“Assassino è chi uccide. Ovunque”
redazione | Il 28, Mag 2013
Omicidio Fabiana Luzzi, le riflessioni del Centro di Women’s Studies ‘Milly Villa’ dell’Università della Calabria
“Assassino è chi uccide. Ovunque”
Omicidio Fabiana Luzzi, le riflessioni del Centro di Women’s Studies ‘Milly Villa’ dell’Università della Calabria
Riceviamo e pubblichiamo:
L’omicidio di Fabiana Luzzi ci interroga e ci fa riflettere. Crediamo che in questi casi sia necessario rispettare
il dolore di una famiglia e di una comunità. Come Centro di Women’s Studies “Milly Villa” non possiamo
tuttavia tacere rispetto alla costruzione e alla (ri) produzione del discorso pubblico a cui stiamo assistendo
in queste ore.
Non possiamo dare spazio alla costruzione del discorso mediatico che possa anche solo minimamente
legittimare una posizione o rafforzare stereotipi e pregiudizi. C’è sempre un pericolo nascosto quando si
esprime un giudizio o un’opinione che diventa pubblica: il pericolo del non approfondimento, della rinuncia
a conoscere. Il pericolo è quello dell’inerzia o della frettolosità che fa irrigidire la definizione della realtà,
investita emozionalmente da chi la esprime, in puro pregiudizio.
L’omicidio di una donna è tale ovunque accada: non è il luogo a stabilire naturali predisposizioni. Non è
biologia, né cultura naturalizzata. E’ violenza, e la violenza non conosce appartenenze territoriali o
regionali. Assassini lo si diventa quando si uccide.
E’ per questo che come Centro sottolineiamo il pericolo nascosto all’interno di ogni stereotipo che diventa
pregiudizio: il pericolo di un razzismo che nasconde la realtà e che non permette di leggerla nelle sue tante
dimensioni. Riteniamo indispensabile ripensare alle categorie attraverso le quali leggiamo la violenza di
genere, attraverso cui proviamo a comprendere i cambiamenti nelle relazioni, nelle dinamiche di potere, di
riconoscimento, di costruzione di una idea di relazione affettiva come possesso e dominio.
Essere situate in una terra come la Calabria significa anche decostruire un immaginario legato alle donne
del sud, agli uomini del sud, alle dinamiche tra i generi. A Sud, ma non solo. Significa decostruire concetti
come quelli di emancipazione, per approfondire le diverse forse di dominio da cui liberarsi, ed uscire dalla
logica che ci rende libere o oppresse nelle rispettive scelte di partire o restare. Significa decostruire quella
visione ricorrente (a cui sembra che due ‘importanti’ giornali nazionali siano ormai affezionati) che tende a
svalutare e razzizzare i sud – e la Calabria in particolare – confinandoli in una costruzione discorsiva che li
vuole immobili, depauperati, senza storia, stretti dalla morsa del patriarcato. Significa, per lo stesso motivo,
anche sfuggire ai discorsi che si arroccano intorno a una ‘presunta’ identità ferita, a una ‘calabresità’ offesa
e da difendere: anche in questo caso il rischio è quello di ‘naturalizzare’ la Calabria, annullare le criticità, i
chiaroscuri, la forza di un paradigma eterosessista declinato al maschile.
Come Centro di Women’s Studies dell’Università della Calabria speriamo che da questa orrenda vicenda si
possa avviare una riflessione seria a partire dal linguaggio utilizzato dai media: parlare non di amore, di
gelosia, di passione, ma di violenza, rabbia, calcolo e orrore. Speriamo che da qui si possa rimettere al
centro la vita delle donne, la dignità delle persone, a partire dall’individuazione di nuove prospettive di
analisi, dalla proposta di percorsi formativi ed educativi, dal sostegno ai centri Antiviolenza, rafforzando ciò
che esiste e resiste, spesso a fatica. Rinnoviamo la nostra vicinanza alla famiglia di Fabiana, e a tutte le vittime di femminicidio.
Centro di Women’s Studies ‘Milly Villa’ dell’Università della Calabria