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TAURIANOVA (RC), VENERDì 13 DICEMBRE 2024

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“Solo ‘contraddizioni’ su Reggio?”

“Solo ‘contraddizioni’ su Reggio?”

| Il 22, Ott 2012

E’ l’interrogativo di Oreste Romeo (Scopelliti presidente)

“Solo ‘contraddizioni’ su Reggio?”

E’ l’interrogativo di Oreste Romeo (Scopelliti presidente)

 

 

Riceviamo e pubblichiamo: 

Il barbaro assassinio del Vice Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, maturò, come è noto, in un ambito in cui sin dall’inizio fu chiaro come la componente “politica”, tutta interna ad affluenti dell’attuale PD, non fosse estranea a quella affaristico-mafiosa.

Era il 16 ottobre del 2005, la Calabria intera si apprestava a vivere una vera e propria emergenza democratica alla quale lo Stato rispose con il sollecito invio a Reggio Calabria, dotato di pieni poteri, di S.E. il Prefetto, dott. Luigi De Sena.

Qualcuno ricorderà che il Superprefetto, così lo presentò il circuito mediatico, prima di diventare, nel 2008, Senatore del Partito Democratico, fu audito nel 2006 dalla Commissione Parlamentare presieduta dall’On. Violante in relazione al possibile scioglimento per mafia del Comune di Melito Porto Salvo.

La cittadina jonica era il regno dell’ex  consigliere regionale “Mico” Crea eletto nel 2005 nel partito della Margherita, successivamente scioltosi all’interno del Partito Democratico. Nel corso di quella audizione, l’allora Prefetto De Sena espresse un convincimento, il cui appeal appare inspiegabilmente smarrito. <<Se partiamo dall’idea che tutti gli amministratori locali sono collusi, allora è perfettamente inutile qualsiasi metodologia. D’altra parte, non possiamo nemmeno pretendere che gli amministratori locali, in determinati contesti territoriali, siano degli eroi: il condizionamento esiste, l’inquinamento esiste, la pressione esiste>> .

Orbene, appare di ardua individuazione il motivo a cagione del quale parte motiva e conclusioni della Relazione Prefettizia, fragile ed indiscutibile base del decreto di scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, vedano l’attuale inquilino del Palazzo del Governo di Piazza Italia attestarsi su una posizione diversa da quella in precedenza assunta dal suo corregionale e predecessore, dott. Luigi De Sena.

A ben guardare, l’intervento solutorio subito dalla Città di Reggio Calabria, sì come concepito ed eseguito, rischia di generare fenomeni tali da livellare sempre più in basso gli standards della democrazia cittadina, a condizione, però, che la possibile disincentivazione della straordinaria partecipazione della società civile alla vita pubblica della Città, catalogata come esercito di clientes dalla ben nota supponenza di chi l’ha subita, non sia l’effetto voluto, nell’improbabile recupero del consenso, da parte di chi deve imputare a se stesso se viene tuttora percepito come corpo estraneo dal mondo delle professioni, delle associazioni, dell’imprenditoria e quant’altro.  

Come era avvenuto nel 2005, non si manca, oggi, di porre enfaticamente l’accento sulla tangibile “presenza” dello Stato in riva allo Stretto. Eppure, questo “messaggio” trasmesso all’opinione pubblica incassa e subisce quotidiane e clamorose smentite sino ad esser ormai diffusamente percepito in termini di propaganda, peraltro di persuasività modestissima, pari a quella degli interessati megafoni che lo strillano con scarsa convinzione. Se l’opinione pubblica è comprensibilmente rimasta frastornata ed attonita all’annuncio del decreto di scioglimento, i sentimenti più diffusi in Città vanno, oggi, dall’indignazione, figlia delle sempre più numerose e macroscopiche bufale contenute nella Relazione del Prefetto, alla seria preoccupazione per il futuro, anche in considerazione della gravità di una crisi della quale i migliori cervelli messi a disposizione del Paese dal Presidente della Repubblica non hanno ancora trovato una soluzione diversa dalla scriteriata spoliazione delle poche risorse a disposizione degli italiani, oggi come mai progressivamente esposti al rischio povertà.

Le imbarazzanti e colossali inesattezze che viziano la Relazione Prefettizia danno conto di un metodo fallace che ha generato grossolani errori a danno di diritti costituzionalmente protetti di cui è titolare il Cittadino, che si interroga, in preda allo sconcerto, sulle cause, anche chiedendosi se la mistificazione di cui egli è rimasto vittima insieme alla Città possa davvero essere solo il frutto di inopinata quanto evidente inadeguatezza.

