“Tanatoprassi: dignità nella morte”
redazione | Il 04, Lug 2014
Il convegno culturale si è svolto a Isola Capo Rizzuto
“Tanatoprassi: dignità nella morte”
Il convegno culturale si è svolto a Isola Capo Rizzuto
Si è svolto nei giorni scorsi, il convegno dal titolo “Tanatoprassi: dignità nella morte”, svoltosi a Capo Rizzuto, presso il centro culturale “A. Rosmini”. Ad organizzare l’iniziativa, l’Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi (INIT), fondata e diretta da Andrea Fantozzi in collaborazione con il Dipartimento di medicina legale dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, guidato dal prof. Pietrantonio Ricci. Tanatoprattore e Responsabile della divisione “INIT regione Calabria”, Pasqualino Caterisano, che ha curato l’organizzazione dell’evento in Calabria: “Questo è il terzo incontro – ha detto Caterisano – dopo Bolzano e Modena ci ritroviamo a Capo Rizzuto a svolgere questo congresso, per ampliare e per far divulgare questo termine e questa professione che in Italia manca”. “L’intento della tanatoprassi – ha detto invece Fantozzi – è soprattutto quello di dare dignità alla morte perché effettivamente noi abbiamo tutti gli specialisti possibili e immaginabili per la cura del corpo in vita, ma non abbiamo una figura professionale che si occupasse del corpo anche dopo la morte”. “Quindi – ha aggiunto – l’intento della tanatoprassi è proprio questo, quello di curare il corpo dopo la morte per cercare di dare adesso dignità e naturalità, evitare che si possano vedere le trasformazioni causate dalla decomposizione che madre natura ci da e che spesso sono nauseanti”. “Manca, la cultura della morte – ha detto ancora – e ahimè dovrebbero andare insieme, cultura della morte e cultura della vita,se non c’è l’una non può esserci l’altra”. “C’era un politico che nell’800 – ha detto ancora Fantozzi – usava dire “ditemi in che modo una nazione si occupa dei propri morti e io saprò dirvi il suo grado di civiltà”. Secondo noi l’argomento morte è parte integrante dell’argomento vita, non dobbiamo nasconderlo, dobbiamo curare i nostri cari che perdiamo perché innanzitutto in Italia abbiamo una cultura radicata della veglia funebre e posso dire per esperienza personale che ahimè a volte le famiglie devono vegliare i propri cari in condizioni igieniche pessime e nauseanti sotto il punto di vista dell’aspetto del corpo”.Nel corso dell’incontro, si sono succeduti gli interventi di Isabella Aquila, ricercatrice presso il Dipartimento di medicina legale dell’Università Magna Grecia di Catanzaro che ha parlato dei Fenomeni Tanatologici del cadavere, la Tanatoprattrice e Responsabile della Divisione I.N.I.T. Trentino-Alto Adige Antonia Fiorentino che ha presentato i Benefici Igienico-Sanitari nel Sistema Funerario e Don Carlo Stefanizzi, vice parroco della parrocchia di Isola Capo Rizzuto, che si è concentrato sull’aspetto spirituale della morte, trattando il tema dell’importanza della veglia nell’ultimo saluto.