“I perchè di un paese che non può crescere”
redazione | Il 05, Ott 2012
Corrado Tocci, segretario politico dei Popolari glocalizzati scrive una lettera ai ministri Elsa Fornero e Corrado Passera
“I perchè di un paese che non può crescere”
Corrado Tocci, segretario politico dei Popolari glocalizzati scrive una lettera ai ministri Elsa Fornero e Corrado Passera
Ecco la missiva di Tocci:
Quotidianamente veniamo bombardati da dichiarazioni sulla necessità di attuare politiche di sviluppo, per favorire la ripresa economica e la crescita della occupazione. Molte e di queste dichiarazioni danno l’impressione che sono rese da persone che nella loro vita oltre ad aver lavorato poco sconoscono cosa voglia dire organizzare un posto di lavoro e le sue implicazioni per chi si avventura su questa strada. Dagli interventi dei più avveduti emerge chiara la necessità di andare ad intaccare i “bubboni” che hanno favorito lo stallo della economia italiana ancora prima della congiuntura internazionale. Come Popolari Glocalizzati riteniamo molto importante la storia personale dei due ministri: il ministro Elsa Foriero, per la conoscenza che ha della complessa articolazione della normativa del lavoro, e per quelli più giovani da tanti anni, ci ricorda le battaglie di don Foriero a difesa dei lavoratori e delle loro famiglie; il ministro Corrado Passera, per la militanza di cristiano impegnato nel socio-economico e, data la profonda conoscenza della deriva del sistema bancario, ha la possibilità di attuare le indicazioni pastorali della “Caritas in Veritate”, nei limiti di quello che gli verrà permesso. Per rilanciare lo sviluppo occorre ricordare che la crisi del sistema Italia è iniziata durante gli anni ’90 quando decine di migliaia di medi imprenditori decisero di lasciare l’Italia per andare a produrre in altri Paesi. Questa scelta si fondava su motivazioni economiche e in parte anche su un deficit culturale. Per la parte economica le motivazioni erano collegate alla costosa e complessa burocratizzazione del Paese che non teneva minimamente presente la produttività, ma metteva al centro della normativa le procedure, sulla spinta anche della Unione Europea. Per la parte deficit culturale la “nuova politica” dimostrava di non conoscere il sistema Italia, fondato su lavoratori autonomi, che con grandi sacrifici personali e delle famiglie e aiuti dello Stato, erano divenuti imprenditori. La normativa invece di aiutare costoro a crescere li ha resi ostaggio di più uffici della burocrazia, che hanno competenza sullo stesso problema, e di professionisti che sono la lunga mano o dell’agenzia delle entrate o degli istituti di previdenza. Questo disinteresse della politica e della pubblica amministrazione ha comportato la perdita di milioni di posti di lavoro, con tutti gli annessi tributari e previdenziali. Come Popolari Glocalizzati vogliamo riportare fatti, documenti e denunce fatte negli ultimi venti anni da esponenti sia politici che sindacali.
Già agli inizi degli anni duemila il movimento politico “Area Popolare Democratica”, coordinato da Franco Mangialardi e con il contributo morale ed etico di padre Bartolomeo Sorge s.j. , sottoponeva alle commissioni finanza dei due rami del parlamento, quanto segue, che riportiamo integralmente “Egregio Senatore/Deputato. Il Ministro delle Finanze ha annunciato che se da una parte c’è un aumento delle entrate fiscali per l’anno in corso, dall’altra c’è la perdita di competitività del Paese. Se il Paese è meno competitivo come è possibile che ci sia un aumento delle entrate fiscali? Risposta, la politica antievasione sta dando i suoi frutti. Proviamo a far vedere il Paese per quello che è e non per quello che dovrebbe essere secondo l’OCSE. Una parte non indifferente delle entrate fiscali aggiuntive la si deve:
1. ad una serie di cartelle esattoriali che riguardano gli anni dal 1996 in poi dove piccoli errori nell’importo versato, se controllati subito si sarebbero potuti sanare con piccoli importi, invece dieci anni dopo si sono decuplicati tra more e interessi, in questo caso l’incapacità della Pubblica Amministrazione preposta al controllo è funzionale all’aumento delle entrate fiscali;
2. aspetto non trascurabile che un piccolo errore nel versamento di allora tra more e interessi può comportare l’ipoteca sulla casa dove uno vive;
3. ci sono poi situazioni al limite dell’incredibile. Se in conseguenza di una delle tante leggi tampone durante un versamento la banca utilizza il modulo sbagliato capita che 11 anni dopo il contribuente si veda richiedere di nuovo l’importo. Il contribuente lascia il lavoro va prima all’istituto di credito, presenta la copia del versamento, fa la richiesta di attestazione ma la banca risponde che essendo trascorsi dieci anni non è più in grado di farla; si reca allora alla agenzia delle entrate per cercare di sapere dove è finito l’importo versato, ma l’addetto con tutta la buona volontà dopo ore di ricerca non riesce a trovarlo, conclusione o si ritrova l’importo versato o il contribuente deve pagare di nuovo tutto con gli aggravi di legge;
4. c’è il caso della “Visco sud” per cui in base alla diversa interpretazione delle agenzie delle entrate, in questo caso quella del lazio, se uno è possessore dell’immobile dove esercita l’attività di impresa può usufruire della fiscalizzazione, al contrario se affitta i locali per portare avanti lo stesso progetto non viene riconosciuta parte della fiscalizzazione.
