“Legalità, in Calabria non si parte da zero”
redazione | Il 07, Feb 2013
E’ quanto afferma in una nota il consigliere regionale Salvatore Magarò, presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta
“Legalità, in Calabria non si parte da zero”
E’ quanto afferma in una nota il consigliere regionale Salvatore Magarò, presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta
Riceviamo e pubblichiamo:
Spiace davvero che anche in questa campagna elettorale le tematiche della legalità e della lotta alle mafie siano usate come armi polemiche per colpire l’avversario politico, i candidati e le liste concorrenti.
Parlo di un “uso improprio” di questi temi, ovviamente. Perché ritengo non solo legittimo, ma anzi quanto mai utile ed importante che se ne discuta e che si esprimano opinioni, idee e proposte sulle strategie, le misure e gli sforzi che occorre mettere in campo contro cosa nostra, la ‘ndrangheta, la camorra e ogni forma di crimine organizzato.
Considero, inoltre, la lotta – dura, difficile e certo non breve – per l’affermazione piena della legalità, un impegno collettivo e trasversale che prescinde dalle appartenenze ed esula dalle visioni politiche. Dibatterne, perciò, nel corso di una campagna elettorale, non è fuori luogo. Tutt’altro. Non fosse che per non sottovalutare i rischi, sempre incombenti, di infiltrazioni nelle parti politiche impegnate nella competizione e di inquinamento del voto.
E’ noto a tutti che proprio ora nell’ombra si asseconda l’irresistibile tentazione di boss e gregari delle cosche di subordinare al loro volere le scelte degli elettori, cercando il più possibile di limitarne la libera espressione. Il momento elettorale è certo una fase critica anche se sappiamo bene che non finiscono qui i tentativi di condizionamento delle consorterie criminali. Cosa nostra, la camorra e , quel che più ci riguarda, la ‘ndrangheta sono sempre pericolosamente in attività e, sia in Calabria che fuori dalla Calabria, esercitano forti pressioni in tutti quegli apparati della politica e della burocrazia che gestiscono risorse finanziarie tali da stimolarne gli appetiti famelici.
Sono sempre stato convinto che la contiguità tra le organizzazioni criminali e la pubblica amministrazione, il rischio di infiltrazioni delle cosche all’interno delle istituzioni, il dovere e la necessità di riaffermare la legalità e la sovranità dello Stato sul territorio sono tutti elementi dello stesso problema. Sapevo da tempo che la ‘ndrangheta era diventata una emergenza nazionale, come oggi rivela l’inquietante spaccato di collusioni e connivenze che emerge ogni giorno dalle decine di inchieste condotte dalla magistratura nei quattro angoli del Paese.
Ecco perché, stante la consapevolezza da tutti condivisa delle dimensioni e dell’aggressività del fenomeno, mi sconcerta che si usino i temi della lotta alla mafia come “armi improprie” nella battaglia elettorale.
Ne sono contrariato anche perché in questo modo si cancellano tanti risultati ottenuti, si oscurano tanti passi avanti, si finisce col veicolare l’idea che in Calabria si parta da zero. Non sono pochi né secondari i provvedimenti assunti e immediatamente applicabili in Calabria per contrastare criminalità e malaffare. Dice niente la decisione, per legge, di costituzione di parte civile della Regione Calabria in tutti i processi in cui la ‘ndrangheta è implicata? Ma voglio ricordare anche il sostegno alle imprese che denunciano il racket delle estorsioni (Legge 3/2011) che introduce criteri per l’attribuzione alle imprese vittime della ‘ndrangheta, di posizioni preferenziali e punteggi aggiuntivi nei bandi e consente anche l’affidamento diretto a tali imprese di appalti e forniture con la formula del cottimo fiduciario. Ci sono, inoltre, le agevolazioni per i testimoni di giustizia e le loro famiglie (Legge 5/2011) che regolamenta l’attribuzione di punteggi di premialità e di preferenzialità nei concorsi pubblici per assunzione e nelle procedure selettive di personale comunque attivate dalla Regione e dagli Enti sub-regionali, in favore dei testimoni di giustizia. E va nella stessa direzione la Legge 39/2011 sulla tracciabilità informatica del procedimento amministrativo che disciplina il principio della trasparenza amministrativa aggredendo le zone d’ombra in cui la ‘ndrangheta cerca di annidarsi e le aree grigie del procedimento burocratico. Altri provvedimenti approvati riguardano la costituzione del fondo di risorse da destinare al recupero dei beni confiscati, la costruzione della rete delle buone pratiche e dell’esperienze di vita positive e attive, la Bottega della Legalità, aperta a Palazzo Campanella e la campagna di informazione per il consumo critico contro il pizzo.
Di estrema attualità è inoltre il Codice etico di autoregolamentazione delle candidature, sottoscritto da tutti i vertici politici regionali, che impegna partiti, movimenti e liste a non inserire tra i candidati persone che intrattengano rapporti con la ‘ndrangheta ed a rifiutare i voti della criminalità. Più altri su cui non mi dilungo per ovvi motivi di spazio.
Si tratta di non pochi provvedimenti legislativi, alcuni proposti dal Presidente Scopelliti, approvati sempre all’unanimità. Sono, insieme al lavoro dei magistrati, delle forze dell’ordine, della Chiesa, ma anche a quello di associazioni, gruppi, uomini e donne che si spendono tutti i giorni senza chiasso e senza rumore, quei fili sparsi e diffusi che compongono il tessuto sano della nostra Regione.
Discutiamo di questi temi, allora, anche vivacemente e polemicamente in questi giorni di scontro elettorale, ma senza vuoti di memoria. Non credo sia utile a nessuno dimenticare queste positività, a testimonianza che non tutto, neppure il Calabria, finisce nel calderone della malapolitica.
Nella nostra terra, più che altrove, è bene ricordare che se un filo da solo si spezza, tanti fili intrecciati formano una corda forte e resistente, in grado di trainarci fuori dalle secche dell’illegalità.
Salvatore Magarò, presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta