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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 09 GENNAIO 2025

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“Oggi non è uguale a ieri. Ricominciamo dal vertice”

| Il 19, Giu 2013

Il segretario del circolo Pd di Taurianova Maurizio Cannata sulla crisi che ha investito il Partito democratico

“Oggi non è uguale a ieri. Ricominciamo dal vertice”

Il segretario del circolo Pd di Taurianova Maurizio Cannata sulla crisi che ha investito il Partito democratico

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:
La campagna di ascolto lanciata dal PD “ricominciamo dai circoli”, ancora una volta è priva del sentire comune degli iscritti, che nel loro sentimento autentico vogliono capovolgere il messaggio, in “ricominciamo dal vertice, e con voi in carne e ossa vogliamo affrontare tutte le questioni per tentare di coltivare un terreno di vera costruzione del partito, iniziando a dircele tutte, ma proprio tutte a cominciare dalla tempesta dell’inverno scorso.
Alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, il fiume in piena del popolo Italiano ha rotto gli argini, causando il dissesto dei partiti. Quando la politica è sotto assedio da partiti scollati dalla società, c’è da aspettarsi una reazione virulenta, un terremoto che ha cambiato le coordinate dell’agenda politica fino a chiedersi come rimodulare il tutto partendo dalle macerie in cui oggi si trova il nostro paese, che vive non solo una crisi economica, ma una depressione sociale accompagnata da una crisi di identità politica.
Tuttavia, siamo democratici nel vero senso del termine, e il voto espresso dagli elettori rappresenta un valore inestimabile di Democrazia, libertà e responsabilità che, non solo va rispettato per il risultato che ha determinato, ma soprattutto in una fase critica di disagio sociale, di vuoto ideale può accendere una luce nel buio di una società smarrita. Io credo che il voto abbia azzerato il modo di essere dei partiti, e l’effetto generazionale di nuovi elettori che hanno vissuto il periodo più cupo della degenerazione della politica e dei partiti, contaminandosi con pezzi di società dal profilo di sinistra ha generato un cambiamento epocale degli equilibri politici, esternando rabbia attraverso una forma di protesta rappresentativa/elettiva, slegata dal luogo della politica ma non della partecipazione attiva. Sarebbe una vera iattura se ciò si disperdesse in una deriva populista, e non si trasformasse in una forma di governo del cambiamento e di speranza per il futuro. Tutto ciò sarebbe auspicabile perché la rivolta democratica è figlia della crisi economica, politica e sociale, prodotta da un deficit di vera rappresentanza, di uno scollamento tra la struttura di base e le sovrastrutture delle rappresentanze politiche e sociali, che si sono dimostrate autoreferenziali, sordi e incapaci di leggere nel profondo della società.
Per tali ragioni politiche la ricostruzione del paese, della politica, delle politiche, tutto ciò che si è schiantato, non spettava alla destra italiana dell’ultimo ventennio, periodo nel quale non ha dimostrato di avere la formazione culturale e politica per progettare il cambiamento, anzi, l’ultimo ventennio è costellato dal degrado culturale, morale e politico cui purtroppo ha contribuito l’asfittica azione di pungolo del centro sinistra. Tuttavia, rimane l’ancora di un approdo di speranza per progettare il futuro, un vero cambiamento, una sfida dei progressisti di matrice riformista dopo il fallimento della destra liberista. Prendiamo atto che tutto ciò non si è realizzato nel periodo nevralgico della storia del PD. E’ prevalso un dirigismo impaurito del proprio mondo e di quello che avanza, vedi l’occultamento della figura di Stefano Rodotà per l’elezione del Presidente della Repubblica, smarrimento di un orizzonte certo, e il cambiamento di linea e rotta politica da parte del PD, un’uscita dalla retta via da far abortire sul nascere l’inizio di un faticoso profilo ideale messo in campo da Pier Luigi Bersani, con l’aggravante