“Siamo invitati a volgere il nostro sguardo al cielo, verso coloro che, in libertà e per amore, sono diventati “sacrifici viventi graditi a Dio”
redazione | Il 01, Nov 2011
Sono le parole espresse stamani nella chiesa Cattedrale di Catanzaro dall’Arcivescovo metropolita Monsignor Vincenzo Bertolone per la solennità di Tutti i Santi
“Siamo invitati a volgere il nostro sguardo al cielo, verso coloro che, in libertà e per amore, sono diventati “sacrifici viventi graditi a Dio”
Sono le parole espresse stamani nella chiesa Cattedrale di Catanzaro dall’Arcivescovo metropolita Monsignor Vincenzo Bertolone per la solennità di Tutti i Santi
CATANZARO – “Siamo invitati a volgere il nostro sguardo al cielo, verso coloro che, in libertà e per amore, sono diventati “sacrifici viventi graditi a Dio”, hanno realizzato il progetto di amore di Dio e si sono incontrati definitivamente con Lui”. Sono le parole espresse stamani nella chiesa Cattedrale di Catanzaro dall’Arcivescovo metropolita Monsignor Vincenzo Bertolone per la solennità di Tutti i Santi che “onora quegli “amici di Dio”, canonizzati e non, che sono in possesso della gloria del cielo”.
Più volte il Presule durante l’omelia, alla luce anche della storia della solennità liturgica, ha ribadito come tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità per il raggiungimento della santità, fine della pastorale, meta a cui tendere e condurre la anime, pienezza della vocazione e dell’essere dell’uomo.
“Il Vangelo delle beatitudini proclamato – ha detto Monsignor Bertolone – oggi è la vera litania dei santi! Quel “beati…beati…”, che viene ripetuto ben nove volte, è il programma che Gesù propone ai discepoli e alle folle che lo attorniano. Pronunciò queste parole per tutti ritenendole attuabili: Egli per primo le ha attualizzate. Il suo discorso non prevede situazioni impossibili, né è destinato a poche persone elette, ma ha attraversato i secoli trovando cristiani che hanno realizzato la propria vita in questa “carta della felicità”. Il Vangelo ci fa fissare lo sguardo su Colui che ha proclamato e vissuto per primo le beatitudini. E’ Gesù il povero, il mite, il misericordioso, il portatore di pace. Solo in Lui non c’è frattura tra messaggio e messaggero, tra dire e fare”.
Il Cristiano non appartiene al mondo ma vive nel mondo, per cui deve essere uomo che interagisce con l’altro con una relazione che deve essere capace si solidarietà, di offerta di se all’altro.
“La santità che oggi celebriamo in tanti nostri fratelli e sorelle che il Signore ci ha dato come “nostri amici e modelli di vita” – ha detto Monsignor Bertolone – è l’invito a rivedere la nostra esistenza alla luce della felicità. Le beatitudini sono parole di vita dette in un presente pieno di contraddizioni, ingiustizie e delusioni, ma sono cariche di speranza perché sono un inno alla vita gustata fino in fondo, senza evasioni”.
Tanti i fedeli presenti alla sacra liturgia che, attraverso l’esortazione pastorale dell’Arcivescovo Bertolone, hanno ancor più rivisto come sia necessario custodire e far fruttificare il dono del Battesimo con una coerenza di vita al Vangelo, manifestando la santità del proprio essere nella santità dell’operare, vivendo una vita ordinaria in modo straordinario.