Si potrebbe continuare ma i casi riportati sono sufficienti al piccolo imprenditore per sentirsi più suddito che cittadino, alla mercé di una burocrazia che non paga quasi mai per ritardi ed errori. Per tornare all’aumento delle entrate fiscali quanto esposto può essere illuminante, ma occorre considerare le ricadute di queste politiche. Queste entrate sono temporanee e andranno ad incidere per molti anni sulle risorse finanziarie delle micro-imprese e delle imprese familiari, visto ché i titolari costretti a chiedere una rateizzazione pluriennale dovranno rivedere eventuali progetti di ammodernamento e crescita dell’impresa. Il contributo del Movimento “Area Popolare Democratica” ai Partiti è la presentazione del tipo di Paese in cui viviamo: 1. La grande e media industria ha risolto i suoi problemi delocalizzando la produzione in Paesi meno complessi;
2. Le PMI rimaste a produrre in Italia che fanno parte di distretti o di filiere forti si stanno riorganizzando e la ricerca del profitto le spinge ad accelerare la transizione dal lavoro umano a quello automatizzato. Questa nuova cultura persegue a tutti i costi tre obiettivi: incremento della produttività; riduzione del costo del lavoro; aumento dei profitti. Re-engineering è la parola d’ordine del mondo degli affari. Le imprese si stanno ristrutturando per diventare computer-friendly. Le imprese computer-friendly: eliminano molte delle stratificazioni del management; comprimono il numero delle categorie dei lavoratori impegnati nei processi produttivi; creano gruppi di lavoro multifunzionali; formano i dipendenti per eseguire mansioni multilivello; cercano soluzione per snellire la parte amministrativa e burocratica; 3. L’altro novanta per cento delle imprese italiane che non superano i due dipendenti preso atto che il ministero “ha messo a produzione gli uffici delle entrate” per cui ogni categoria deve garantire un gettito, anche se non lo ha prodotto, debbono andare a rivedere la loro organizzazione non in funzione del mercato ma in funzione degli indici ministeriali e verificare se le aspettative statali sono compatibili con l’organizzazione aziendale, ponendosi una serie di domande tipo:
a. Quanto mi “costa” sul piano fiscale l’ammodernamento tecnologico del processo produttivo?
b. Quanto mi costa rispetto ai ricavi totali annui ogni dipendente?
c. Vale la pena di tenersi clienti che pagano in ritardo? O è più conveniente diminuire un dipendente?
d. Per avere un dipendente quante procedure in più sono obbligato a fare? Quanti consulenti in più debbo pagare?
e. È possibile ottimizzare l’azienda se rimane solo il titolare a lavorare?
