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Prodotti biologici sui terreni confiscati alle cosche

Prodotti biologici sui terreni confiscati alle cosche

| Il 27, Mar 2012

E’ l’iniziativa “contro la crisi” del comune di Isola Capo Rizzuto

Prodotti biologici sui terreni confiscati alle cosche

E’ l’iniziativa “contro la crisi” del comune di Isola Capo Rizzuto

 

 

(ANSA) – ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Dall’esperienza di coltivazione biologica sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta potrebbe prendere avvio una vera rivoluzione per l’intero comparto agricolo del territorio di Isola Capo Rizzuto. Ne è fermamente convinta l’Amministrazione comunale di Isola, che ritiene l’esperimento un potenziale volano di sviluppo capace di invertire l’attuale tendenza negativa nel settore agroalimentare. “Non è un periodo facile per gli agricoltori – afferma il sindaco Carolina Girasole – chiamati a fare i conti con una crisi sempre più intensa e con un mercato che li costringe a vendere i loro prodotti a prezzi sempre più bassi. Una situazione insostenibile, che se dovesse perdurare potrebbe portare alla scomparsa di attività produttive storiche e di grande qualità. La scelta di coltivare solo prodotti biologici sui terreni confiscati ci ha permesso di entrare in contatto con una serie di distributori e produttori, nazionali e internazionali, specializzati in questo settore. Da loro abbiamo appreso che i prodotti biologici continuano a conquistare fette di mercato sempre più ampie. E che un numero sempre crescente di consumatori sceglie la qualità al posto della quantità, comprando un po’ meno, ma puntando con decisione sul biologico”. Il mercato del biologico sembra risentire meno della crisi, perché è sostenuto da acquirenti che hanno fatto una scelta di vita ben precisa e consapevole. “Ecco perché – prosegue il sindaco – la coltivazione biologica sui terreni confiscati alla malavita potrebbe essere il primo passo di un percorso più complessivo che potrebbe coinvolgere l’intero comparto agricolo”. L’Amministrazione comunale di Isola Capo Rizzuto intanto sta pensando alla costituzione di un Consorzio agricolo, un gruppo di produttori accomunati dalla scelta del biologico che potrebbe agganciarsi proprio ai distributori del settore.