Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Daniele Prestileo racconta la sua verità “Tradimento o fallimento?“

Daniele Prestileo racconta la sua verità “Tradimento o fallimento?“
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Negli ultimi giorni, a Taurianova, la notizia delle dimissioni di nove consiglieri (me incluso), con la consequenziale decadenza del sindaco ha fatto molto rumore. Fin qui nulla di anormale, se dalla politica non si fosse passati agli infondati e strumentali attacchi personali. Il primo articolo a creare stupore (a me in primis, visti i toni deliranti) è stato quello dell’ex assessore Mamone che, dopo un letargo di quasi quattro anni, cadendo dalla poltrona in cui sognava opere d’arte, svegliandosi, inizia a dipingere me ed altri colleghi come “dei portatori di oscurantismo” e, (peggio ancora), come dei favoritori di vecchi regimi, che preferiscono l’ombra delle “ndrine”.Per questo è stato querelato. Dopo aver ascoltato il comizio dell’ingegnere Scionti e letto i comunicati stampa di alcuni ex consiglieri, mi è sembrato corretto dire la mia.
Nel 2015, Scionti è eletto sindaco. Insediato il governo (dopo alcuni mesi, precisamente il 16 marzo 2016), il consigliere Versace abbandona la maggioranza. Le sue motivazioni sono da attribuire a contrasti (vedi comunicato stampa) col presidente del consiglio che strozza (a suo dire) ogni forma di democratico confronto. Ricordatevelo quest’ultimo particolare, poiché sarà ripreso in più occasioni. Persa la prima consigliera della lista del giornale di Approdo, denominata “A testa alta”, nello stesso anno, precisamente il 16 novembre, la coalizione Scionti subisce un altro importante terremoto. Due consiglieri, decisivi per la vittoria elettorale, persone molto apprezzate e stimate in città (e anche fuori) decidono di abbandonare la nave. Motivo? Quello detto prima. Il presidente del Consiglio, secondo i due nuovi dissidenti, all’interno del consiglio, manipolava ogni azione di governo, decidendo, assieme ad altri due sodali (sindaco incluso) su tutto. Era uscito allo scoperto un vero e proprio triumvirato, principale causa di disgrazia di questa amministrazione. Nel frattempo, nei consigli, la dittatura regnava sovrana. Si poteva parlare soltanto se i consiglieri trattavano tematiche gradite al presidente, che (in teoria) avrebbe dovuto assumere un ruolo superpartes . I consiglieri di minoranza (il tutto è riscontrabile nei video e/o audio registrati) in più occasioni hanno lasciato l’aula per disperazione. Il tutto con la compiacenza del sindaco che, in un’occasione è stato addirittura platealmente zittito dallo stesso presidente.
Col passare del tempo, in questa maggioranza, sempre più sola ed impopolare, dai numeri sempre più risicati, arriva l’aiuto da parte di un consigliere di minoranza, ovvero il dott. Sposato. In quel periodo Scionti, disperato e nello stesso tempo ossessionato dalla “COERENZA”, adottava il consigliere Nino Caridi che, nelle vesti di super eroe, iniziava sin da subito a rattoppare strade e portare acqua ai bisognosi. Si firma in quell’occasione un “contratto politico”, che prevede col nuovo arrivato, anche la nomina di un assessore indicato nella figura della signora Mina Raso, che però, dopo alcuni mesi, per “incompatibilità politica”, viene invitata a dimettersi . Il prode Caridi, tra un selfie di buongiorno ed uno di buonanotte, iniziava ad eclissare la figura dell’impavido sindaco.
Ma la pace sembra sia un miraggio per la nave di Scionti. Ed infatti un nero presagio si proietta all’orizzonte Dario Romeo, consigliere PD, più volte in aperto contrasto contro il presidente del consiglio (sai che novità!) e le sue spese insensate (per esempio climatizzatore nel suo ufficio di presidenza,bello e rifatto appena insediato ed in contrasto con lo stesso Scionti (v. lettera del 12.09.2016) a dispetto dei poveri dipendenti costretti a boccheggiare dal caldo), si deve dimettere per motivi personali. È il caos. Per evitare che il primo dei non eletti (il sottoscritto), entri in consiglio, la vicesindaco, fedelissima del primo cittadino, dal ruolo apicale fin qui ricoperto, viene declassata a semplice consigliere.
