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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 12 DICEMBRE 2024

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“Rosso”, ecco il tredicesimo capitolo del libro di Mario Aloe

“Rosso”, ecco il tredicesimo capitolo del libro di Mario Aloe

| Il 31, Mar 2014

Ogni lunedì pubblicheremo un capitolo dell’avvincente romanzo sulla nave dei veleni dello scrittore di Amantea. Ecco il tredicesimo

“Rosso”, ecco il tredicesimo capitolo del libro di Mario Aloe

Ogni lunedì pubblicheremo un capitolo dell’avvincente romanzo sulla nave dei veleni dello scrittore di Amantea. Ecco il tredicesimo

 

 

LUGANO, MERCOLEDÌ 21 MAGGIO 1996
L’appuntamento era stato fissato alle undici di mattino nella sede centrale della banca, un istituto di credito di primaria importanza, che rappresentava il cuore dell’operazione Nuclear waste disposal company for slo.
Nella sala, insonorizzata e a prova di microspie e di qualsiasi altra diavoleria elettronica, si ritrovarono l’amministratore delegato della banca, l’avv. Lagherio, un generale dei servizi, un rappresentante dei signori della guerra somali e il maestro venerabile della famosa e misteriosa loggia massonica P4.
L’incontro era stato fissato d’urgenza su sollecitazione dell’avvocato: dopo l’intervista con il giornalista romano, aveva segnalato che, ormai, la stampa era ad un passo dalla verità.
La richiesta era stata considerata degna di nota, ma la forma e la fretta con la quale era stata inoltrata avevano suscitato la disapprovazione del capo.
Adesso occorreva mettere a punto un piano di contrasto e di depistaggi in maniera da rendere occulte le operazioni in corso.
Nascondere, negare e denigrare erano le tre parole consigliate al maestro e la riunione doveva servire ad approntare il piano operativo per tramutarle in azioni.
La banca era stata messa su come cassaforte internazionale dei denari di varie mafie e strumento per il riciclaggio di queste fortune illecite nelle imprese più oscure del pianeta.
Venivano finanziate scalate politiche in Africa, armati fronti nazionali per la liberazione che destabilizzavano Stati, mettevano in crisi assetti nazionali e fomentavano rivolte con conseguenti eccidi di massa.
Il denaro creava denaro in un circuito perverso di dipendenza di politici e militari corrotti dagli interessi della banca e dei suoi clienti.
Quando c’era bisogno di armi – dai fucili di assalto ai mezzi
blindati, dai missili alle mitragliatrici – la banca finanziava l’acquisto e la rete dei trafficanti le consegnava, immediatamente, in ogni parte del globo.
Il contratto veniva siglato ed in cambio il debitore impegnava le concessioni sui giacimenti di petrolio, di materie prime o la disponibilità di siti per lo smaltimento delle sostanze tossiche.
Niente piani di rientri finanziari, interessi, loro non erano la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale e non avevano la pretesa di guidare la politica monetaria o incidere sui tassi delle banche centrali.
I prestiti e l’aiuto potevano fornirli subito, non occorrevano garanzie: le loro riserve di denaro in dollari, marchi e sterline erano inesauribili e non c’era bisogno dell’approvazione degli stati, del voto dei parlamenti.
Le loro procedure erano rapide e non condizionate dai tempi delle democrazie occidentali e dalla necessità della costruzione del consenso.
«Abbiamo contratti in Europa per decine di milioni di dollari, li abbiamo sottoscritti, da tempo, con multinazionali impegnandoci a raccogliere i rifiuti a partire da Giugno».
Il massone assunse la guida del gruppo e continuò facendo il punto della situazione.
«Voglio ricordarvi che è in corso l’operazione pozzi in Somalia e che la stessa ha richiesto degli investimenti ragguardevoli da parte della banca ed i nostri soci e clienti non ammettano sbagli. Abbiamo presentato il progetto come una grande possibilità di guadagno ed, ora, non possiamo tirarci indietro, rimanere con un pugno di mosche in mano. Se avvenisse ciò si aprirebbe un buco nei conti e altri verrebbero creati nelle teste di tanti, in giro per l’Europa, e qualcuno di noi sarebbe interessato dagli effetti collaterali di questa crisi».
«La stampa è arrivata nel mio studio, sono state presentate interrogazioni parlamentari e sono sotto i riflettori di varie procure italiane. Non è colpa mia se l’affare scatena l’interesse di giornalisti e curiosi».
«Caro avvocato, non sia ansioso – il maestro riprese velocemente il controllo del gruppo – Sappiamo tutto e abbiamo
