimo di autonomia politica e di potere contrattuale che la Piana negli anni 70 e 80 si era conquistata con dure lotte e lunghe battaglie a difesa del territorio.
La proposta? Un tavolo di trattative nazionale, anche se tardivo, a Palazzo Chigi per salvare il salvabile, dove tutti i rappresentanti calabresi, Regione, Città Metropolitana, deputazione parlamentare e organizzazioni sindacali si siedono e discutano di lavoro, sviluppo e occupazione. Che pongano finalmente al centro del dibattito la centralità del porto di Gioia Tauro, così tanta decantata negli anni, e costruiscano un progetto di sviluppo che sia in grado di ribaltare completamente il tavolo delle trattative bloccando innanzitutto i licenziamenti dei 400 dipendenti e rilanciando il porto di Gioia Tauro nel suo ruolo centrale nel Mediterraneo guardando al futuro.Tutto sta avvenendo sotto gli occhi di tutti e tutti, anche se con diversi livelli di responsabilità, siamo chiamati a rispondere dalla “storia” sul fallimento della politica.
Aldo Alessio, ex sindaco di Gioia Tauro