Presentata all’Unical la ricerca sui diritti e le buone pratiche
redazione | Il 24, Ott 2012
Un ritratto della Calabria di oggi fuori dagli stereotipi. Quarantanove buone pratiche presentate dai Comuni, spesso piccolissimi, che le hanno realizzate
Presentata all’Unical la ricerca sui diritti e le buone pratiche
Un ritratto della Calabria di oggi fuori dagli stereotipi. Quarantanove buone pratiche presentate dai Comuni, spesso piccolissimi, che le hanno realizzate
Il motivo principale che ha ispirato la ricerca è stata la necessità di porre al centro della riflessione i diritti del cittadino in Calabria.
Consci delle enormi differenze che “dividono” il Paese, il gruppo di ricerca era, ed è, consapevole che il ristabilimento dell’equità, in Calabria più che in altre regioni d’Italia, passa attraverso la possibilità dei cittadini di esercitare il diritto all’accesso ai servizi sociali.
La ricerca, quindi, fin dall’inizio, non è stata intesa come una semplice raccolta di dati, ma come la base di partenza per un’azione diretta allo sviluppo e alla crescita del diritto di tutti ai servizi. In altre parole, l’ambizione di questa indagine è fornire un contributo in termini di informazione funzionale ad una proposta concreta, perché le buone pratiche si possano diffondere tra i Comuni della Calabria, per dar vita a una risposta organizzativa e insieme istituzionale alla forte domanda di qualità dei servizi.
Primo, fondamentale, passo dello studio è stato il monitoraggio delle buone pratiche poste in essere dai Comuni calabresi. Attraverso l’invio di un questionario a tutte le 409 Amministrazioni della Calabria, il team di ricerca è giunto a definire un significativo panorama di “virtuosismi”.
Ai fini di questo studio, si sono intese per “buone pratiche” le soluzioni innovative individuate dai Comuni per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali, motivate dalla crescente domanda di servizi da parte dei cittadini e dalla contestuale progressiva riduzione delle risorse disponibili.
A questa scelta metodologica ne è seguita una seconda, in base alla quale si è stabilito che fossero i Comuni stessi a selezionare quale tra le proprie attività potesse essere inclusa nel novero delle buone pratiche.
All’esito della ricerca effettuata tramite l’invio di questionari sono 41 i Comuni che hanno risposto. Di questi, 6 hanno dichiarato di non aver mai promosso, né di avere in programma, alcuna buona pratica. Gli altri 35 hanno invece tutti portato a compimento, o sono impegnati a realizzare, iniziative del genere oggetto della ricognizione. Inoltre, alcuni Comuni, che potremmo definire particolarmente attivi, si sono distinti per aver posto in essere più di una buona pratica.
Per questo motivo, le esperienze raccolte attraverso la ricerca che qui si presenta ammontano a 49.
Tra queste, alcuni interventi (21, poco meno della metà) presentano tra loro elementi di forte similarità tematica e operativa. In particolare, queste attività fanno riferimento a tre ambiti specifici: informatizzazione dei servizi (13), raccolta differenziata dei rifiuti (6), generazione di energie rinnovabili (3).
Tra tutte le buone pratiche raccolte, 11 (più di 1/5 del totale) presentano un carattere fortemente innovativo per settore, oggetto o metodologia. Si tratta della Città della prevenzione di Altomonte, del Centro Unico Prenotazioni di Castiglione Cosentino, del micro-asilo aziendale di Castrovillari, del piano di assistenza domiciliare di Cicala, della scuola estiva di Decollatura, del sistema di raccolta differenziata tramite codice numerico di Martirano Lombardo, del piano di alloggi gratuiti per famiglie straniere di Motta Santa Lucia, del sistema online di democrazia partecipata di Soveria Mannelli, del campo migranti di Rosarno, del programma di Professional Training internazionale di Joppolo e del sistema di assegni di cura di Stefanaconi.
Tra i dati emersi dalla ricerca, due appaiono particolarmente significativi, proprio da questo punto di vista. Il primo dato rappresenta una buona notizia, non solo per gli addetti ai lavori, e riguarda la diffusione di quello che potremmo chiamare un vero e proprio “movimento delle buone pratiche” nei Comuni calabresi. La rilevazione di circa 50 buone pratiche in quasi altrettanti Comuni rappresenta forse per alcuni un dato inatteso, ma che rende conto della presenza, in Calabria, di attività, in alcuni casi di eccellenze nascoste, che costano poco e consentono di erogare servizi chiave risparmiando risorse, che vedono impegnati amministratori, cittadini, imprese private, nella realizzazione di interventi tutti tesi a colmare il divario ormai cronico tra la Calabria e il resto d’Italia.
Il secondo dato che emerge può anche non essere necessariamente interpretato come una cattiva notizia, ma costituisce tuttavia una criticità su cui occorre riflettere e intervenire con decisione. Ci riferiamo alla evidente disomogeneità delle iniziative censite con la ricerca. Una disomogeneità che, in alcuni casi, mostra il carattere di una frantumazione, di una dispersione di tante azioni, che, al di là della loro durata, dell’investimento resosi necessario in termini economici e di risorse umane, rappresenta oggettivamente una debolezza.
I dati raccolti e le conclusioni alle quali sono giunti i ricercatori aprono nuovi scenari per quanto riguarda il ruolo dei Comuni, soprattutto per la stessa capacità di autogestirsi e di organizzarsi in un periodo di grandi difficoltà, non solo economiche, come quello attuale.
La riflessione è affidata, a questo punto alle istituzioni locali, in particolare alla Regione, alle Province, ai consorzi di Comuni, alle stesse Prefetture, perché possano al loro interno verificare la possibilità di realizzare quello che oggi, da parte nostra, potremmo definire, con tutti i limiti e le cautele del caso, un centro di orientamento, coordinamento, assistenza tecnica, per la diffusione delle buone pratiche nel settore sociale, che faccia ricorso a tutte le tecnologie attualmente disponibili per agevolare il trattamento e la trasmissione di informazioni, la comunicazione, la documentazione.
Lo studio contenuto nel volume oggi presentato è stato condotto da un gruppo di ricerca, costituito da giuristi, sociologi e statistici, diretto da Francesco Caroleo e Guerino D’Ignazio, promosso dall’Università della Calabria con la partecipazione di Cittalia – Fondazione Anci Ricerche.
Il rapporto è stato pubblicato dall’ANCI CALABRIA.
Hanno partecipato alla ricerca Tiziana Crispino, Mariano Marotta, Franco Caroleo, Sandro Favi. Il volume è stato curato da Franco Caroleo. Si ringrazia Luciano Violante per i preziosi suggerimenti.