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TAURIANOVA (RC), SABATO 14 DICEMBRE 2024

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Questione cappella cimiteriale “Monteleone” a Radicena. Avv. Domenico Monteleone, “Storia della Colonna Infame in salsa nostrana” "Una storia che sa di metafora, di perle gettate invano, di vicini di tomba e di altri incidenti"

Questione cappella cimiteriale “Monteleone” a Radicena. Avv. Domenico Monteleone, “Storia della Colonna Infame in salsa nostrana” "Una storia che sa di metafora, di perle gettate invano, di vicini di tomba e di altri incidenti"

Riceviamo e pubblichiamo dall’avv. Domenico Monteleone la seguente comunicazione, precisando che il contenuto della presente nota è frutto di valutazioni esclusivamente personale dell’autore per il quale articolo Approdo Calabria effettua soltanto la pubblicazione. Invitiamo gli interessati qualora volessero contestare il contenuto, di inviarci le loro deduzioni alle quali si darà il medesimo spazio.
La Redazione

LETTERA APERTA AL PAESE DOVE SONO NATO
(Storia della Colonna Infame in salsa nostrana)
Cara Taurianova,
Ti scrivo. Ti scrivo per raccontarti una storia.
Una storia, un’altra.
So bene che, di storie, te ne hanno raccontate tante nel corso del tempo e molte te le sei pure bevute, come un cavallo assetato dopo una lunga corsa nel deserto.
Cara Taurianova, ti racconto un storia che mi dicono avere il repellente sapore dell’acqua sulfurea.
Una storia che sa di metafora, di perle gettate invano, di vicini di tomba e di altri incidenti.
Te la racconto perché voglio che sia anche Tu, paese diletto, a dirmi il significato che ha, l’effetto che fa e tutto il senso delle vita e quello della morte che ne residua e galleggia nell’aria.
Oggetto della Vicenda, oggetto del desiderio, una casa, l’ultima casa possibile, l’ultima casa nella grande casa dei Taurianovesi: una Cappella Funeraria nel Cimitero di Radicena.
Protagonisti, due Defunti, trapassati da tempo che, loro malgrado, si trovano al centro della vicenda: mio Padre Francesco Monteleone e mio zio Domenico Monteleone titolari originari della Concessione relativa a questa Cappella Funeraria.
Regista dell’operazione un altro Trapassato – settimo figlio di mio zio Domenico – Vincenzo Monteleone, dipendente comunale che lavorava, fino al momento della sua morte presso l’ufficio tecnico.
Il Fatto: Vincenzo Monteleone, nel 1999 – nascostamente agli aventi diritto e con un complesso stratagemma – si è fatto intestare illegittimamente, con l’ausilio di funzionari e responsabili comunali, la Cappella Funeraria di mio Padre e di mio Zio, escludendo, così, sia mio Padre, sia gli altri fratelli di Vincenzo, i primi sei Figli di mio zio Domenico.
Mio Padre è morto nel 2019 e non l’ha mai saputo.
Coprotagonista, una ragazzina, la figlia di Vincenzo Monteleone, Simona Monteleone, odierna Assessore Comunale che ha – particolare non trascurabile – la delega al Personale Dipendente del Comune.
Comprimario, ma bisogna anche valutare fino a che punto, il sindaco, l’Avv. Rocco Biase.
Gregario, un vero e proprio convitato di pietra, il Capo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Taurianova, l’Arch. Antonino Bernava.
Parti Offese, io e i miei due fratelli e, poi, anche i miei cugini, i Figli che mio zio Domenico – u zi’ Micuzzu (così ci capiamo meglio) – ha avuto con la prima moglie Provvidenza.
Vincenzo Monteleone era l’unico figlio che u zi’ Micuzzu ha avuto con la seconda moglie Mimma. A ze’ Mimma.
Cara Taurianova, ovviamente, ogni cosa che Ti racconterò è ampiamente documentata ed è testimoniata da tante Persone che, incredule, hanno assistito ai Fatti che via, via si sono verificati e che ora Ti racconto.
Ovviamente, posso fornire in qualsiasi momento questa copiosa Documentazione.
