Quando dal silenzio si costruisce un recinto di leggenda e saggezza "L'eloquenza del silenzio", il nuovo romanzo di Rocco Cosentino
«Proprio come accade in questa triste storia: futili parole messe da parte per lasciare spazio all’eloquenza del silenzio». Questo è l’epilogo del nuovo romanzo del magistrato Rocco Cosentino, “L’eloquenza del silenzio. Perché iniziare dalla fine? Per evidenziare che in questo “ossimoro”, c’è un assortimento di attimi, istanti che insieme, formano un universo di straordinari valori, dove ogni parola, avrebbe difficoltà ad esprimere la reale essenza di tali valori.
“Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano”, disse una volta Martin Luther King, ed è proprio in quei momenti che il vicecommissario aggiunto Gustavo Marletta, protagonista principale (e reale) del romanzo, si deve arrendere a qualcosa che conta più della vita stessa, ossia la sua dignità e la fedeltà alla divisa che indossa. Macchiata dall’onta di colleghi spregiudicati ed infedeli, che agivano al di fuori di ogni regola. Il tutto, poteva essere giustificato dal periodo di terrore della grande guerra come anche dalla tensione che procurava quel conflitto bellico sotto la dittatura fascista, però Marletta era un uomo d’onore, tutto d’un pezzo e non scendeva a compromessi.
Ecco che nasce “L’eloquenza del silenzio”, un romanzo storico che intreccia la vita dei due personaggi principali del libro, Gustavo e Rocco. Il primo un poliziotto e l’altro un giovane studente che ha dovuto bruciare le sue tappe di vita, per una questione che in tanti definiscono “un incidente di percorso”: la fidanzata Laura era rimasta incinta. Rocco Cosentino, con la bravura di sempre, ha messo insieme la realtà con la finzione del romanzo, “disegnando” un quadro con ampi spunti di riflessione, affrontando temi importanti ed attuali con l’arguzia della scrittura e con l’invenzione di taluni personaggi che si alternano durante le tappe del romanzo, nel lungo viaggio di quest’opera.
È un libro che vale la pena leggere, esso ci insegna ad accrescere sicuramente i valori della vita, ed è uno di quei libri che quando entri in una libreria, respiri quel profumo di carta dove la realtà e finzione si sanno imbottigliare bene nella mente dando un marchio indelebile al cuore.
“L’eloquenza del silenzio”, è un libro forte, che destabilizza per la crudezza degli eventi, quelli che accadono dentro la Questura di Como, per la forza che il peggio riesce comunque a tirare fuori dalle persone e diciamolo pure, anche la speranza che dal terrore potrebbe venir fuori.
Straordinaria è la figura di un personaggio apparentemente debole, un “diverso” come si usa dire molte volte in maniera quasi crudele chi soffre di una malattia come l’autismo, ed è Giovanni il fratello di Laura.
Giovanni ricorda moltissimo il personaggio di un film, quel grande capolavoro chiamato Rain Man (L’uomo della pioggia), dove un eccelso Dustin Hoffman interpreta Raymond, un uomo autistico dalle mille risorse, che svela problemi e retroscena che alle “normali menti” non è quasi consentito. Ed è proprio Giovanni che svela il “ponte” tra la realtà e la finzione. Quello che riesce a scoprire mediante ricerche approfondite e coincidenze, partendo da indizi, quel cordone ombelicale tra Gustavo Marletta e la sua famiglia. Ed è da qui che il fascino del mistero, invoglia il lettore ad andare avanti senza mai fermarsi in una lettura semplice e scorrevole, tutta d’un fiato.
Interessanti sono gli incontri in treno, durante il viaggio che porta Rocco a Como per un colloquio di lavoro. Dalla suora filippina (siciliana) che parla di omosessualità e pedofilia nella Chiesa, delle varie coperture che gli stessi soldati di Dio tendono a coprire con un concetto reale di omertà. Temi salienti che hanno attraversato questi anni e dove alcuni pontefici hanno dovuto affrontare in maniera dura e decisa, al fine di evitare che le fondamenta della fede fossero travolti dagli scandali, oltre a porre una seria riflessione sulle reali vocazioni (vere o presunte per “tornaconto personale”), che i sacerdoti hanno nell’incontro con Cristo. Curioso è l’incontro a Firenze con un “magistrato” di nome Umberto, che parlando a ruota libera, faceva critiche feroci alla magistratura, al carrierismo nel suo interno, all’inutilità delle associazioni antimafia e tanto altro ancora. Con un bizzarro finale al termine del capitolo che non svelerò (perché il libro va letto).
Questo libro è un trattato di tristezza e di speranza, è una storia cruda segnata dall’ingiusta ed umiliante morte del personaggio avvenuta per fucilazione, ma anche dalla speranza che il tempo ci consegnerà sempre il dolce gusto della verità anche se basato dai sensi di colpa portati fino all’ultimo respiro di vita, come quelli del collega di Gustavo, Bellinvia scampato dalla condanna a morte perché “salvato” dallo stesso Gustavo, durante la deposizione in un tribunale di guerra farlocco e senza criteri fondamentali di uno stato di diritto.
C’è anche spazio ai sentimenti, quelli veri, dove William Shakespeare, avrebbe detto “Quel che amore tracciò in silenzio, accoglilo, che udir con gli occhi è finezza d’amore”.
Ogni attimo di vita nella lettura è così strano che i lettori non riuscirebbero mai a sopportare senza un filo di emozione, perché si percepisce un forte impeto sia nella realtà del presente così come nel passato storico, il tutto con la stessa evidenza di un ricordo, di un attesa, di un sentimento che trasformati intensamente formano, “L’eloquenza del silenzio”.