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TAURIANOVA (RC), VENERDì 27 DICEMBRE 2024

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Presto in Italia il reggino Aldo Micciché ma non andrà in carcere per decorrenza termini

Presto in Italia il reggino Aldo Micciché ma non andrà in carcere per decorrenza termini

| Il 10, Set 2013

Pronta l’estradizione dell’uomo legato ai Piromalli, al centro di diverse inchieste ma da anni residente in Venezuela

Presto in Italia il reggino Aldo Micciché ma non andrà in carcere per decorrenza termini

Pronta l’estradizione dell’uomo legato ai Piromalli, al centro di diverse inchieste ma da anni residente in Venezuela. Per lui il gip di Reggio ha accolto l’istanza di revoca della custodia cautelare in carcere, per decorrenza dei termini. Per questo sono state disposte solo alcune misure come l’obbligo di firma e il divieto di espatrio

 

REGGIO CALABRIA – Il gip di Reggio Calabria ha accolto l’istanza di revoca della custodia cautelare in carcere, per decorrenza dei termini, nei confronti di Aldo Miccichè. L’imprenditore calabrese della ex Dc era stato arrestato in Venezuela a luglio dell’anno scorso in esecuzione di un mandato di cattura per l’estradizione emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria. Come riferisce all’Adnkronos l’avvocato Andrea Margotti, del Foro di Bologna, Miccichè, che ha scontato i domiciliari a Caracas, rientrerà a breve in Italia. “L’estradizione è già stata concessa, deve solo essere eseguita, mancano formalità burocratiche – dice l’avvocato Margotti, difensore di Miccichè – Quando rientrerà in Italia non verrà messo in carcere: il gip ha accolto la mia istanza di revoca della custodia cautelare in carcere per decorrenza dei termini e ha stabilito l’applicazione di misure non coercitive del divieto di espatrio, l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria e l’obbligo di dimora”.
Margotti spiega di aver sentito telefonicamente Miccichè. “Si è detto soddisfatto, perchè è stato scongiurato il carcere, vista l’età avanzata e il suo stato di salute precaria – spiega il difensore – Qualora si arrivasse al rinvio a giudizio, è determinato ad affrontare il processo e a dimostrare la sua estraneità rispetto al grave reato che gli viene contestato, associazione mafiosa”.
Micciché è accusato di associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria “Cent’anni di storia” contro le cosche Molè e Piromalli di Gioia Tauro, sfociata in un’operazione che nel luglio 2008 portò all’arresto di 18 persone. In quella occasione, Miccichè, che da oltre un decennio vive in Venezuela, sfuggì all’arresto, giunto, però, nel luglio 2012 quando le autorità venezuelane hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare con contestuale richiesta di estradizione emessa dalla magistratura reggina.
Secondo l’accusa, Miccichè aveva instaurato i suoi rapporti con i Piromalli quando viveva in Calabria, in particolare con Antonio, figlio del boss Giuseppe. Rapporti che sono proseguiti anche dopo tanto che fu a lui, secondo la Dda, che la cosca si rivolse per cercare di ottenere l’attenuazione del regime di 41 bis per il capo della famiglia, Giuseppe. Un progetto che, secondo quanto scritto nel provvedimento restrittivo, fallì per ”l’impossibilità dei referenti politici e istituzionali contattati di affrontare e risolvere la situazione per tutto un insieme di problemi dovuti sia alla paura dei soggetti di muoversi in un terreno così pericoloso, e sia alle difficoltà giudiziarie del Ministro della Giustizia”. Miccichè, inoltre, assecondò il progetto della cosca che voleva far ottenere l’immunità ad Antonio Piromalli con il conferimento di una funzione consolare per conto di un qualsiasi Stato estero. Quando un cugino di Antonio Piromalli gli illustrò il progetto Miccichè, intercettato, risposte: «Questo lo possiamo fare».