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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Qualità della vita al Sud, Greco: «Lo Stato siamo Noi» Orlandino Greco, consigliere regionale della lista Oliverio Presidente, commenta i dati emersi dalla classifica pubblicata ieri da Il Sole24Ore

Qualità della vita al Sud, Greco: «Lo Stato siamo Noi» Orlandino Greco, consigliere regionale della lista Oliverio Presidente, commenta i dati emersi dalla classifica pubblicata ieri da Il Sole24Ore
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Il Sole24ore riformula come indice ragionato la classifica riportata il giorno prima sulla qualità della vita distinta per Regioni. Se quella di ieri sembrava una classifica di calcio con zone di retrocessioni e zona scudetto, questa volta l’indice ragionato sulla Svimez accorpa tutte le regioni dell’Italia del Meridione in coda all’economia europea, più indietro della Grecia. Il ragionamento del Sole24ore considera il Sud come una zona separata dal resto del Paese. Il Sud non è in Italia, il Sud non è l’Italia. A conferma è che nello stesso giorno la Legge di Stabilità approvata al Senato taglia gli incentivi economici prima promessi e poi sottratti al Sud. Dovrebbe essere giusto il contrario, se solo il Sud fosse in Italia e fosse italiano. Un lettore “straniero” del Sole24ore non capirebbe come a quelle analisi seguano le leggi del governo. Non capirebbe il buon senso di chiunque a trovarsi di fronte ad un quadro di depressione per il quale l’unica soluzione proposta è quella di abbatterlo ancora di più. È una strana alleanza quella dell’informazione e della legislazione. È come se uno dicesse “ecco quello sta male, quindi facciamogli ancora più male”. Il Sud muore di mafia che vive dell’abbandono. A questo punto viene da affermare che se lo Stato non c’è, lo Stato siamo noi. L’Italia del Meridione è un’altra Italia, diversa, differente. Prima colonizzato, il Sud, si trova a subire un neocolonialismo strisciante. La secessione nordista tentata fin qui si presenta adesso nella forma dello svuotamento e dell’abbandono più allarmante delle regioni del cosiddetto Sud nei piani del governo dell’Italia. Noi però non siamo Sud, non siamo il meridione d’Italia, siamo l’Italia del Meridione. Rinfacciamo l’abbandono con l’autonomia statutaria dei nostri territori. La qualità della vita qui è alta, bel oltre quella del Nord, se misurata in termini di ospitalità, di cultura, di sapere, di conoscenza, di gioia di vivere, ancora più tale quando maggiore è il bisogno. Non sono sbagliate le misurazioni riportate dal giornale finanziario, è sbagliata la misura, sono sbagliate le “voci”, gli indicatori, lo strumento di misurazione è sbagliato, non è oggettivo. E’ oggettivo il reddito pro capite così come il Pil, ma come si può misurare la qualità della vita citando numeri e statistiche. Chiunque arriva nell’Italia del Meridione trova l’Italia che solo si riconosce fuori del Paese come tale, trova quelle tradizioni, quei prodotti, quella cultura, quel bene e quel male. La qualità della vita dell’Italia del Meridione è il godimento della sua bellezza, della relazione creaturale con la natura, le sue terre, i suoi colori. Quando si propaganda la qualità della vita bisogna cominciare dalla vita stessa, dalla terra, dall’ambiente, dalla gioia di vivere. Abbiamo un’altra misura, che se fosse applicata al Nord ci troveremmo ad indicare la mancanza di senso di comunità, la corsa verso niente, lo shopping per fare shopping, la corsa in metropolitane che deportano chi lavora per guadagnare quanto il consumo corrente gli chiede di comprare. Un deserto dell’anima che chiamano produttività e progresso. Anche questo è da mettere in conto in questo Paese, la posta in gioco per l’Europa è la cultura, lo stile di vita, i modelli d’esistenza, la qualità della vita, appunto, e non la quantità di chi guadagna molto vivendo niente e chi guadagna poco, vivendo di quel che basta. Se lo Stato vota la legge di stabilità che fa da condizione delle informazioni dell’economia del Sole24ore, se lo Stato opera “stabilmente” in questo modo è perché non conosce altra forma di economia e di sviluppo, non ammette altre forme di cultura e civiltà dei legami sociali. Ora è uno Stato che si ritira dai territori prima occupati seguendo stabilmente la logica del postcolonialismo. Se lo Stato non ci sta, lo Stato siamo noi e ci ribelliamo con determinazione contro la falsa rappresentazione di un sud invivibile, perché sono altri i criteri di misura e altro è lo sviluppo cui aspiriamo per l’Europa del Mediterraneo.