Il succo della storia è che ci hanno scippato (stanno tentando) la Cappella, ci hanno scippato (stanno tentando) con una manovra concepita ed attuata dentro la Casa Comunale, la Casa di tutti noi Taurianovesi.
La ripercorro con Te, cara Taurianova, questa storiaccia.
“Voglio essere sepolto nella nostra cappella di famiglia nel cimitero di Radicena in Taurianova vicino a mio Padre”.
Aveva scritto così nel suo testamento e – a chi mi chiedeva dopo lo avremmo portato – non potevo che rispondere sicuro: “a Taurianova, nella sua cappella”.
Non avevo scelta, non avevamo scelta, e non che ci dispiacesse portarlo nella sua terra, nella nostra terra, era solo che era stata una sua scelta precisa ed a noi è piaciuto adeguarci.
Mio padre è morto a ottobre del duemiladiciannove e da quel giorno non ho più smesso la cravatta nera.
Non l’ho smessa non per tradizione o per altro, la porto perché mi va così, e finché sarà così porterò sempre la cravatta nera. Soprattutto adesso che è morta anche mia Mamma.
La cappella.
Quando siamo arrivati da Roma – dopo un lunghissimo viaggio imbastito di ricordi vicini e lontani, con il carro funebre che correva davanti alla mia auto – la cappella era malmessa e la porta era priva di vetri, non perché fossero rotti o qualcosa vi avesse fatto breccia, la porta, ma anche il finestrone posto dirimpetto all’entrata e quello sopra la porta stessa, erano privi di vetri poiché nessuno aveva provveduto a installarli.
Non c’erano nemmeno gli infissi, le strutture intendo.
Niente.
Ho provato imbarazzo, soprattutto nei confronti dei parenti di mia moglie che erano presenti, perché ci pioveva dentro e i colombi ci passeggiavano in lungo ed in largo, anche impettiti.
Fuori c’era persino un cartello la cui scritta non ricordo bene ma con cui, sostanzialmente, il comune declinava la responsabilità – che era tutta caricata ai concessionari (a noi!) – per la possibile caduta di sassi e detriti.
Erano stati eseguiti dei lavori nel millenovecentonovantanove e ci avevano pensato i miei cugini, i figli della prima moglie di mio zio Domenico, u zi’ Micuzzu.
Si erano “divisi” i compiti anche con l’altro figlio, Vincenzo: quest’ultimo – l’unico che abitava a Taurianova – era stato delegato a farli eseguire e i soldi, però, ce li avevano messi tutti gli altri suoi fratelli, i miei cugini, i figli di prima moglie di mio Zio Domenico.
La cappella era stata attribuita, infatti, a mio padre ed a suo fratello Domenico in forza di una concessione del 1963 e – quella volta – l’intervento edile necessario fu finanziato dai miei cugini che abitavano, anch’essi, lontano da Taurianova, chi in Francia e chi in Piemonte.
Era da tanto che non ci andavo e, quel giorno, il giorno della tumulazione di mio padre, l’atmosfera era surreale, irrazionale, dissonante, era come sospesa tra il mio dolore, il nostro dolore – c’era anche mio figlio Giuseppe di dieci anni – e la vita di questi colombi che frequentavano quel luogo e che si erano fatti “largo” e strada tra lapidi, fotografie di morti, fiori, lampade votive e, soprattutto, umidità e acqua che grondava dal tetto e che entrava dalla porta e dalla finestra.
La tumulazione, non bisognerebbe assistere alle tumulazioni, è qualcosa che ti sconvolge, senti la tua impotenza, l’impotenza dell’uomo davanti a sorella morte, non bisognerebbe mai assistere ad una tumulazione, ma come fai?
È necessario assistere, è come dare l’ultima volta la mano, come vedere allontanare Tuo Padre, il Tuo “fresco” Defunto, un ultimo passo, da te, dal mondo.
Bisognerebbe avere la fortuna di non assistere mai ad una tumulazione.
Sono tutte quelle piccole cose, però, che si devono fare, come la richiesta di sepoltura.
