Poteri oscuri minano la solidità del continente europeo
redazione | Il 02, Ago 2014
Manca un Piano “B” per impedire che ciò avvenga
di MAURIZIO COMPAGNONE
Poteri oscuri minano la solidità del continente europeo
Manca un Piano “B” per impedire che ciò avvenga
Siamo all’alba di un nuovo giorno e il bimbo che comincia ad emettere il primo vagito
mi porta a fare riflessioni da non sottovalutare. Cosa sta accadendo nel mare, una
volta “nostrum”, e ora di paternità ignota, tutti si arrogano titolarità sul ricco
figlio, il suo ventre ha numerose sacche di gas e petrolio che fanno gola alle lobby
economico finanziarie. Continuiamo a mettere la testa sotto la sabbia, allontanando
da noi quelle vicende che solo apparentemente sembrano non coinvolgerci, ma in realtà,
la loro drammaticità per noi dovrebbe essere esempio di percezione di pericolo.
Da quando gli Stati Uniti hanno spostato i loro obiettivi in Europa c’è poco da
stare tranquilli, anche perché, tanti Leader europei si comportano da maggiordomi
e si pronano alla prima potenza occidentale che si regge su una economia rivolta
principalmente al paese del dragone. Gli Stati Uniti, hanno bisogno di nuovi mercati
emergenti e uno di questi è proprio quello russo. Gli euroidioti no
n hanno
compreso che un’ingerenza così marcata, nasconde un disegno dalle trame fosche.
Gli Stati Uniti con la continua pressione sugli alleati mirano a sostituirsi come
partner di riferimento dei russi e gli europei invece di stoppare questo ignobile
piano che mette a rischio la sopravvivenza dell’Europa, lo assecondano, senza anteporre
un piano “B”. In ogni strategia militare esiste sempre un secondo piano da attuare
in zona cesarini, diametralmente opposto al piano “A”. Possibile che i leader europei
non considerano questi piccoli segnali che fanno presagire a nuovi fronti che si
stanno per aprire?
Nei balcani si sta nuovamente accerchiando la Serbia, giocando su dissapori mai sopiti.
Non è mai successo che si autorizzi un paese a lanciare un appalto di sfruttamento,
petrolio e gas su una penisola giuridicamente contesa tra 2 paesi in base ad un “Protocollo
sancito nel 2002, circa il regime provvisorio lungo la frontiera meridionale tra
la Croazia ed il Montenegro” con cui si sancisce l’appartenenza ad una dei 2, (riferimento
alla penisola Prevlaka a sud della Croazia contesa con il Montenegro).
L’Europa dimentica che quest’area si regge su un equilibrio precario, basta una scintilla
per infiammarla nuovamente. I dissapori non sono mai sopiti.
Anche il Kosovo è un’altra pentola a pressione, Stato imposto con l’occupazione
senza risoluzione ONU. Gran parte degli oligarchi del paese sono stati i massacratori
del popolo serbo, celati dietro una pseudo-organizzazione creata dalla CIA, UCK.
Questa organizzazione paramilitare si è macchiata di gravi crimini e tra i più
ignobili, il turpe espianto di organi sui prigionieri serbi prima di essere uccisi.
Un losco traffico organizzato con medici compiacenti e organizzazioni malavitose,
con la piena copertura dell’occidente. Martedì con la relazione presentata a Bruxelles
dal capo delegazione per i crimini di guerra nei Balcani, il procuratore Williamson,
questi crimini sono tornati di attualità e preoccupano non poco l’amministrazione
Obama e i suoi alleati che nascosero alla Stampa e all’Opinione pubblica il genocidio
perpetrato.
La Stampa pur sapendo non ha mai rivelato i crimini commessi nella “casa gialla”
in Albania.