Il sottoscritto, appresa la notizia dai giornali (a proposito di modi garbati, come qualche ex collega mi rammenta), non si capacita del perché di questa bassezza, visto che il sindaco sapeva, previo incontro, che gli ero vicino politicamente. Perché questo sopruso? Qualcuno mi fa notare che probabilmente la mia forte amicizia con Lazzaro e Morabito era stata la causa di questa pugnalata. L’albero avvelenato targato Scionti, però, stava per fruttare di nuovo discordia. Uno dei protagonisti del triumvirato, ovvero Pino Falleti, è (secondo i carabinieri di Gioia Tauro) l’autore delle lettere minatorie. Scionti chiede le dimissioni del capogruppo PD . Al primo consiglio utile, viene esplicitamente richiesto dal collega Lazzaro se qualche altro membro della maggioranza è esposto a rischi di natura giudiziaria: il sindaco tace. La domanda viene ripetuta, esattamente come il silenzio del sindaco. Adesso che però le dimissioni di Falleti sono arrivate, alla classica e nota arroganza del primo cittadino, prevale la paura di essere mandato a casa. È il mio turno. Costretto, mi telefona. Avviene un incontro che dura circa 50 minuti. Dopo essermi sentito farfugliare le scuse più banali, che andavano dai complotti agli alieni (tipiche di chi si arrampica sugli specchi), chiudo la discussione chiedendo TRASPARENZA e CHIAREZZA…..ma soprattutto libertà di confronto in consiglio comunale. Il tutto è descritto nel mio discorso d’insediamento, che però, alcuni giornalisti di parte, facendo il taglia e cuci, hanno riportato solo le parole di comodo travisandone il senso. È vero, si,che ho affermato che anche il peggiore dei sindaci era meglio dei commissari prefettizi, ma anche che avrei votato soltanto proposte chiare e limpide! Nonostante i miei innumerevoli tentativi di dare una sterzata all’azione di governo, l’arroganza e la strafottenza hanno vanificato tutto. Avrei potuto sin da subito mandarli a casa ( come tutti si aspettavano), ma non era quella la mia intenzione. Le mie richieste (solleciterò, se necessario, la memoria se qualcuno l’avesse corta) sono sempre state quelle di essere informato dall’interno su ciò che avveniva, e non mortificarmi alle innumerevoli richieste da parte dei cittadini, a cui non sapevo dar risposta. Ero sempre all’oscuro di tutto (vedi acqua non potabile, allagamenti scuole, ecc.), al contrario di altri consiglieri sempre bene informati. Ne è prova che nemmeno il tempo di insediarsi, il commissario, li sbugiarda con l’ordinanza di non potabiltà. Che figura!!! Ho dovuto subire attacchi della minoranza che ci definiva “muti di zorro”, visto che nessuno sapeva cosa rispondere ai loro motivati attacchi. Ma torniamo ai terremoti. Dopo aver dedicato diverse riunioni (non per discutere dei problemi cittadini, ma per gli assessorati che pretendevano Caridi e il PD), in un incontro, l’ormai ex assessore Loprete, veniva brutalmente zittito e, mortificato dall’umile e garbato Scionti, abbandonava il tavolo. Questa prepotente azione di strozzamento del democratico confronto è stato l’argomento del comunicato stampa targato PD che, nella figura di Mesa Gerace (coordinatrice cittadina), attaccava pesantemente il sindaco (vedi nota stampa). Oggi sembra che quella nota sia stata scritta da altra penna, vista la solidarietà smielante che la stessa dà a Scionti, prima, col comunicato e, poi, con la vicinanza fisica al comizio. Cosa sarà successo nel cuore della Gerace, che ha subito il differente trattamento da parte del sindaco al suo capogruppo (che da non indagato si è dovuto dimettere) e chi invece (pur essendo in acclarato conflitto di interessi col comune, costituitosi contro di lui parte civile), è stato fino all’ultimo protetto dal primo cittadino? In merito al comunicato stampa dell’avvocato De Marco, alla sua affermazione che io ho fatto zero proposte, rispondo che, se è in buona fede, mi da conferma che tra colleghi di maggioranza c’è sempre stato il buio. Devi sapere, caro Demarco, che il sottoscritto è stato delegato dal sindaco a rappresentare Taurianova al comune di Palmi. Qui, assieme ad altri quattro sindaci, su mia sollecitazione, veniva esposto da persone competenti un importante bando per azioni urbane innovative sostenute dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) molto ambizioso. Si trattava di un progetto vantaggioso e a costo zero per il nostro comune. Ricorderai quella sera, caro ex collega, in cui a fine riunione con gli LSU, sono entrati 2 signori: erano professionisti che si occupano di fondi per le amministrazioni, quelli di cui il nostro ex sindaco ci ha parlato tanto in campagna elettorale ma in concreto, neppure l’ombra. Dopo aver capito che tutti i tentativi di dare una svolta erano falliti e che la mia presenza serviva solo per pigiare il tasto FAVOREVOLE in consiglio, ho capito che non aveva più senso stare in maggioranza. Decido di uscirne ufficialmente e di determinarmi di volta in volta (non volevo ancora ritirare definitivamente il mio sostegno). Invio dunque PEC a presidente, segretario e per conoscenza al sindaco. Sono stato sgarbato? Era la sera dell’1.12.19, ed apprendo dai social (sempre a proposito di garbo e di stile), non essendo stato convocato, di una conferenza dei capigruppo (in teoria avrei dovuto esserci anch’io per il gruppo misto). Il presidente, ops, si era dimenticato di avvisarmi, pazienza, ci vado comunque. Conclusa la riunione, il sindaco mi chiama in disparte ed inizia ad insultarmi, si, proprio così. Ad un mio tentativo di calmarlo e discutere pacificamente su una mia scelta politica (e non personale), il sindaco, quell’uomo così mite e dai modi eleganti e raffinati, mi dice che sto favorendo la ndrangheta a rientrare al comune e che a lui hanno messo la bomba (e che c’entro io che sto solo parlando di politica?).
E’ chiaro che l’azione amministrativa si è conclusa per fallimento politico, e non per fatti personali. Qualche malpensante ha pensato di strumentalizzare l’atto come dispetto nei confronti della famiglia del sindaco, che in quel giorno aveva un’inaugurazione, che nulla aveva a che vedere con l’attività amministrativa.
Concludo, caro Ingegnere. Ha detto nel suo comizio, che a causa delle mie amicizie, è stato costretto a fare quella bassezza, da lei stesso riconosciuta, per evitare che io entrassi in consiglio. Oggi, ad alta voce, affermo che sono orgoglioso delle mie amicizie che, fino ad ora, non mi hanno mai obbligato a “dimmetterli” dalla mia vita. Faccia Lei selezione, considerato che chi ha difeso fino ad oggi a spada tratta, l’ha portata alla prematura e ingloriosa scomparsa politica.

Daniele Prestileo
Ex consigliere comunale