Ricordo perfettamente quando ho firmato la richiesta e, quando scrivi e firmi quella richiesta, su quel foglio c’è il nome di tuo Papà.
È stata, però, come una scintilla la tumulazione, un dispositivo di accensione, perché ho pensato di rendere dignitosa e bella la nuova casa di mio Padre, e non ho pensato ai soliti interventi edili, il pensiero mi è corso a quel che si poteva fare, al modo in cui si poteva fare, al modo nuovo in cui si poteva fare ed ho pensato subito a cosa aggiungere per far risuonare quel luogo della presenza di mio padre, e c’era tutto da fare: muri, rifiniture, finestre, pavimento, lapidi, fregi, soprattutto fregi.
C’era tutto da fare perché quella non era una cappella funeraria, era solo un’ipotesi di cappella funeraria e ciò nonostante vi fossero tumulati i miei nonni Giacomo e Francesca, mio zio Domenico, la sua prima moglie e, anche, la mamma di lei, sua suocera.
In quell’ipotesi di cappella funeraria – mentre tumulavano mio padre – ho visto la cappella come sarebbe stata dopo, ho visto la cappella per come sarebbe divenuta, dopo, dopo gli interventi che avrei realizzato.
Adesso, in quel momento, c’era solo da predisporre gli interventi e incaricare le persone per far combaciare la realtà a quello che avevo visto.
Si, perché la cappella – com’è adesso, mentre mi leggi cara Taurianova – era già nella mia testa sin da subito, sin da quando vi è arrivato mio Padre.
Volevo che fosse qualcosa di unico e bello, come mio Padre per me.
A dicembre, così, sono tornato a Taurianova con Carmen Voicu, un’artista delicatissima e sensibilissima, una di quelle apprezzate da Vittorio Sgarbi e le cui opere – secondo il noto critico Paolo Levi – “spingono verso il punto di massima espressività, punto in cui l’estetica incontra il sentimento, dando vita a qualcosa di unico come le sue creazioni”.
Ecco: l’estetica che incontra il sentimento e che crea qualcosa di unico era quello che mi serviva per tradurre nella realtà ciò che avevo visto e immaginato.
Conosceva Carmen da tempo e il mio studio era ed è pieno di sue opere, addirittura c’è una stanza – la sala delle riunioni – dove ho voluto solo suoi quadri e ce ne sono ben sedici.
Ho portato Carmen a Taurianova perché volevo che Carmen vedesse ciò che avevo visto io, speravo che lei stessa vedesse con i suoi occhi “metafisici” ciò che avevo visto io.
Mentre le parlavo e le descrivevo ciò che volevo fosse realizzato, le chiedevo: “Lo vedi?”.
Si, lo vedeva pure lei e lo vedevano anche Arcangelo e Mimma – due miei carissimi amici – che avevo voluto fossero presenti, per la loro sensibilità artistica, per la loro cultura artistica.
Siamo rimasti un paio di giorni e siamo andati e venuti continuamente dal cimitero e – se non l’avessi vissuta – non crederei a questa cosa qua: mentre parlavamo dei dettagli, vedevamo effettivamente, tutte e due, io e lei, Carmen Voicu ed io, ciò che doveva essere realizzato, ciò che sarebbe realmente apparso all’esito del nostro Progetto.
Quella cappella funeraria sarebbe stata ricolma di arte e di simboli del percorso, del percorso di noi umani verso la Trascendenza.
Un ponte tra Noi e l’al di là.
Un modo incisivo per “dialogare” con i nostri defunti.
Prima del volo artistico, però, c’era da sistemare il tetto, le porte, i muri esterni e quelli interni.
C’era da sistemare tutto per preparare il sito, per preparare il campo all’emozionante invasione artistica.
Sapete com’è quando cerchi una ditta edile? Non lo sapete? Ve lo dico io. Se non succede niente, tutti a dire che non c’è lavoro, che c’è crisi, che non si batte chiodo. Appena chiedi se sono disponibili – anche a solo fare un preventivo – hanno tutti daffare, tutti superimpegnati e nessuno può seguirti perché da qui all’eternità hanno lavoro, cantieri, restauri da realizzare.