La polveriera Balcani si arricchisce di nuovi drammatici scenari, nel Kosovo si sta
radicando una cellula dell’ISIS o Sham “organizzazione paramilitare dello Stato Islamico
dell’Iraq” di cui abbiamo potuto “ammirare” le loro azioni terrificanti nei confronti
dei Cristiani e Islamici moderati. In questi giorni sulla rete passano molte di queste
loro azioni punitive. Leader del gruppo ISIS nei Balcani è l’albanese Lavdrim Muhaxheri,
uomo che si è macchiato di gravi crimini in Siria, Iraq e “creatura” della politica
estera imperialista statunitense.
Ha mosso i primi passi al servizio degli USA nella base americana della Kfor di Bondsteel,
in Kosovo. Successivamente ha operato sotto copertura, in Afghanistan e Iraq, per
la NATO.
Come non temere il “Rocky” dei Balcani, uomo perfido in grado con il suo nutrito
esercito di islamici radicali di destabilizzare i Balcani? Questa volta non sarà
come accadde nel 1999, guerra circoscritta solo ai Balcani, l’aria interessata sarà
molto più ampia e il paese più a rischio è proprio l’Italia, su cui il Rocky dei
Balcani può contare sui migranti per reclutare cellule nel Paese del Sole Simbolo
del Cristianesimo e questo non deve distogliere le Autorità su gesti eclatanti sul
suolo italico.
Non possiamo chiudere gli occhi sul notevole incremento di sbarchi avvenuti negli
ultimi mesi sulle coste italiane.
Tutto è studiato a tavolino dai maghi della destabilizzazione, i focalai, si che
siamo in estate, stanno sviluppandosi dall’Africa sud-sahariana del Sahel al Nord
Africa. Per questo ci siamo prefissi di mantenere una finestra aperta sulla regione
del Nord Africa, dalla Mauritania al Libano.
Negli ultimi tempi si sono consolidati nel Continente africano (Mali, Niger, Chad,
e Sudan), gruppi islamici radicali, simili a Boko Haram e si stanno estendendo in
tutto il Centro Africa provocando una immane catastrofe umanitaria, milioni di profughi
abbandonano le loro terre in mano a bande selvagge con l’unico scopo di liberare
queste terre per fare incetta delle immense risorse. Chi sono i registi che si nascondono
dietro le ONG? Naturalmente le potenti Multinazionali
e le potenti lobby economiche, petrolifere e finanziarie che manovrano veri e propri
eserciti privati, tra i più noti “Academi”.
Gli Stati, spogliandoli della loro sovranità sono diventati “conduttori” non hanno
più potere, chi decide è il “locatario”, la politica non ha più incisività i
partiti sono stati fatti implodere dall’interno, ultima risorsa di protezionismo
del cittadino sono i sindacati, ma anche su di loro è partito l’attacco diretto,
si vuole privarli di potere contrattuale. Le istituzioni sono state sopraffatte dai
privati, e gli eventi in Ucraina di questi mesi e i moti in Libia ne sono un triste
esempio. Si sta così innescando un processo di destabilizzazione trasversale che
si estende dal Mediterraneo all’Eurasia che non si sa dove porterà. La nostra funzione
di ampliare lo spettro di osservazione è quindi divenuta un’esigenza per tutelare
e salvaguardare gli interessi delle aziende europee. Si punta ad una cooperazione
triangolare Londra-Belgrado-Roma per aprire mercati nel nord Africa e in aree strategiche
del continente africano. Solo con una presenza fattiva sul territorio
i piani di svuotamento delle terre si fermeranno e con essi finiranno i gruppi paramilitari
operanti al servizio delle Lobby occidentali. In questo momento di caos ed incertezza
generale, è necessarrio uno sforzo delle imprese dell’asse GB-Serbia e Italia per
essere le protagoniste del prossimo futuro e aprirsi ad un rapporto con i Paesi
vicini che vada oltre la politica.
Solo così l’asse con un regista consolidato come il “made in Italy” che ha saputo
emergere a centrocampo, può gestire un gioco a 3 punte votato all’attacco e difficile
da fermare.
Maurizio Compagnone
Opinionista de “La Gazzetta italo brasiliana” e di “Piazza Italia” di Caracas