Processo breve, Alfano porta il testo al Quirinale
redazione | Il 03, Set 2010
Retroattività solo per i reati previsti dall’indulto di Prodi nel 2006. Ma il Cavaliere valuta anche altre strade
Processo breve, Alfano porta il testo al Quirinale
Retroattività solo per i reati previsti dall’indulto di Prodi nel 2006. Ma il Cavaliere valuta anche altre strade
ROMA – Mentre Silvio Berlusconi continua il confronto a distanza con Gianfranco Fini, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, sale al Quirinale per parlare con Giorgio Napolitano proprio del punto più delicato della contesa con il Presidente della Camera: la riforma della giustizia e il «processo breve». Alla fine il Guardasigilli parla di «lungo e proficuo incontro di ricognizione sulle politiche della giustizia, sul lavoro svolto in questi due anni e sulle prospettive delle riforme». Ma non si è trattato di un incontro facile né risolutivo.
Alfano ha spiegato al presidente l’intenzione del governo di andare avanti con la promessa riforma complessiva della giustizia, compreso però anche il punto che potrà incontrare le difficoltà non solo dei finiani, ma anche dello stesso Napolitano che dovrà decidere se firmarlo o rinviarlo alle Camere. Il ministro ha illustrato tutto il progetto di riforma precisando anche le possibili soluzioni tecniche. Prima di tutto quella che limiterebbe la contestata «norma transitoria» ai reati commessi prima dell’indulto del 2006, firmato da Romano Prodi. Quasi a dire: se lo ha fatto un governo di centrosinistra perché non potrebbe farlo anche uno di centrodestra? Con esclusione dei delitti più gravi, come associazione sovversiva, banda armata, mafia e sequestro di persona, ma non del reato di corruzione, che riguarda i procedimenti che coinvolgono Berlusconi. Mentre negli stessi ambienti vicini ad Alfano si scommette che Fini all’inizio si metterà di traverso, ma alla fine farà passare il testo, magari con qualche piccola modifica.
Il capo dello Stato ha ascoltato con interesse, ma non avrebbe espresso giudizi di sorta. Prima di tutto per la già manifestata intenzione di volersi tenere fuori da ogni trattativa e di attendere l’eventuale approvazione del disegno di legge. Solo allora entrerà in scena operando un giudizio sul merito. Ma poi anche perché vuole capire se davvero si arriverà al voto finale su quel ddl o se invece farà la fine di quello sulle intercettazioni, come aveva fatto notare il giorno prima ai giornalisti che a Venezia lo incalzavano sulla materia.
Un clima comunque di grande incertezza, tanto che Silvio Berlusconi starebbe anche pensando di percorrere altre strade per giungere ad uno «scudo», tra cui una modifica al «legittimo impedimento», con un allungamento dei termini, che porterebbe automaticamente la Consulta a rinviare il giudizio atteso per il 14 dicembre su questo provvedimento.Un pomeriggio passato per Napolitano interamente all’insegna della giustizia. Perché poco prima di incontrare Alfano aveva ricevuto anche il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, per concordare l’ordine del giorno del plenum del Csm di mercoledì prossimo.