E ciò amplifica le perplessità sul futuro, che si vuole “rosa”, anche a dispetto delle drammatiche evidenze, se è vero che in Prefettura si tenta di degradare quegli imperdonabili strafalcioni a “sviste” che, rimanendo sempre nell’ambito dei resoconti giornalistici, verrebbero liquidate con insolito invito a non tener conto di quella Relazione, solo oggi sbrigativamente definita “atto interno e riservato”.

Ferma la risolutiva incidenza esercitata da quell’atto “interno e riservato” sul “convincimento” radicatosi presso la Lady di ferro del Viminale, e non potendosi aprioristicamente escludere una inconcepibile connotazione politica della decisione che ha portato allo scioglimento, viene da chiedersi se i reggini meritino di subire le palesi inefficienze di uno Stato che non accenna ad una pur minima reazione nel momento in cui il festival dell’orrore mediatico raggiunge il vertice dell’assurdo con la fulminea divulgazione di quello stesso atto “interno e riservato”, sino a trasformare le edicole calabresi in pubblico macello di tantissime persone estranee a circuiti criminali, per di più al non modico prezzo di € 13,50. Se l’obiettivo del bene comune è rappresentato dal recupero della Legalità, è forse questa la “positiva evoluzione” o non piuttosto l’allarmante battuta d’arresto del virtuoso percorso che la Città aveva da anni intrapreso dopo averlo abbracciato con il cuore e con la mente, prima che su di esso si abbattesse il 9 ottobre dell’anno corrente la falce di uno Stato che ha saputo solo ascoltare il martello degli autori di una campagna di odio ai quali Reggio ha già espresso ripudio e disprezzo?

Come possono i Reggini non dolersi del fatto che lo Stato ha azionato verso la Città uno strumento eccezionale in forza di una discrezionalità eccessiva rispetto al dato normativo ed al precario ed incerto esito dei poco attenti “accertamenti” posti in essere dalla Commissione d’Accesso?

Perché l’idea di comunità nazionale non sia mera enunciazione e sia davvero fatto compiuto, è indispensabile la piena condivisione di valori tradotti ed espressi in regole vincolanti per la generalità dei consociati: a Melito Porto Salvo oppure a Sesto San Giovanni come a Reggio Calabria! Ed in questa cornice occorre che alla certezza di regole segua la effettività della responsabilità, ossia la concretezza e, se si vuole, anche la esemplarità delle sanzioni da comminare a quanti dovessero a vario titolo discostarsi dall’ambito del lecito e del consentito, fossero anche titolari di pubblici poteri.

Restituire dignità ed onore ai tanti reggini onesti e specchiati che si sono ritrovati nel tritacarne per i gravi errori consumati da titolari di pubblici poteri, sarebbe un segnale di tutto rilievo nell’affermazione della Legalità. E l’importanza di questo segnale lo coglierebbe per primo l’Antistato, che ha sempre trovato linfa vitale nelle divisioni, ispirando la delegittimazione delle Istituzioni democratiche, sino a fondare la propria forza sulla sfiducia del Cittadino causata dalla inefficiente disattenzione dello Stato. Lo Stato diventa credibile ed autorevole nel dimenticato Sud del Paese non con la repressione, ma abbandonando la logica delle trattative con l’Antistato, a qualsiasi livello, per cedere definitivamente il passo all’ascolto effettivo degli amministratori dei territori meridionali, anziché mortificarne, anche con irresponsabili silenzi, le istanze dagli stessi formulate in termini di infrastrutture, lavoro e sviluppo. La fine della stagione delle inefficienze non si intravede di certo per la paradossale decisione di sciogliere il Consiglio Comunale che ha scolpito sulle carni di un uomo perbene le stimmate delle gravi contraddizioni di cui lo Stato è stato storicamente capace verso la Città di Reggio Calabria. Sono solo occasionali contraddizioni, quelle che si colgono leggendo le parole pronunciate dal Prefetto de Sena nel 2006 e la Relazione Prefettizia di quest’anno funesto? Comprenderanno bene, tutti i Soloni che si affannano a mettere la parola fine su questa pagina vergognosa della Storia d’Italia, che l’unica speranza da alimentare a Reggio è quella di fare chiarezza sul modo in cui s’è giunti a sospendere, con la democrazia, il sogno di una Città artefice del proprio futuro.

 

                               Avv. Oreste Romeo

  COORDINATORE PROVINCIALE

             REGGIO CALABRIA

   LISTA SCOPELLITI PRESIDENTE