“Sant’Agnese Jugulata”
redazione | Il 04, Gen 2013
Ecco il “Primo Inno” dedicato alla celebre “Santa Patrona” della maldicenza aquilana scritto da Camillo Berardi
“Sant’Agnese Jugulata”
Ecco il “Primo Inno” dedicato alla celebre “Santa Patrona” della maldicenza aquilana scritto da Camillo Berardi
Il 21 gennaio di ogni anno si celebra a L’Aquila la singolare festa pagana di Sant’Agnese, protettrice del pettegolezzo e della maldicenza, con la programmazione di numerosi eventi.
I festeggiamenti inizieranno il prossimo il 10 gennaio. Per l’occasione Camillo Berardi ci ha inviato il “Primo Inno” dedicato alla celebre “Santa Patrona” della maldicenza aquilana, “Sant’Agnese Jugulata”. Sono allegati il testo poetico in vernacolo aquilano, la traduzione in lingua, lo spartito musicale e il brano: “Sant’Agnese Jugulata” (Sant’Agnese sgozzata).
Versi di Alarico Bernardi
Musica, armonizzazione ed elaborazione corale di Camillo Berardi
Questo il link per visualizzare su You Tube il filmato della canzone composta per la sagra del pettegolezzo, dei linguacciuti e della maldicenza cittadina:
http://www.youtube.com/watch?v=PoCDsDpUSr0
SANT'AGNESE VERGINE E MARTIRE
La Santa, pura, vergine e martire, una delle prime sante cristiane, visse a Roma all'epoca delle persecuzioni di Diocleziano. Narra la Legenda aurea che «fu corteggiata con grande assiduità dal prefetto romano, ma lo respinse con fermezza
dichiarando di essere votata al suo sposo celeste. Quando, per l’amore non corrisposto, il giovane funzionario si ammalò, la cosa giunse all’orecchio del padre di questi, il quale convocò Agnese e, saputo che era cristiana, le ingiunse di offrire un sacrificio agli dei romani». Al rifiuto, la giovanetta (non doveva avere più di 12-13 anni) dapprima fu esposta al pubblico ludibrio, portata ignuda per le vie di Roma, coperta solo dai lunghi capelli che le erano miracolosamente cresciuti, e poi buttata in un postribolo. Dove però un angelo la nascose alla vista dei presenti. Giunse nella casa chiusa del tempo «il corteggiatore, deciso a possederla, ma un demone lo colpì dandogli la morte. Agnese fu condotta al rogo per essere bruciata come strega, ma le fiamme la lasciarono indenne e arsero invece i suoi persecutori. Infine fu decapitata. Il tema ricorrente della giovane martire cristiana gettata in un postribolo sembra trarre origine da una legge romana che vietava di giustiziare le vergini: esse venivano quindi violentate prima di essere messe a morte». Fu grande la devozione per la che già nei primi decenni di IV secolo, e ancor più nel V secolo era praticata da tutta la chiesa. Dapprima la Santa era onorata nella chiesa di “S.Agnese in Agone”, nei cui pressi la giovanetta fu esposta in segno di scherno. Dal 1564, e nei secoli successivi fino a noi, la Santa è venerata nella celebre Basilica romana di “S. Agnese fuori le mura”, che sorge sulla via Nomentana. La Basilica fu eretta prima del 350, sulle catacombe che accoglievano, con i resti di altri martiri, quelli della Santa.
Il 21 gennaio (questo il giorno della festa fissato dal calendario liturgico), in essa si svolge un’antica cerimonia: quella della benedizione sull’altare di S.Agnese di due agnelli, la cui lana serve per la confezione dei sacri pallii. I due agnelli vengono offerti dai padriTrappisti delle Tre Fontane, e consegnati poi alle monache Benedettine di Santa Cecilia, per la filatura della lana. Il culto della Martire si diffuse all’Aquila, fin dai primi del Trecento, per via dell’omonimo monastero sito a ridosso delle mura del Quarto di S.Maria Paganica, ch’ebbe molti rifacimenti. Fu abitato dalle “monache della povera vita o elemosinanti”, che divennero poi celestine di Collemaggio, le quali accoglievano le cosiddette “pentite o mal maritate”. Nel 1807 il monastero e la chiesa annessa, lasciati dalle suore, furono adibiti a caserme. Solo nel 1856, dopo il restauro voluto dal vescovo Girolamo Manieri, vi entrarono le Suore Stimmatine che vi istituirono un conservatorio per le trovatelle. Vi trovavano ospitalità anche “donne da redimere”. Nel 1874, trasferite le suore, il complesso conventuale venne inglobato nelle strutture
dell’Ospedale “San Salvatore” di viale Nizza, dove ancora sono visibili sia gli ambienti monastici e sia la bella chiesa di Sant’Agnese, cappella del nosocomio fino al trasferimento dello stesso a Coppito.
SANT’AGNESE JUGULATA
Sant’Agnese jugulata
la reggina ‘e lla lencua e ju sfotto’.
Sant’Agnese reprecata
‘na pipìzzela che non se’ po’ frena’.
A mezza strai, fra storia e tradizio’,
a L’Aquila te ‘nfrocio Sant’Agnese
che se rencora pe’ lla deozio’,
sintita da lla gente ‘e ‘stu paese!
“Quistu che pare propriu ‘nu borghittu,
è ‘na città borghese da ‘na freca!”
So’ pricisatu co’ ‘nu sorrisittu,
tantu ‘nguastita da non fa’ ‘na piega!
Sant’Agnese jugulata
la reggina ‘e lla lencua e ju sfotto’.
Sant’Agnese reprecata
‘na pipìzzela che non se’ po’ frena’.
“Girenno pe’ ‘ste rue, mopa e rattusa,
me so’ ‘ncontrata co’ lla Maldicenza
che, pirchipètela, striscea sgaliusa
e tutti ji faceano riverenza!”
Pocu cchiù abballe, pe’ lla stessa via,
Pettegolezzo ‘icea ‘na fessaria:
“Fasse ji fatti se’! Non esse’ spia!”
Ma è chiacchiara’ che provoca gulìa!
Sant’Agnese jugulata
la reggina ‘e lla lencua e ju sfotto’.
Sant’Agnese reprecata
‘na pipìzzela che non se’ po’ frena’.
S’attecchia co’ rapìa ‘na mala lencua zozza,
ironizzènno sempre su chi lla tene mozza!
Sant’Agnese jugulata
la reggina ‘e lla lencua e ju sfotto’.
Sant’Agnese reprecata
‘na pipìzzela che non se’ po’frena’.
Versi di Alarico Bernardi
Musica, armonizzazione ed elaborazione corale di Camillo Berardi