Boh!
Mio cugino Vincenzo mi ha chiamato una sera per dirmi che un suo amico aveva una ditta ed era disponibile a fare i lavori. Qualche giorno dopo mi è arrivato anche il preventivo.
Con un altro mio cugino – Giacomo che abita in Francia – abbiamo deciso di accettare e di dividere a metà la spesa per il restauro della componente muraria della cappella.
I lavori sono partiti – eravamo appena usciti dal periodo di lockdown – e ho mandato due bonifici con le somme necessarie a mio cugino Vincenzo che abitava a Taurianova e lavorava pure al comune, all’ufficio tecnico.
“Per le autorizzazioni te la vedi tu”
“Se lo posso fare da Roma, volentieri …”
“Si, basta la firma di uno solo e, poi, ti ho indicato come responsabile verso il comune, come dice il regolamento comunale per i cimiteri”.
“Ok”.
È importante sottolineare, ancora una volta, che Vincenzo Monteleone era un dipendente comunale e prestava la sua attività lavorativa presso l’Ufficio Tecnico del Comune che, notoriamente, si occupa anche dei Cimiteri.
È importante poiché, in quei frangenti, Vincenzo Monteleone era ben consapevole di aver precedentemente posto in essere gli Artifici di cui dirò tra poco e finalizzati all’Intestazione a Suo nome della Cappella.
Pur tuttavia, Vincenzo Monteleone non rivelò mai nulla né a me, né, tanto meno, agli altri legittimi Titolari, ignari della sofisticazione attuata, al contrario, fece di tutto per tenere celato tutto quanto da lui ordito ed attuato con l’Ausilio di altri Soggetti.
Nei giorni dei Sopralluoghi con Carmen Voicu, ho avuto modo di parlare anche con l’Arch. Antonino Bernava, anche per comprendere bene come impostare la “domandina” da presentare.
Mi ricordo molto bene l’Esclamazione di questo Arch. Antonino Bernava quando gli prospettai gli Interventi che intendevo realizzare: “… e che fate? Un’altra cappella Sistina?”.
Quel che conta è che l’Arch. Antonino Bernava – alla presenza di Vincenzo Monteleone e da lui sollecitato – mi disse che, trattandosi di Lavori che non comportavano mutamento strutturale, sarebbe stata sufficiente una Istanza semplice da parte di uno dei Contitolari della Concessione.
Insomma, l’Arch. Antonino Bernava mi confermò l’idea che la Concessione fosse intestata a tutti gli Eredi degli originari Concessionari.
Insomma, scrissi la domandina e la consegnai a Vincenzo perché la portasse al Comune.
Questo è stato lo scambio di intese con mio cugino Vincenzo.
Qualche tempo dopo, era una calda sera dell’estate 2020, eravamo in una delle panchine della villa, io, Francesco Gangemi e Domenico Versace. Se lo ricordano bene, si ricordano che mio cugino Vincenzo Monteleone mi si avvicinò e mi porse un foglio. Era la domandina, era la domandina che avevamo presentato qualche settimana prima, e adesso c’era sopra anche il timbro del Comune di Taurianova, con il numero di protocollo, non gliela avevo nemmeno chiesta ma Vincenzo me l’ha restituita con i sigilli, perché – ho pensato – ha voluto fare le cose per bene.
Vi anticipo subito che si tratta di Documento sconosciuto al Comune, così come ha accertato Lello Carioti successivamente. Vi dirò meglio qui di seguito.
Nel frattempo, nel laboratorio di Carmen – a Bassano Romano – i lavori proseguivano e spesso andavo a trovarla per vedere l’evolversi della creazione.
Oddio, ci sono stati anche i momenti in cui Le ho fatto rifare interamente la parte di opera che stava realizzando e che non mi era piaciuta e non ricordo che Carmen abbia mai protestato o sia stata contrariata da queste mie controindicazioni.