Stiamo tornando a quando le corporazioni si impegnavano a versare un importo annuo al Principe? Da alcuni anni a questa parte con la scusa della informatizzazione si è scaricato sulle spalle degli imprenditori e dei liberi professionisti gran parte del carico di lavoro della burocrazia sgravando di impegni la P.A. le CCIAA ecc. tutto questo doveva servire alla semplificazione e ad avvicinare Applicatori ed Utenti per una politica della condivisione delle regole, purtroppo ad oggi ci ritroviamo con documenti e le solite Commissioni. In questa situazione il piccolo imprenditore si sente stritolato da un meccanismo gestito dallo Stato e dalle professioni, l’unica sua preoccupazione è quella di semplificarsi la vita cercando di guadagnare il necessario per vivere. Tutti gli altri aspetti sociali tipo assumere apprendisti per trasferire le sue conoscenze e competenze, ingrandire l’azienda, fare innovazioni di prodotto o di processo, non lo interessano più preso come è dal quotidiano pieno di difficoltà sia sul piano sociale che burocratico. Da non dimenticare che l’appiattimento conseguente agli studi di settore sta favorendo la crescita dell’economia informale. Come Movimento non possiamo condividere questo tipo di politica fiscale pur se parte con la giusta motivazione di limitare l’evasione scarica le sue iniziative su chi le tasse già le paga considerandolo un suddito dei vari valvassini della burocrazia statale, sempre più contaminata da corruzione. L’attività di prevenzione è la migliore arma che lo Stato possa utilizzare nei confronti dei cittadini ma la mancanza di dialogo, l’esistenza di un sistema fiscale repressivo non permette il nascere di nuove forme di collaborazione tra stato e cittadino che ricreino quel meccanismo necessario a un vivere sociale vero e duraturo anche in funzione del fatto che il sistema Italia sta oramai implodendo per i motivi sopra descritti.” Quanto denunciato allora da “Area Popolare Democratica” non è stato avviato a soluzione, anzi si è
incancrenito per cui ogni amministrazione titolata a emettere un tributo si è sganciata dalla politica nazionale del suo Ente. Due Governi dopo, durante l’ultimo Governo retto da Silvio Berlusconi, il sindacato di piccole imprese CEPI-UCI denunciava al ministro del lavoro Maurizio Sacconi, quanto segue ” le nostre sedi di Palermo e provincia ci segnalano un certo comportamento tenuto dalla Direzione provinciale INPS di Palermo riguardo alle iscrizioni a ruolo ed alla conseguente emissione di cartelle di pagamento di contributi previdenziali di Amministratori di società inattive in Camera di Commercio, con dichiarazione IVA annuale a zero, e addirittura di iscrizione a ruolo di incaricati di liquidazione di società”. Il Ministro chiese chiarimenti alla Direzione Centrale delle Entrate Contributive dell’INPS, ma poi il Governo Berlusconi si è dimesso e tutto è rimasto come prima. Questi comportamenti sono favoriti dal fatto che l’INPS è socio di Equitalia spa, per cui una volta messo a ruolo l’importo il piccolo imprenditore dovrebbe ricorrere, pagando un legale e attendendo i tempi della giustizia italiana. Il motivo per cui l’economia e l’occupazione in Italia non possono crescere è da ricercare nella non credibilità del sistema preposto allo sviluppo, dove più Organismi svolgono parte della funzione di controlli. Il deficit del sistema sta nella possibilità della burocrazia di organizzare la disfunzione, per cui ogni burocrate conserva un suo grado di libertà nella interpretazione della norma e nella gestione dell’Ufficio pubblico. Ci vuole un Governo in grado di modificare questo stato di fatto, che alla fine favorisce forme di collusione e corruzione. Per cui segnale importante sarebbe quello di prevedere ” l’Ufficio Unico per la Chiusura di una Impresa”, per cominciare ad evitare che uno dei soggetti interessati, dalla Camera di Commercio all’INPS, ritardino con qualsiasi motivo la cancellazione, arrecando ulteriori danni economici ad un imprenditore già in difficoltà. Come cristiani non dobbiamo perdere di vista il rischio che corre oggi l’Italia, che le sue leggi non trovano più giustificazione e forza nella legge naturale, che è a fondamento di un ordine che rispetta la dignità della persona. E la politica non può rifugiarsi nell’antro del principio maggioritario, che non è sufficiente quando vengono affrontate questioni fondamentali del diritto nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e la sua umanità. Come cristiani non dobbiamo perdere di vista, nel campo politico, che la dimensione delle politiche attuate comportano rinunce e sofferenze, che colpiscono fasce di popolazione con differenti capacità economiche e culturali, aspetto che nessun Governo può permettersi di ignorare. CORRADO TOCCI, SEGRETARIO POLITICO POPOLARI GLOCALIZZATI