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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 27 GENNAIO 2025

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“Ai calabresi vogliamo restituire un nuovo sistema sanitario in grado di ottimizzare le risorse”

“Ai calabresi vogliamo restituire un nuovo sistema sanitario in grado di ottimizzare le risorse”

| Il 02, Dic 2011

Ecco il resoconto dell’intervento del Consigliere regionale del Pd Guccione nel corso della seduta del Consiglio regionale odierna

“Ai calabresi vogliamo restituire un nuovo sistema sanitario in grado di ottimizzare le risorse”

Ecco il resoconto dell’intervento del Consigliere regionale del Pd Guccione nel corso della seduta del Consiglio regionale odierna

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Noi non contestiamo il Piano di Rientro, perché riteniamo che esso possa essere un’occasione per riformare e rinnovare il sistema sanitario calabrese.

Rompere con un passato fatto di sprechi, di clientele, di vere e proprie ruberie  e di malasanità è sempre stato il nostro principale obiettivo.

Un passato che viene da lontano, da almeno dagli ultimi 15 anni di governo regionale.

Ai calabresi vogliamo restituire un nuovo sistema sanitario che sia in grado di ottimizzare le risorse e curare i calabresi  senza costringerli ai soliti “viaggi della speranza” in altre regioni che costano oltre 320 milioni all’anno alle casse regionali e che ci porta a dire che il più grande ospedale calabrese è fuori dalla Calabria.

Quello che non ci convince è la gestione e l’attuazione da parte del Commissario Scopelliti del Piano di Rientro che dal 30 luglio 2010 ad oggi, nella sua qualità di Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro dei disavanzi del settore sanitario della Regione Calabria non è stato in grado di raggiungere gli obiettivi previsti.

Il Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti del Piano di Rientro (Tavolo Massicci) ancora nel corso dell’ennesima riunione non è riuscito a dare il via libera all’approvazione del Piano e alla erogazione di quasi un miliardo di euro che spettano alla Calabria da parte del Governo nazionale.

Addirittura, per come si legge nel verbale della seduta del 19 luglio scorso, “la proiezione a chiudere per l’anno 2011 evidenzia uno scostamento rispetto a quanto  previsto nel Piano di Rientro” e, pertanto, viene chiesto al Commissario di adottare tutte le iniziative al fine di ricondurre la gestione nei termini programmati.

Nella seduta del 24 ottobre il Tavolo Massicci ancora ha ravvisato che non si sono verificate le condizioni per l’erogazione delle risorse relative al Fondo per le Aree Sottoutilizzate che, per la Calabria, ammontano a circa un miliardo di euro. Ancora una volta il Tavolo Massicci ha censurato, nell’applicazione del Piano di Rientro, l’operato del commissario di Governo che, ad oggi, non è riuscito a raggiungere gli obiettivi prefissati dallo stesso Piano.

Attraverso questa impostazione, non solo non si riduce il deficit sanitario ma si corre il rischio di non garantire nemmeno i livelli essenziali di assistenza e, in alcune realtà, come le aree interne di montagna (San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno, Acri e Soneria Mannelli) e i cosiddetti “ospedali di frontiera” della nostra regione, si mette addirittura a repentaglio la continuità dell’assistenza sanitaria ai cittadini.

Il Decreto n.18 del 22 ottobre del 2010 che prevedeva l’approvazione delle reti assistenziale, ospedaliera, emergenza-urgenza territoriale è stato applicato non correttamente, a cominciare dal criterio che fissava 2,5%  posti letto per “acuti” ogni mille abitanti e che ha trovato ulteriore conferma della mancata applicazione  di questo criterio nel Decreto n. 106 del 20 ottobre del 2011, che determina i posti letto per acuzie e post acuzie pubblici e privati.

L’allegato n.8 del Decreto n.106 del 2011 dimostra che tale criterio non viene assolutamente rispettato.

A fronte di 1834 posti-letto per acuti, per la provincia di Cosenza che ha 733.508 abitanti, per esempio, ne sono previsti, in base al Decreto, 1748 di cui 87 multidisciplinari diurni che sono equiparati ad acuti, e non lo possono essere, e così si scende a 1661 e decine di posti letto per acuti da completare e attivare senza che siano previste le risorse economiche necessarie, le tecnologie e le risorse umane (medici, infermieri, ecc) occorrenti.

Una situazione che crea disequilibrio nell’erogazione dei servizi sanitari all’interno dei territori e un grave rischio per la salute dei cittadini.

Tutto questo è frutto di una incapacità del Commissario Scopelliti ad essere coerente con gli stessi criteri da lui precedentemente fissati e che portano ad un aumento della spesa, a notevoli ritardi e disservizi, all’allungamento delle liste d’attesa, alla “desertificazione” sanitaria di alcuni territori.

Anche noi siamo per la deospedalizzazione che non vuol dire, però, non prevedere un potenziamento dei servizi territoriali sanitari alternativi.

Da una lettura degli Atti Aziendali delle Asp si capisce che tutto ciò non è avvenuto.

Se da una parte si taglia o si riconverte, dall’altra vanno effettuati investimenti nei servizi territoriali e di prevenzione.

Se si dispone la chiusura di un ospedale o la sua riconversione senza prima aver garantito l’attivazione di servizi territoriali sanitari alternativi per offrire un’adeguata assistenza in luogo di quella che prima svolgeva il presidio ospedaliero, il rischio è quello di creare una vera e propria implosione del sistema.

E’ quanto  sta avvenendo, per esempio, all’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza, dove tutto è rimasto fermo a qualche anno fa, mentre è cresciuta a dismisura  la pressione di quei cittadini che oggi si vedono privati dei servizi sanitari nei loro territori e concentrano la loro domanda di assistenza presso il nosocomio cosentino che, giornalmente, è sottoposto ad uno stress insopportabile per l’accresciuta richiesta di servizi sanitari.

Si continua a realizzare una sanità diversificata per territori per come si evince dal Decreto 110 del 24.10.2011 che ha per oggetto l’individuazione delle norme per garantire i livelli essenziali di assistenza per l’anno 2011, in cui la distribuzione della quota pro-capite crea disparità che, per la provincia di Cosenza, significa una sottrazione di 42.514.000 euro. Questa impostazione non fa altro che perpetrare i vecchi vizi e i vecchi metodi del passato che hanno portato la sanità calabrese alla decadenza e ai tanti disservizi e a diversi casi di malasanità. 

on. Carlo Guccione

redazione@approdonews.it