sotto controllo la situazione. Deve stare tranquillo e non agitarsi, finora il lavoro da lei svolto è stato superbo. Le garantiremo il massimo della riservatezza e, in mancanza di questa, le opportune coperture in sede giudiziaria e politica. Sa che abbiamo amici dappertutto, nelle procure, nei tribunali, sui banchi del governo ed in parlamento, ma non possiamo permetterci il chiasso. Stiamo interessando della cosa vari editori e, stia tranquillo, inizierà una forte e significativa campagna di stampa a sostegno del nostro sistema di stoccaggio; faremo trapelare, in maniera discreta, i vizi di questo giornalista, le sue frequentazioni politiche, il suo passato da comunista».
«Abbiamo le fotografie degli amanti, pezzi dei loro convegni sessuali». Il generale era soddisfatto di quanto diceva. «Li abbiamo filmati mentre fanno l’amore, li abbiamo seguiti nelle loro ricerche. Non è possibile che una coppia di innamorati metta in crisi un’organizzazione come la nostra, con le sue ramificazioni, i suoi mezzi, le sue disponibilità».
«Come spiegate quel nostro agente trovato morto nei pressi di Lecco. Volevamo farlo noi il lavoro sporco: un nostro combattente residente in Italia e un incidente stradale con dei pedoni distratti investiti, ed il problema era risolto. Il mio compatriota somalo ha finito la sua avventura con un colpo di pistola in testa, un lavoro da professionista. Qualcosa vi è sfuggito generale e noi, ora, siamo qua a leccarci le ferite…».
«Signor Hassan non l’avevamo autorizzata ad intervenire sul suolo italiano. Non potete tendere agguati a cittadini italiani o ad altri, senza il nostro consenso e tenendoci all’oscuro delle vostre operazioni».
«Generale, il nostro uomo è stato ucciso e voi non sapete niente, non avete individuato chi è presente nel gioco perché certamente ci deve essere qualche altro attore presente ed in grado di intervenire, colpire: i nostri uomini erano addestrati e solo dei professionisti potevano sorprenderli».
«Al momento non abbiamo sentore che altri siano interessati ai nostri affari. Gli americani, i francesi, gli inglesi non ostacolano il progetto e nessun altro è in grado di avere mezzi ed uomini per contrastarci». Il militare italiano puntualizzò con modi autoritari e secchi.
L’incontro stava per imboccare una strada pericolosa con la disputa tra il somalo e il generale e il maestro venerabile si sentì in dovere di intervenire per mettere ordine e ridare senso all’incontro.
«È necessario fare il punto della situazione e, ancor di più, non lasciarci intimidire da uno scribacchino e dagli ambientalisti. Le imprese per la raccolta e il trasporto dei rifiuti sono operative e, in parte, già operanti, le compagnie di navigazioni sono state selezionate, i capitali sono disponibili, la ndrangheta e la camorra sono state coinvolte ed il signor Hassan ci può assicurare la disponibilità dei siti. Generale lei faccia giungere ai nostri amici della stampa il materiale fotografico sui due piccioncini, noi manderemo i regali ai cronisti che pubblicheranno lo “scandalo”: un buono vacanza da godere in compagnia di una bella ragazza tuttofare.. Faccia, poi, pervenire alla compagna del giornalista la cassetta completa delle sue imprese amorose sul lago. Avrà l’effetto di una bastonata in testa e la costringerà a parlarne con il suo amico a trasmettergli le sue paure. Lo costringeremo ad attardarsi nella cura del suo amore, a distogliere l’attenzione e, poi, un po’ di dubbi sorgeranno nella testa dell’amico ficcanaso: sarà appesantito dall’incertezza e non camminerà, per un po’, sulla strada dell’amico Lagherio. Abbiamo aperto due linee di credito, in Libano e Bharein, per i nostri amici somali con disponibilità di cinque e dieci milioni di dollari. La più grande è vincolata all’acquisto di duemila fucili Auto Assaum 135, venti AA-12 per trasporto truppe, cinquemila razzi a corto raggio e altro materiale bellico. Avrete, così, i mezzi per rendere libere le zone di Mogadiscio e dell’Ogaden. I cinque milioni potranno essere trasferiti sui conti privati suoi e dei suoi capi. Nell’isola Bailiwick of Guernsey abbiamo aperto altri tre conti da cui prelevare i compensi per i nostri amici napoletani e calabresi, mentre una riserva di denaro è stata costituita in Italia per le esigenze urgenti dell’organizzazione».
«Tutte le operazioni sono state effettuate in maniera da non poter risalire fino a noi» l’uomo della banca si sentì in dovere di spiegare «al nostro istituto, mentre le dotazioni, per le società operanti o in via di attivazione, sono investimenti
