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TAURIANOVA (RC), VENERDì 15 NOVEMBRE 2024

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“Crescita una falsa verità”

“Crescita una falsa verità”

| Il 09, Mag 2012

Editoriale di Maurizio Compagnone, segretario organizzativo dei Popolari glocalizzati

“Crescita una falsa verità”

Editoriale di Maurizio Compagnone, segretario organizzativo dei Popolari glocalizzati

 

 

Continuate a parlare di crescita ma qualcosa in voi non funziona, non possiamo accettare il vostro dogma: “bisogna crescere a tutti i costi solo così si supera la crisi”. Si continua a vedere la crescita su un asse cartesiano in cui il punto di congiunzione di ascissa e ordinata deve essere collocata nel quadrante positivo. Ma come è possibile mantenere un trend sempre nel quadrante positivo? Qualcosa non funziona, la fisica docet, la crescita infinita è plausibile in un sistema aperto. Se riportiamo il sillogismo appena detto capiamo da soli che si presenta un problema insormontabile. Le comunità vivono in un ambiente dal quale si sottraggono risorse a volontà per il loro benessere e scaricano nell’ambiente ciò che sono i rifiuti dei loro prodotti in un ciclo continuo, a lungo andare i nostri rifiuti sommergeranno le risorse questo perché il pianeta è in un sistema chiuso. Come possiamo pretendere di trasformarlo in aperto????

Non possiamo continuare a mungere chi ci dà da sopravvivere, il pianeta è un sistema chiuso e non possiamo pensare di riempirlo di scorie e rifiuti di ogni genere, un sistema chiuso funziona finchè tra le componenti si instaura l’equilibrio, quando esso si stravolge, implode.

Prendiamo un’area costiera tra un anno e l’altro notiamo nuovi fabbricati, nuovi strutture alberghiere, nuovi insediamenti urbani, ma ci poniamo il problema di quante case si devono ancora costruire, quanti alberghi? Non possiamo pensare di cementificare tutta la costa per creare insediamenti turistici. Se continuiamo a cementificare per rispondere al quadrante positivo della crescita, in breve la costa sarà deturpata e i turisti cambieranno meta.

La crescita rappresenta un dogma a cui bisogna dare immediatamente una risposta prima che tutto venga distrutto in favore del piano crescita.

Per molto tempo si è creduto che il nostro sistema fosse aperto, questo perché poco si conosceva del mondo inesplorato. Per allargare gli orizzonti della conoscenza si solcavano gli oceani nella speranza di scoprire nuovi mondi a cui sottrarre risorse naturali. Naturalmente questo richiedeva una notevole manodopera e quale miglior occasione era quella di schiavizzare i poveri indigeni, a cui il suo simile voleva sottrargli la terra sempre per quel dogma della crescita? Continuando per lungo tempo su questa linea l’uomo è riuscito a sfruttare è inquinare ogni cm di terra. Indi di quale crescita si continua a parlare, quali mercati aggredire, dove pensiamo di scaricare i rifiuti prodotti?

Pensate che le crisi economiche siano venute per caso? Noi popolari che rifiutiamo di guardare nell’orticello ma amiamo guardare verso l’orizzonte, crediamo che le crisi economiche che stanno esplodendo sono figlie della crescita e del capitalismo.

La nostra vita è spread dipendente ormai è entrato nel lessico di ognuno di noi. Appena ci alziamo il primo impatto è pensare è “su o giu”‘? Non per reminiscenze notturne piacevoli, ma semplicemente veniamo presi dalla fobia della borsa, sono le 7.00 tutti davanti la TV a vedere come ha chiuso la borsa asiatica, e se chiude male anche il nostro umore ne risente, ormai stiamo diventando borsa dipendenti, è proprio vero quel famoso detto o “la borsa o la vita”.

Ma noi siamo geniali la crescita in un modo o nell’altro deve esserci e allora dalla forbita mente dell’uomo ecco partorire l’idea geniale, una soluzione purificatrice da mettere in campo immediatamente, quando il quadrante negativo della crescita tenta di entrare in dissolvenza su quello positivo…. cosa di meglio di una bella guerra che immediatamente rada al suolo le città per dare ad altri le opportunità della ricostruzione? Non solo ma pensate al vantaggio di avere meno vampiri che “succhiano” le risorse del pianeta.

E allora dalle stanze dei bottoni si programmano quanto deve essere devastante una guerra, si passa da una guerra lampo che incida solo sui beni materiali che poi gli stessi artefici saranno chiamati a ripristinarli, a qualcosa di più aberrante che coinvolga le persone.

In poco tempo tutto il tessuto imprenditoriale viene spazzato via, morti in ogni angolo della strada e quando la bonifica è terminata ecco che arrivano i “salvatori” pronti a ricostruire, a darti una mano ad insediarsi nelle tue terre con la scusa di ricreare una comunità. E tu “alloccone” di proni a colui che ti ha provocato questo, ma dimentichi facilmente, sono talmente bravi a distoglierti, è il momento della ricostruzione e tu alloccone sarai chiamato a dare la tua opera come forza lavoro, ecco comparire posti di lavoro a iosa per ricreare quanto distrutto da loro stessi per abbattere il despota di turno e se non c’è, basta poco, inventarselo. Se si invade uno stato sovrano bisogna trovare la motivazione per giustificare l’attacco verso il despota di turno. E così la crescita riprende e il quadrante tanto caro agli imperialisti ritorna nell’area positiva. Le guerre purtroppo però non sono sufficienti, “la crescita” ha bisogno di nuova vitalità. Le guerre territoriali hanno fatto il loro tempo e nell’Occidente evoluto in un pianeta globalizzato non hai spazi per allargarti e neppure puoi pensare di riportare il sistema da chiuso ad aperto con una nuova guerra mondiale, da cui poi ripartire.

Ma la crescita è il tuo obiettivo a cui non puoi mancare. Chi tra gli uomini non è disposto ad un maggiore introito, penso pochi. Chi ha mai pensato alle rinunce che andiamo a fare per quel maggior introito? Meno tempo da dedicare ai figli, mancanza di tempo per gli hobby per la cultura per la lettura e quanto altro, vale proprio la pena raggiungere quel bene voluttuario per il denaro? A cosa mi serve acquistare un’auto di lusso e tenerla sempre nel box o un oggetto doppione, un’ulteriore abitazione, o una collezioni di CD che non riuscirei mai ad ascoltare? In tutto ciò si racchiude la nostra analisi fatta di domande a cui dare risposte. Il primo passo è capire cosa si vuole, quale obiettivo raggiungere e in quale stato di benessere vivere, capire se vogliamo proiettarci su un bene materiale culturale o spirituale. Solo allora possiamo capire quanto bisogna lavorare per raggiungere l’obiettivo. A questo punto due sono le strade accontentarci e fermarsi dove siamo arrivati oppure continuare a crescere. Sapendo che la tua crescita è direttamente proporzionale alla morte di qualcun altro.

Maurizio Compagnone – Segretario Organizzativo dei Popolari Glocalizzati

redazione@approdonews.it