Notavo che anche lei voleva fermamente che l’opera rispecchiasse interamente il progetto che avevo in testa e che lei poteva solamente comprendere con il pensiero, con lo spirito, con l’anima, con quella sommatoria di talenti, insomma, che sono situati su un bordo diverso dell’intelligenza e che si potrebbero ricomprendere con l’espressione “affinità elettive”.
Per il pavimento, poi, Carmen mi ha fatto conoscere Lucio Cacioli, un geniale artista toscano che realizza opere d’arte interamente calpestabili.
Era quello che ci voleva, un’opera che potesse essere installata sul pavimento e che portasse i crismi della prospettiva raffinata e del volo spirituale.
Non è stata una creazione estemporanea, insomma, e non è stata, pertanto, nemmeno molto rapida perché ci sono voluti quasi due anni e, così, nella primavera dell’anno duemilaventuno era tutto pronto.
Tutto pronto dopo che Francesco Gangemi – una specie di genio che potrebbe fare e fa tutto, dal muratore, all’informatico, al chitarrista – e Domenico Versace hanno realizzato anche le rifiniture interne della cappella e anche con la colorazione utilizzando la pittura di un morbidissimo giallo chartreuse.
Tutto pronto dicevo, ed era meraviglioso, un lavoro carico di significati, di sensazioni, di emozioni sopite e riscoperte, di ritmi ancestrali.
Era passato tutto quel tempo ma ne era valsa veramente la pena di attendere.
A tutti quelli che mi chiedevano se a Taurianova l’avrebbero capita, rispondevo che l’avevo fatta per me e per quelli che l’avrebbero capita, per gli altri mi sarei offerto di essere veicolo di comprensione, di aiuto.
Nel frattempo, per dirla tutta, avevo anche ricevuto un solenne rimbrotto da mio cugino Giacomo. L’ho accettato perché non aveva tutti i torti e perché ha tredici anni più di me.
Si era lagnato perché gli avevo detto che non avevo pagato direttamente la ditta – che aveva operato il restauro del tetto e dei muri interni ed esterni – e che avevo trasferito la somma direttamente sul conto di Vincenzo, lasciandola nella sua disponibilità.
Una questione di principio perché avevano avuto qualche battuta a vuoto tra di loro.
In effetti, anche io ho avuto spesso qualche “battuta a vuoto” con Vincenzo, perché Vincenzo mi ha convinto a far fare ad un fabbro – Peppe Asciutto – la porta e le finestre in ferro e mi ha convinto a rivestire i loculi liberi con il polistirolo, dalla Ditta Romeo della Zaccheria.
Soldi buttati dalla finestra – soldi miei ovviamente – perché il polistirolo si è rivelato per quello che è, ovvero un elemento inadeguato per quello che mi serviva e il ferro non mi è, poi, apparso congruente con il resto della cappella e delle opere e, così, ho deciso di sostituirlo con il vetro, integrale di porte e finestre, elemento che avrebbe provocato un ulteriore salto di qualità.
In ogni caso, i lavori erano, oramai, stati ultimati e la cappella era pronta per l’invasione artistica.
Me la prefiguravo continuamente.
Si trattava di sedici piccoli elementi per la sola lapide di mio padre, di tre grandi elementi per il pavimento, di altri sedici per la parete posta difronte all’ingresso, di una croce in legno con una sindone appoggiata sui bracci, e, infine, di un dipinto su vetro che avrebbe coperto e chiuso la finestra posta al centro della grande parete.
Dopo averli asportati dal laboratorio di Carmen – mica potevo lasciarli lì a lavorazione finita! – li ho depositati nei locali del teatro delle suore, che gestivo personalmente a Roma.
Andavo e venivo perché volevo vedere, analizzare, gustare l’opera, volevo, insomma, godere della sensazione che solo l’Arte ti sa dare e quella era Arte dedicata soprattutto a mio padre, deceduto poco tempo prima. Era un tripudio di affetto e amore offerto in memoria e suffragio e, proprio, per questo mi piaceva e mi piace considerare quell’opera un ponte tra l’immanenza e la trascendenza che ci aspetta e che ha già accolto i nostri cari Defunti.
