“Storie di animali”
redazione | Il 05, Lug 2012
Mario Cannizzaro suggerisce un altro libro per l’estate
“Storie di animali”
Mario Cannizzaro suggerisce un altro libro per l’estate
Volendo creare una barriera corallina di gigantesche proporzioni per essere definitivamente separato e arcilontano dalla codardia e dall’arroganza (che sono figlie dell’ignoranza) e captando la celebre teoria leopardiana della beata ignoranza degli animali, in sintonia con l’universale teoria hobbesiana dell’uomo che è un lupo per l’altro uomo e sulla stessa lunghezza d’onda di Walter De La Mare, il quale sostiene che il lupo è un lupo che ha dentro di sé un uomo con istinti da lupo, ho ancora una volta scelto volontariamente la via del dorato esilio, accettando il calorosissimo invito dell’Arciduca e dell’Arciduchessa della Vienna imperiale (austro-ungarica). Conoscendo lo stile, l’invidiabile civiltà e la loro straordinaria educazione morale e correttezza nei rapporti umani, in un baleno ho raggiunto la Regina della Dolomiti, la superlussuosa, affascinante ed accogliente Cortina d’Ampezzo, dove immergendomi nello stupendo panorama dolomitico bellunese nelle mitiche zone del Cadore a contatto con la dolce visione di stambecchi, caprioli, camosci, lepri e nell’impetuoso mormorio dei fiumi, sistemandomi nella vasta tenuta dei miei estimatori nobiliari e nel sentire il melodioso e tonificante cinguettio dei volatili e ammirando lo spettacolare volo delle aquile reali ho trascorso un sereno e paradisiaco soggiorno.
Così ho potuto anche dedicarmi alla soave lettura di bei e divertenti libri tra i quali mi sono particolarmente deliziato con uno dal caratteristico titolo “Storie di animali”, il cui autore è Walter De La Mare, edito da Longanesi e C. – Milano 1984. Certamente non dovremmo mai stancarci di rileggere questi racconti e di goderli nel loro significato, anche perché in questo volume vi sono racconti e rime che sprizzano vivacità e buon umore, oltre a dense ombre minacciose. Inoltre incontriamo una bella regina, la bella principessa che di solito è buona e ha i capelli d’oro. Anche la regina cattiva può essere bella, ma rimane cattiva sino in fondo. In queste storie troviamo l’ape regina, o Ciliegia, la sposa ranocchia, la volpe, molto abile nel trattare i due re, uno dei quali possiede l’uccello d’oro e l’altro il cavallo d’oro. È da notare che Tropsyn, l’adorabile puledro, è un cavallo con le stigmate del giovane eroe e che praticamente tutti gli animali di questi racconti hanno il dono della favella umana.
Nella favola “La lepre e il Riccio”, la signora Riccio rimase prima un po’ disorientata per il gran nervosismo, ma poi, divertita dall’astuzia del marito, accettò di buon grado di fare tutto quanto egli diceva. E la fortuna del Riccio fu di aver avuto il buon senso di prendersi una moglie così simile a lui e non una donnola, un marsupiale o una balena.
Nella cantata “Il mondo a rovescio”, tratta da un antico libretto, si sottolinea che vedere un asino cantare una ballata è davvero strano! Vedere una scimmia tosare una capra è davvero strano, vedere una signora bere il suo tè non è cosa nuova, ma vedere un pappagallo che dice “Bella Polly!” non è cosa nuova.
Nell’altra favola, “Il lupo e la volpe”, si narra che quest’ultima scervellata fece amicizia con un lupo, ma rimase delusa con l’andar del tempo perché si accorse che il lupo era un ghiottone insaziabile e inoltre non era molto raffinato, anche perché lo stesso lupo così l’apostrofò: “… Hai un cervello non più grande di un coniglio… Sei davvero un animale astuto”.
Nella favola “Il micio con gli stivali”, la figlia del re si invaghì del Marchese di Carabas. Infatti lo stesso Marchese aveva appena avuto il tempo di lanciarle alcune occhiate tra il tenero e il rispettoso che ella era già tutta innamorata di lui sino alla punta dei capelli ed il Marchese accettò l’onore che il re gli faceva e quello stesso giorno sposò la principessa e il micio con gli stivali divenne un gran signore.
Nella stupenda cantata popolare dal titolo “La lepre” leggiamo:
Nel nero solco di un campo
vidi stasera una vecchia lepre strega,
che con un orecchio alzato stava in ascolto
e guardava la luna splendente
e rosicchiava l’erba;
ed io sussurrai: <<Sciò, lepre-strega!>>.
Via come uno spettro per il campo fuggì,
lasciandosi la luna alle spalle.
Davvero molto bella la favola “Il povero garzone del mugnaio”. Hans vide spuntare dal sentiero una gattina nera come l’ebano che portava un collare d’oro. – Vieni – disse la gattina – fatti coraggio, Hans. Io conosco i tuoi segreti, ma nessuno sa i miei. Tu vai in cerca di fortuna e di un cavallo. Allora, vieni dunque con me”. Ed Hans accettò perché vi era qualcosa nel contegno della gattina, nello sguardo dei suoi occhi limpidi e scuri e nel suo modo di parlare che lo convinse ad avere fiducia in lei, tanto che la gattina lo invitò a ballare. Ma Hans era timido e vergognoso. – Ahimè – disse – io non so ballare. Ma anche se sapessi, come potrei ballare con voi, Signora? – E passarono gli anni, i mesi, i giorni e Hans e la gattina vissero felici e contenti nel castello fatato, e in dono ricevettero da una fata un bel cavallo dorato e – che meraviglia! – vi erano dodici cavalli (nelle scuderie del castello) che scuotevano le belle teste, guardandolo con i loro occhi scuri; i cavalli più belli, prestanti e nobili che occhio umano potesse vedere. Così si conclude la favola: vicino al castello fatato Hans aveva costruito una piccola casa con gli arnesi d’argento e la gattina come d’incanto divenne una bella principessa. Si amavano, si unirono in matrimonio ed Hans divenne straricco perché aveva lavorato bene per meritare tanto denaro.
Sembra proprio che tra l’essere stupidi e l’essere creduti tali vi sia una bella differenza. Davvero il libro “Storie di animali” merita di essere letto e riletto.
BUONE VACANZE
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