Quel maledetto giorno della “Strage di Razzà”. Due carabinieri della compagnia di Taurianova, due servitori dello Stato uccisi in un bagno di sangue dalla criminalità mafiosa Il primo del 1977, i carabinieri Vincenzo Caruso e Stefano Condello, avevano scoperto un summit di 'ndrangheta nelle campagne di Taurianova e che poi sfociò in un tragico conflitto a fuoco
Di GiLar
Un summit di ‘ndrangheta scoperto dai carabinieri di Taurianova finisce in una strage. Stiamo parlando di una delle pagine più buie della storia della città di Taurianova, quello che poi fu definita la “strage di Razzà”. A cadere sotto i colpi d’arma da fuoco dei mafiosi sono stati due eroi delle Benemerita, i carabinieri Vincenzo Caruso di 27 anni e Stefano Condello di 47 anni. Erano le 14.30 del 1 aprile 1977 quando tre militari del Nucleo Radiomobile della Compagnia locale, durante l’orario di lavoro, percorrono la statale 101-bis e il loro fiuto li conduce ad osservare alcune auto ed una Vespa in un terreno di sito in contrada Razzà, e per tale motivo decidono di fermarsi per effettuare un’ispezione, dove oltre a Condello e Caruso c’era il carabinieri Pasquale Giacoppo di 24 anni, lasciato a controllare l’auto di servizio.
Il fiuto dei militari è stato confermato dalla presenza di uomini, presunti malavitosi che stavano facendo un vero e proprio summit di ‘ndrangheta.
Da quel momento si genera un conflitto a fuoco durante il quale Condello e Caruso cadono sotto una pioggia di fuoco di lupara e pistola.
Quel giorno a perdere la vita non sono stati solo i due carabinieri ma anche due presunti ndranghetisti appartenenti alla cosca Avignone, famiglia predominate nel territorio di Taurianova, e cadono sotto i colpi dei martiri militari Rocco Avignone (35 anni) e suo nipote Vincenzo (20 anni).
Sentendo gli spari il carabiniere Giacoppo lasciato a controllare l’auto, sentendo gli spari si precipita per aiutare i suoi colleghi, ma all’arrivo nota i criminali del summit scappare. Ma quello che vede al suo arrivo è una scena macabra, tragica in quanto si trova davanti a un bagno di sangue.
Non funzionando la radio si reca in caserma e dichiara, “Dieci minuti dopo ho sentito degli spari. Sono accorso ed ho visto un gruppo di uomini, una quindicina, fuggire: a terra, c’erano Condello e Caruso da una parte, i due Avignone dall’altra. Ho sparato anch’io: forse ne ho ferito uno di quelli che scappava”.
È una pagina tragica quella accaduta in quell’anno, quel maledetto 1977 di quel primo aprile tragico, dove ancora resta vivo il dolore di quanto è accaduto e dove ancora viene descritta come una delle pagine più buia della storia della criminalità organizzata.
Un dolore che ancora la famiglia dei militari sente come una ferita aperta ad ogni ricorrenza di quel tragico giorno, quando per fare il dovere per servire lo Stato, si muore per mano di chi non riconosce le leggi di quello Stato servito fedelmente dall’Arma dei Carabinieri.
Vincenzo Caruso era un siciliano di soli 27 anni, originario di Niscemi in provincia di Caltanissetta, mentre Stefano Condello aveva 47 anni ed era un appuntato originario di Palmi.
Vincenzo Caruso all’epoca si era appena sposato da soli sei mesi ed era in attesa di diventare padre. Stefano Condello era sposato ed era padre due figlie (Antonietta, 16 anni e Rossana 12 anni all’epoca dei fatti).
calabrese di Palmi, esperto di cose e di personaggi mafiosi. Con
Condello c’erano i carabinieri Vincenzo Caruso, 27 anni, di Biscemi provincia di
Caltanissetta, sposato da soli sei mesi e in attesa di diventare padre e il carabiniere Pasquale Giacoppo di 24 anni, rimasto illeso fortunatamente è di Messina.
Le indagini successive appurarono che si trattava effettivamente un vero e proprio summit di ‘ndrangheta e dove ci furono delle pesanti condanne per due secoli di carcere.
Negli anni successivi la strage ci furono dei riconoscimenti per i due militari caduti sul campo, a Vincenzo Caruso fu intitolata la caserma dei carabinieri di Niscemi e lo Stato gli ha conferito la medaglia d’oro al valor militare. A Stefano Condello invece è stata intitolata una via nel suo paese, Palmi, e gli è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare.
Un sacrificio che ancora oggi, a distanza di 47 anni, dovrebbe essere di monito per la lotta contro la cultura mafiosa, soprattutto per le nuove generazioni che dovrebbero studiare la storia di questo fenomeno criminale ed evitarlo. Una strage che Taurianova ricorda con dolore, ma che poi ha subito un’altra onta criminale con morti ammazzati sulle strade negli anni ’90.
Oggi, ricordiamo quel sacrificio per lo Stato di Vincenzo Caruso e Stefano Condello, martiri della criminalità mafiosa.