In fondo è proprio questo il principio ispiratore della Pietà di Michelangelo, della Cappella Sistina, dell’arte di Giotto, di Antonello da Messina, del Cristo di Salvator Dalì e di tante altre Opere di Artisti ispirati dalla luce cristiana.
Mi sono alzato prestissimo il giorno del trasporto.
Se ne sono incaricati un mio caro Amico di Rombiolo, Angelo Contartese e il figlio che avevano un camioncino con cui effettuavano traslochi e trasporti in tutta Italia.
Abbiamo caricato le opere sul camioncino, le abbiamo sistemate con elastici e corde per tenerle ferme e proteggerle in caso di buche e incidenti vari durante il trasporto.
Era necessario, però, depositarle in un sito dove Arcangelo Dagostino avrebbe realizzato le ultime operazioni finalizzate all’assemblaggio ed al posizionamento.
Proprio per questo le abbiamo portate in una casa di Arcangelo a Cittanova e le abbiamo lasciate lì, nella custodia e nella cura di Arcangelo stesso.
Non vedevo l’ora.
Non vedevo l’ora di terminare le operazioni ma ho dovuto mordere il freno perché eravamo a giugno e avevamo stabilito di posizionare tutto ad inizio agosto e quel tempo, come detto, serviva soprattutto ad Arcangelo per il completamento dei dettagli.
Ci abbiamo messo diversi giorni, abbiamo installato pezzo per pezzo, faticosamente, precisamente, entusiasticamente, e nelle pause-pranzo abbiamo anche mangiato il panino là, al Cimitero, davanti ai nostri Morti.
Chi l’avrebbe mai detto? Chi avrebbe mai detto che avrei mangiato qualcosa in un luogo così santo, così ispirante al digiuno.
Abbiamo completato tutto e Arcangelo – che di solito è sempre molto poco incline all’entusiasmo ed all’elogio – ha esclamato testualmente: “è un capolavoro!”, e lo ha detto accompagnandosi con il gesto della mano con le tre dita tese e l’indice a giro sulla punta sul pollice. Come a sottolineare la perentorietà dell’affermazione.
Era veramente un capolavoro.
C’erano e ci sono anche i ritratti di mio nonno Giacomo, di mia Nonna, di zi’ Micuzzu, di mio Padre e di tutti gli altri avi della mia famiglia.
C’erano e ci sono immagini e frasi di Suor Faustina, di San Francesco, il Calabrese, della Madonna di Fatima, dell’Arcangelo Gabriele.
C’erano e ci sono tante raffigurazioni e simboli che rimandano ad una visione trascendentale della Vita e della Morte.
C’era l’obiettivo di far risaltare la Morte come il vero mistero, un mistero bello e affascinante perché interpretata in un afflato di consapevolezza Cristiana e Salvifica.
Vincenzo Monteleone non si è fatto vedere in nessuno dei quindici giorni di lavoro.
A lavori terminati, si è fatto aprire il Cimitero dopo l’orario di chiusura per vedere – senza nessuno di noi – cosa era stato installato e com’era la Cappella della Famiglia Monteleone.
Un messggio Whatsapp mi ha confermato quello che già sapevo, conoscevo bene mio cugino, ci ero cresciuto insieme, eravamo coetanei e devo dire che non ha mai brillato per raffinatezza culturale.
“Quello non è mio padre, stanotte vado con un secchio di vernice nera e lo copro e poi perché ci sono i cavalli e mio padre ha la giacca dello stesso colore dei cavalli?”.
Certo, quello era il suo giudizio e non si può chiedere a chi non sa il latino di parlare latino, ma rimaneva il fatto che non si era fatto vedere durante le operazioni di installazione.
Nemmeno la curiosità di vedere. Nemmeno la voglia di condividere quello che era, in fondo, un emozionante momento di aggancio alla Trascendenza.
C’era dell’altro, c’era che mi sembrava (per usare un’espressione cara al popolo romano) stesse rosicando e gli ho dovuto mandare a dire che la giacca di suo Padre aveva lo stesso colore dei cavalli perché erano e sono intessuti con la foglia d’oro, quella che usano gli artisti quando vogliono dare risalto e importanza alle Opere.