della degenerazione delle regole di democrazia interna. Qui sta il punto, il pezzo su cui discutere con verità al prossimo congresso e cioè: La scelta di campo ideale e organizzativo del partito, chi siamo e cosa rappresentiamo. Lo tsunami del PD è legato alla scelta di campo sinistra/o liberali, e il perseverare gioco delle parti non ha consentito la costruzione di quel profilo ideale necessario per cibare una grande rappresentanza politica. Il punto è dirimente per una forza politica che vuole continuare il suo viaggio per non occupare uno spazio politico, ma vivere fino in fondo il proprio tratto ideale e programmatico. Evitiamo di rinchiuderci in una nicchia senza vie d’uscita, il congresso deve essere vero, azzerando tutto, celebrare nuovamente i congressi di circolo per discutere la linea politica che dovrà emergere dal territorio, con regole trasparenti, eleggendo i segretari politici attraverso gli iscritti al partito. La linea del partito e il gruppo dirigente sono scelte politiche di pertinenza degli iscritti, altra cosa sono le primarie per la scelta del candidato premier.
Non vi è dubbio che togliere il cerume dalle orecchie dei progressisti è urgente per far sentire le coordinate culturali che provengono da una società che si è unita ponendo il superamento di vecchi schematismi, privilegi, corruzione, degenerazioni mai combattute che si sono rivelate nel tempo una bomba a orologeria.
Infatti, non commettiamo l’errore di pensare che sia antipolitica ciò che è politica dei bisogni, dei diritti sociali e civili, questione morale, e civiltà della politica. Sono temi e valori di sinistra che sono stati in tempo di crisi economica depauperati attraverso scelte scellerate di politiche di austerità, accelerando gli effetti della povertà, disoccupazione, depressione sociale e culturale, determinando una reazione popolare che già covava da qualche tempo, e forse (diciamolo senza forse) la cultura progressista per un eccesso di responsabilità ai tempi del governo Monti ha scelto di subire pagandone le conseguenze, anche per effetto di un ritardo nella lettura e analisi della società stanca di assistere al degrado istituzionale e politico.
Se non vogliamo continuare nell’asfittica analisi della realtà di oggi, non possiamo ragionare nel campo progressista come se il problema sia solo una questione di leader. Non mi convincono le tesi che l’oratoria a prescindere è vincente in una società influenzata dalla comunicazione, come non mi convince la deriva presidenzialista che sembrerebbe entrare nell’ordine d’idee di ampi settori del partito democratico, e sono stanco di parlare di Renzi e Letta, dopo aver per anni discusso di D’alema e Veltroni. Non mi convince culturalmente l’uomo solo al comando, il salvatore della patria, il messia di belle parole ad effetto che prescindono dal che cosa vogliamo costruire. Finiamola di discutere oggi di candidature a premier, se qualcuno ha programmato la sua vita politica a mestierante candidato si candidi alla presidenza dell’Onu. Fermiamoci un momento a riflettere per non smarrire la strada, ripartiamo dai fatti veri, e convinciamoci che siamo entrati in un ambito sociale e politico nuovo, e saremmo giudicati per la capacità di cogliere e governare il cambiamento, a cominciare da noi stessi che abbiamo creduto nella nascita del partito democratico. Infine, non credo che la riconferma di Napolitano per come è avvenuta, e la costituzione del governo di larghe intese rifletta la speranza del riformismo di sinistra, anzi per non offuscare lo stimolo ideale che ancora brilla in noi, forse è arrivato il momento della riflessione e delle scelte non più rinviabili per non cadere in un vicolo cieco di chi siamo e cosa rappresentiamo. Spero che nella piana e nella provincia di Reggio Calabria si apra finalmente un dibattito non di ascolto dei circoli, ma i dirigenti Calabresi organizzino per macro zone territoriali una vera discussione alla presenza di Renzi, Cuperlo, Civati, Barca per ripartire dai circoli e ascoltarci.
Maurizio Cannata
Iscritto PD-circolo di Taurianova.