finanziari coi crismi dell’ufficialità: tutto ciò rappresenta parte della strategia e del piano che stiamo attuando. In questo caso il denaro genera interessi e i prestiti andranno restituiti: operazioni bancarie come normalmente si fa. Le partecipazioni della banca sono state collocate in società offshore in giro per il mondo e i pacchetti di controllo, difficilmente, potranno essere individuati anche se i controlli saranno eseguiti dai più esperti e capaci analisti. Abbiamo utilizzato gli stessi strumenti che le grandi imprese impiegano per nascondere le proprie partecipazioni».
«Perfetto, possiamo, per il momento, dirci soddisfatti e con moderata tranquillità riprendere le nostre posizioni». Il massone stava concludendo l’incontro. «Signor Hassan, lei comunichi ai suoi amici che i primi convogli per l’Ogaden arriveranno a metà Giugno. Per quella data le zone, che ci avete concesso, dovranno essere ripulite da qualsiasi opposizione, non dovremo incontrare bande e resistenze dai locali, non vogliamo tra i piedi banditi affamati o guerriglieri rompicoglioni. La bonifica del territorio è un problema vostro senza il coinvolgimento dei nostri uomini. Avvocato, i contratti in Europa, dopo i primi carichi, cresceranno, sarà affar suo mettere a punto le cose, fare in modo di soddisfare le richieste che arriveranno». Il massone pose fine all’incontro.
Il Corriere Ligure e Il Sole del Lazio, due noti giornaletti scandalistici, uscirono, quella settimana, con il medesimo titolo: Vizi privati di un cronista d’assalto: costruttore di scandali e cacciatore di femmine.
L’articolo era corredato, a tutta pagina, di una foto di Salvatore Zafarone e di Chiara Tonelli che si baciavano a bordo del Concordia.
“Il noto giornalista progressista impiega il suo tempo nella conquista di donne mentre costruisce fantasiosi scoop su traffici di materiali radioattivi. Chi paga le vacanze della coppia e come trova il tempo lo Zafarone per condurre le ricerche e redigere i propri reportage impegnato com’è nella sua romantica avventura? Fustigatore del costume pubblico, coltiva, in privato, tutti i vizi di una sinistra decadente e borghese a caccia di avventure erotiche e chi sa quale altra emozione… Al giornalista è stato chiesto di dare conto del proprio comportamento, ma si è negato al nostro giornale. Dovrà, pur, rispondere al pubblico, dire quali sono le fonti delle sue storie e se, invece, l’ispirazione non venga dalla nota ambientalista ligure a cui si accompagna. Al caldo delle lenzuola avrà scoperto i bidoni di diossina e tra le mutande della donna il cesio 136. Sarà stata una ricerca piacevole e leggera, densa di novità e di sorprese senza il pericolo di essere contaminato. Solo il pudore e il rispetto per i lettori non ci permettono di pubblicare le foto in nostro possesso. Serietà ci vuole e conferme sul campo per pubblicare gli articoli che abbiamo letto”.
Il pezzo si dilungava sui locali frequentati, sul lago, dalla coppia lasciando intendere che i due avessero caricato le spese del loro soggiorno sulla nota del quotidiano romano.
I due mensili picchiavano duro annunciando altre rivelazioni tra cui le falsi fonti da cui Zafarone avrebbe attinto le notizie.
Un fiume di perfidie e veleni che sarebbero circolate nel mondo ristretto degli addetti ai lavori per emergere, in seguito, riprese da qualche quotidiano o agenzia di stampa.
Mentre tutto ciò cominciava a diffondersi nelle redazioni dei giornali, nella buca della posta di Chiara, in Liguria, veniva recapitata una busta di colore giallo, imbottita, contenente una videocassetta e le copie dei due mensili.
Grande fu la sorpresa della donna nel vedere la propria fotografia e l’articolo e poi leggere Avventure erotiche di due comunisti sul frontespizio della cassetta.
Negli stessi giorni, il settimanale Questo, in prima pagina, riportava una foto dell’avvocato Lagherio e, all’interno, un lungo reportage sulle tecniche di smaltimento dei rifiuti pericolosi adottate dalle sue aziende.
Il servizio, infarcito di note tecniche e nozioni scientifiche, dava per scontato la sicurezza dei procedimenti adoperati e la non pericolosità dei materiali adoperati per conservare i rifiuti nucleari di seconda generazione, cioè quelli che divenivano inoffensivi dopo alcune centinaia di anni. Venivano riportate, inserite nel pezzo, affermazioni tratte da ricerche scientifiche rinomate, ma estrapolate dal loro contesto originario le conclusioni erano tenute insieme a forza.
I problemi, sollevati dalle critiche feroci che erano state mosse, non venivano riferiti, né veniva accennato l’enorme pericolo della dispersione nel mare e nei terreni dei materiali. Infatti, come era stato rilevato da tanti, eventi imprevisti potevano causare la rottura dei contenitori.