Quando i migranti eravamo noi
redazione | Il 13, Mag 2011
Ecco la relazione che stilò, nel 1912, l’ispettorato del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Usa
di GIUSEPPE MUSTICA
Quando i migranti eravamo noi
Ecco la relazione che stilò, nel 1912, l’ispettorato del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Usa
Sul finire dell’ottocento, e nei primi anni del ‘900, la popolazione italiana, soprattutto quella calabrese, per la fame, la miseria e per le poco dignitose condizioni di vita, emigrava in America. Sia la parte superiore del Nuovo Continente, e l’America Latina, sono state letteralmente invase dai calabresi. Che sicuramente non arrivavano li per rubare o fare del male, ma per lavorare, trascinati da un forte senso di disagio. Ma ecco, che nel 1912, l’ispettorato del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Usa, compila una relazione sui nostri antenati. Chi non ha qualche lontano parente in America? Credo tutti. Ed allora è bene sapere cosa scrivevano loro di noi. “Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perhè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie della città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamente fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue incomprensibili, probabilmente antichi dialetti”. Vi sembra tanto? A chi non lo sembrerebbe, ma la relazione non si ferma solamente a questo. Anzi, continua. Ed è ancora peggio. “Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere – si legge ancora – e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano perchè non solo poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di espedienti o, addirittura, attività criminali”. E non è finita qui. Se ancora non vi siete scandalizzati ecco l’ultima. “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattono ad abitazioni che gli americani rifiutano, purchè le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal Sud dell’Italia. Vi invito a controllare documenti di provenienza e a rimpratiare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”. Ogni commento finale è, ovviamente, superfluo.
Giuseppe Mustica
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