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Presentato il libro “Mafia S.P.A.”

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Benny Calasanzio presenta il suo libro all’Università di Giurisprudenza

di Silvio  Maragucci

Presentato il libro “Mafia S.P.A.”

Benny Calasanzio presenta il suo libro all’Universita’ di Giurisprudenza

 

 

 

Reggio Calabria – Nella mattinata di oggi si è tenuta la presentazione del libro  “mafia s.p.a.” presso l’aula magna della cittadella universitaria di Reggio Calabria.

Autore dello scritto è Benny Calasanzio , un giovanissimo ragazzo che ha subito nel corso della sua vita due gravissimi episodi mafiosi in cui sono rimasti uccisi il nonno e lo zio.

La presentazione, moderata dal giornalista Giuseppe Baldessarro , si apre col ricordare ai numerosi studenti, presenti in aula, di quanto possa essere difficile ma assolutamente indispensabile ,nella nostra terra, prendere  decisioni diametralmente opposte a quelle adottate dagli appartenenti alla criminalità organizzata.

La parola viene subito passata alla dottoressa Adriana Musella ( figlia dell’imprenditore calabrese ucciso dalla ndrangheta e presidente di Riferimenti, Coordinamento nazionale antimafia) la quale esordisce dissuadendo l’auditorio dal ritenere il mafioso come un “Robin Hood sceso dalle montagne a difesa dei più deboli”. Oggi -prosegue la dottoressa- la mafia è immaginabile come un corpo , con una testa e dotata di arti. Quest’ultimi sono costituiti dalla manovalanza spicciola, coloro i quali realizzano in concreto le condotte delittuose, mentre la testa è formata  da coloro i quali in gergo vengono definiti “colletti bianchi”(avvocati,ingegneri,medici, politici). Nell’insieme si forma il “sistema mafioso”. Si puo sconfiggere attraverso la collaborazione sociale e la condivisione dei valori più importanti di una collettività : legalità, democrazia,onestà, meritocrazia.

Successivamente,il prof. Domenico Nicolò si concentra sulla rilevanza economica del fenomeno criminale mafioso. “La mafia , complessivamente, produce un reddito annuale di 138 miliardi di euro, 27 dei quali solo in Calabria”. Prosegue indicando i vari delitti realizzati dai mafiosi che consentono di produrre cosi tanta ricchezza: estorsione , sversamento di rifiuti, prostituzione , traffico di sostanze stupefacenti. Pone, inoltre, l’accento sulla “libertà di scelta” preclusa alla nuova generazione e rimproverando la classe dirigente di non saper creare, adeguatamente, l’alternativa alla criminalità. L’insegnante conclude il suo breve  ma prezioso intervento ricordando alla platea quanto sia vitale,per tutti noi calabresi,rammentare che la ‘ndrangheta  non è un fenomeno invincibile e che principalmente i giovani sono dotati di armamentario adatto a sconfiggerla.

Giunge il momento dell’autore del libro “mafia s.p.a.” Benny Calasanzio. Lo scrittore esordisce dedicando il suo scritto a tutte le vittime innocenti della mafia e ai loro familiari. Un ricordo particolare va al nonno e allo zio dell’autore, che sono stati uccisi nel ’92 ad Agrigento per non aver ceduto alle pressioni mafiose. Tratta molti temi, tra cui la crisi economica come effetto della inefficienza della dirigenza statale; trattativa tra stato e mafia;rapporti tra giovani e organizzazioni criminali. In questo libro non si parla solo di numeri e di soldi, afferma l’autore, ma si parla soprattutto di storie belle e brutte, di esperienze di vita che stravolgono il concetto personale di felicità, di solidarietà, di collaborazione. Conclude il suo intervento sostenendo che essere calabresi non è una vergogna ma vuol dire essere come il magistrato Gratteri , come il dottor Lombardo( pm della procura di Reggio Calabria) come Nicaso, insomma persone che ” depongono la loro tranquillità in cantina per cercare di rendere a noi cittadini una vita più dignitosa e spensierata”.

Interviene all’incontro anche il testimone di giustizia Ignazio Cutrò. Imprenditore originario della Sicilia che si è ribellato al pizzo e ha denunciato i mafiosi facendoli condannare , ritrovandosi totalmente abbandonato dai suoi compaesani per aver fatto il suo dovere civico di cittadino. Cutrò racconta brevemente quella che lui stesso definisce “felice storia”. Un racconto a tratti drammatico, ma che descrive la dignità di un uomo che non vuole darla vinta a coloro i quali distruggono l’esistenza di molte innocenti persone e che decide di rimanere nel paese di origine pur avendo subito, in quel territorio ,ogni nefandezza e meschinità. Ignazio è visto (e non potrebbe essere altrimenti) come un modello per chiunque si trovi in situazioni analoghe  e che non ha la forza di denunciare il torto subito dal fenomeno pervasivo della mafia.

Chiude l’incontro Giuseppe Lombardo , magistrato di Reggio Calabria impegnato principalmente nella lotta alla criminalità organizzata. Il pm descrive velocemente il fenomeno mafioso dal punto di vista giuridico , citando e criticando ,successivamente, recenti dichiarazioni pubbliche relative al “caso Dell’Utri” che definiscono il  concorso esterno in associazione mafiosa come un reato obsoleto. Secondo il magistrato proprio questa figura delittuosa ,prevista dal nostro codice penale, consente di colpire la parte centrale del sistema mafioso che Adriana Musella ha definito “zona grigia”, i c.d. colletti bianchi. Infine Lombardo conclude usando una metafora di pregevole finezza : paragona la mafia ad un liquido che ,come tale, prende la forma del contenitore, depositandosi dove c è spazio libero  ricordando agli studenti di quanto sia fondamentale per tutti noi occupare quello spazio libero con la legalità e con la dignità di persone che intendono recuperare la loro terra maltrattata dalla malavita organizzata.

Silvio Maragucci