Ci siamo ignorati per giorni, per settimane.
Succedeva spesso, era successo molto spesso anche in gioventù: dieci giorni di amicizia e, poi, dieci anni di lontananza.
Ho frequentato il liceo, ho studiato filosofia, ero catechista, leggevo molto, ero e sono un ateniese, insomma.
Ha frequentato il geometra e mi è sempre sembrato non alzare mai lo sguardo da Geo, ha sempre misurato la vita come si misura Geo, come uno spartano, non poteva, non voleva capire l’altro bordo dell’intelligenza, il bordo dove si può afferrare il mistero, il mistero dell’incapacità consapevole e sublimata.
Chi l’ha conosciuto, forse, capisce meglio degli altri la mia permanente difficoltà.
Era accaduto anche fino al 2019, dal 2009, forse 2010, non ci siamo più parlati in seguito ad un mio nuovo allontanamento.
Nel 2019 me lo sono trovato davanti mentre tumulavamo mio Padre.
Ci siamo, poi, rivisti in autunno, in anticipo su quello che avevo previsto, ci siamo rivisti allorquando era intento a raccogliere voti per un suo amico che si candidava, inutilmente, alla Regione Calabria e ci vedevamo anche quando passavo da casa sua perché seguivo professionalmente sua moglie in varie cause.
La seguivo gratuitamente, ovviamente.
“È morto tuo cugino Vincenzo”, dall’altro capo del telefono c’era Francesco Gangemi e mi stava annunciando che Vincenzo era morto, improvvisamente, erano le ventidue circa del due aprile 2022.
Inutile dire che ci siamo comportati – tutti quanti i parenti – come si comportano i buoni parenti in queste occasioni.
Li abbiamo aiutati, siamo stati loro vicini, mi riferisco ai Figli ed alla Moglie.
Sono stato loro vicino, soprattutto io, ho cercato di aiutarli ed anche di consigliarli.
Li vedevo molto aggressivi.
Ho cercato di aiutarli.
Pensavo ne avessero bisogno, ma non sapevo ancora di che pasta fossero fatti.
Mi hanno deluso ogni giorno sempre di più e non sapevo ancora le vette che avrebbero raggiunto, anche se me ne hanno dato un saggio nelle immediatezze del funerale del Padre.
Uno dei pomeriggi precedenti, non hanno nemmeno aperto la porta ai cugini che erano andati a porgere le loro condoglianze.
Vincenzo era sempre in disputa con qualcuno e se n’è andato lasciando una scia di inimicizia con i Carioti, Giacomo, Lello e Rosaria, figli di una sorella del Padre.
Quel pomeriggio, Loro bussavano con i fiori in mano e addolorati per la scomparsa di Vincenzo e per porgere le loro condoglianze e i figli e la vedova – dentro casa – non hanno nemmeno aperto la porta.
Mi hanno chiamato, i Carioti, in fondo mi sentivo responsabile perchè ero stato io a invogliarli ancora di più, così ho chiamato io la vedova, ma niente, sono stati irremovibili.
Che cosa brutta e sgradevole!
Niente, però, in confronto a quello che è successo dopo.
Sono passati i giorni e le settimane e posso dire di essere stato vicino alla famiglia di mio cugino Vincenzo e non fatemi dire altro.
Non sapevo, però, nulla di quello che Vincenzo aveva combinato con la Cappella e non potevo immaginare cosa avrebbero combinato i suoi figli e sua moglie.
Circa un mese dopo, ho trasmesso una comunicazione al Comune di Taurianova – così come prevista dal Regolamento Cimiteriale – con la quale indicavo chi erano gli attuali aventi diritto ed elencavo puntualmente i nomi e le quote di titolarità della Concessione.
Non mi sembrava di aver fatto una cosa spiacevole o di cui doversi giustificare con qualcuno, eppure mi ricordo che – mentre mi trovavo a casa di mio cugino e stavo spiegando alla vedova come stesse andando una causa che stavo seguendo – la ragazzina Simona, l’Assessore Monteleone, arriva con un documento in mano (era la mia Istanza) e brandendolo mi ha chiesto cosa fosse, con aria alquanto saccente e vantandosi che le era stata sottoposta immediatamente, appena l’avevo trasmessa.
