“Sanità: super stipendi della serie senza vergogna”
redazione | Il 05, Mar 2013
Gli stipendi da capogiro elencati dall’associazione Mondo libero di Lamezia Terme
“Sanità: super stipendi della serie senza vergogna”
Gli stipendi da capogiro elencati dall’associazione Mondo libero di Lamezia Terme
Riceviamo e pubblichiamo:
Tagliate di tutto, ma non gli stipendi. Negli ospedali italiani la Svizzera è lontana.
E non solo, troppo spesso, per la qualità dei servizi. E’ lontana – lontanissima
– la rivolta popolare che attraverso un referendum ha messo un tetto agli stipendi
dei manager della Confederazione. Qui da noi, invece, la rabbia resta senza risposte,
tranne giusto lo “sfogo” in cabina elettorale. E se si parla di sanità diventa
ogni giorno più insopportabile lo “spread” tra dirigenti strapagati e cittadini
senza diritto alla salute. Malati lasciati giorni in corsia o spesso respinti da
strutture dove trovare un letto è un lusso. Colpa dei tagli alla spesa, dicono sconsolati
medici e infermieri. Tagli che però non sono per tutti. I ricoveri si possono ridurre
al minimo, i farmaci pure, il personale può fare turni interminabili, ma di limare
gli stipendi da “paperoni” a direttori generali, direttori amministrativi e direttori
sanitari non se ne può nemmeno parlare.
E dire che i dirigenti degli ospedali italiani si ritrovano in busta paga cifre da
capogiro, che possono arrivare a sfiorare i 250 mila euro l’anno in alcune strutture
private (ma quando si parla di privato nella sanità italiana si parla anche di pubblico,
visto che questi ospedali vivono in gran parte con i rimborsi di stato e soprattutto
regioni).
Nulla di illegale. Gli stipendi – anche quelli di d’oro e di platino – sono
in regola con le leggi e i contratti nazionali. Ma di fronte ai bilanci in profondo
rosso, alla riduzione dei servizi e alle interminabili liste d’attesa per visite
ed esami specialistici , i compensi stellari dei “boss sanitari” fanno indignare
più delle auto blu o dei mille altri privilegi dei tanti intoccabili del nostro
Paese. Una rabbia più che giustificata, visto che il finanziamento del Sistema sanitario
nazionale è stato ridotto di 900 milioni nel 2012, sarà ridotto di 1,8 miliardi
nel 2013, per arrivare a oltre 2 miliardi nel 2015. Insomma, livelli così bassi
da non garantire spesso i livelli minimi di assistenza. Ma se andiamo a vedere gli
stipendi dei baroni della sanità, il discorso è ben diverso.
Il compenso del direttore generale di un ospedale pubblico varia da un minimo di
113 mila a un massimo di 182 mila euro l’anno, con una forbice che supera in molti
casi i 60 mila euro passando da una regione all’altra. La cosa diventa ancora più
“impresentabile” se guardiamo la busta paga di un dirigente di uguale livello
presso alcuni ospedali privati. All’Idi, una delle strutture mediche più importanti
del centro Italia, fino al mese scorso il direttore generale guadagnava 234 mila
euro. Un’enormità, soprattutto se si considera che lo stesso ospedale non riesce
a pagare da mesi gli stipendi al personale. Ora, finito a un passo dal fallimento,
il Vaticano (proprietario dell’Idi) ha inviato un commissario, Giuseppe Profiti,
che come primo atto ha azzerato i superminimi accordati ai manager negli anni scorsi.
Ma è possibile che si arrivi a una tale cura solo sull’orlo del disastro?
Stesso discorso dei direttori generali vale per i direttori amministrativi. Per loro
il salario varia da un minimo di 112 a un massimo di 141 mila euro l’anno. Prendono
un po’ di meno i direttori sanitari: tra 89 e 145 mila euro (anche in questo caso
le differenze dipendono dalle condizioni applicate nelle diverse regione e da strutture
pubbliche a private. Il direttore sanitario dell’Idi di Roma, per restare a uno
degli esempi più clamorosi, arrivava a guadagnare 229 mila euro).
Insomma cifre altissime nonostante le promesse di ridimensionamento e le pochissime
sforbiciate fatte sul serio, come quella inserita nella finanziaria del 2008 (governo
Berlusconi). Prima di allora infatti molti manager degli ospedali italiani arrivavano
a percepire fino al 20% più di ora.
Anche in quel caso però i tagli non arrivarono dovunque e per tutti. Solo alcune
regioni infatti si adeguarono alla legge nazionale e ci fu persino chi preferì evitare
di decurtare gli stipendi dei dirigenti facendo cassa con i ticket sanitari.
“Saranno pure legittimi, ma se si possono tagliare i posti letto, perché non si
possono tagliare anche gli stipendi stratosferici di questi dirigenti?” protestano
a voce bassa tanti pazienti maltrattati in ospedale. La legge e i contratti stanno
dalla parte dei manager “paperoni”. Ma che si tratti di leggi e contratti degni
di una casta, e da cambiare, è chiaro come il sole a chi è costretto ad aspettare
fino a un anno per una Tac. Incredibile che a non accorgersene siano il parlamento,
le regioni e chi continua a far finta di niente. In ospedale si può tagliare di
tutto. Ma non gli stipendi d’oro dei dirigenti.
Felice Lentidoro (Associazione Mondo Libero)