Processato e assolto per aver ucciso un piccione L'episodio risale al luglio 2010 sulle alture di Genova
Oggi è stato assolto, perché il fatto non costituisce reato, un artigiano genovese
processato per avere ucciso un piccione. L’avvocato difensore dell’imputato ha dimostrato
la mancanza di dolo, spiegando che il suo assistito non aveva avuto la volontà di
uccidere e il giudice si è allineato a questa tesi, ordinando la distruzione della
carcassa che era stata sequestrata e trattenuta nello studio di un veterinario. L’episodio
risale al luglio 2010 sulle alture di Genova quando un artigiano di 42 anni, incaricato
di installare reticelle su alcuni buchi di un palazzo dove solitamente si annidavano
i piccioni, dapprima si è servito di un bastone per accertarsi che nessuno dei volatili
rimanesse prigioniero e poi ha proceduto alla chiusura delle feritoie. Uno dei piccioni,
però, si era rintanato in fondo al buco ed era rimasto prigioniero. Solo qualche
giorno dopo un condomino aveva notato la presenza di un piccione morto e aveva chiamato
i vigili urbani: era seguito il sequestro e la trasmissione degli atti in procura.
L’artigiano era stato così indagato per “uccisione di animale senza necessità”:
un reato che prevede una pena da 4 mesi a 2 anni. Per Giovanni D’Agata presidente
dello “Sportello dei Diritti [1]” ormai i piccioni, additati e malvisti da
tante istituzioni e tanti cittadini, sono un bersaglio facile, uno di quelli che
si pensa di poter colpire nell’indifferenza generale. Non può e non deve essere
così per nessuna specie animale.