Immediatamente? Già, lei è assessore al personale.
Ho prova anche che tutte le volte che trasmetto un’Istanza al Comune, lei lo sa subito, e se ne vanta pure. Le piace ostentare, forse.
Ovviamente, le ho consigliato di scendere dal piedistallo e di portarmi rispetto.
E pensare che, più volte in passato, l’avevo anche invogliata, “pregata”, indirizzata a studiare.
È iscritta a legge ma non ha mai brillato per risultati conseguiti.
L’ho spinta più volte, ho cercato di spingerla a studiare, a venire a Roma al mio studio, l’ho fatto con i figli di altri miei amici, figuriamoci con lei.
Non sono stato efficace, però, una delle poche volte che le mie parole non sono state efficaci.
D’altronde, fa politica, piccola politica comunale, ma fa politica. Lo studio può attendere.
Insomma, me ne sono andato abbastanza contrariato ma non potevo ancora sapere cosa era successo e cosa sarebbe successo ancora.
Debbo dire che c’è stata anche un’altra situazione che mi ha turbato molto.
In occasione del Funerale di Vincenzo, la Cappella è stata fatto oggetto di un vero e proprio assalto.
Corone appoggiate sulla Croce Artistica con danni alla Sindone.
Calcinacci lasciati cadere sul pavimento senza cautele, con lesioni all’Opera posta sul pavimento.
Lumini lasciati sul pavimento con abrasioni alla stessa Opera orizzontale.
Un vero e proprio scempio, sembrava fossero scesi nuovamente Attila e i suoi mercenari.
Ho dovuto e debbo restaurare tutto, un vero e proprio oltraggio, un oltraggio all’Arte, alla Sensibilità, alla Memoria dei Defunti ed anche un oltraggio alla miseria perchè si tratta di nuovi fondi praticamente buttati per colpa dell’incuria e della scarsa propensione all’Arte.
Una mia Amica a cui – per sfogo – ho raccontato la Vicenda mi ha detto che io conosco il Vangelo.
Pensavo di aver capito.
“Porgi l’altra guancia?”
“No, non gettate le perle ai porci”.
Interpretazioni.
Nell’estate successiva, quella del 2022 – dopo aver installato anche la porta e le finestre in vetro temperato ed aver rivestito con tale materiale anche le pareti – ho presentato, a mio nome, la domandina per la luce perpetua per mio Padre.
Non vi dico quanto è complicato pagare una bolletta a Turianova, forse lo sapete già.
Ora, però, c’è la luce anche nel Loculo di mio Papà.
Ci ho passato lunghissimi pomeriggi nella Cappella, con mio padre, anche con gli altri Defunti della Famiglia, con mio Nonno, con mia Nonna, con u zi’ Micu, soprattutto con mio Padre.
La lapide di mio Padre è la raffigurazione di una serie di momenti della Sua vita, dalla nascita, al matrimonio, ai momenti bui, alla rinascita, fino a Roma, al cammino con suor Faustina, alla grande Inter, c’è anche la formazione della grande Inter, Sarti, Burgnich, Facchetti, eccetera, eccetera, eccetera. Mio padre si emozionava a declamare la formazione della Grande Inter di Helenio Herrera.
Sembra strano ma sono stato felice al Cimitero, in quella Cappella, con tutti quei riferimenti religiosi, mistici, trascendentali, cristiani.
Sembrerà strano ma è la felicità o, meglio, la serenità del “tepore” Cristiano, chi non l’ha mai provato non sa che gioia che ti da dentro.
Bisogna accostarsi così alla Morte.
La morte.
Il 15 gennaio 2023, a Roma, è morta anche mia Mamma, una pura, una santa donna, così come tutti sanno a Taurianova.
Vi lascio immaginare cosa è stato il viaggio – anche quel viaggio, dopo quello con mio Padre – in macchina, con il Feretro che marciava davanti la mia automobile.
Ho presentato la stessa rituale istanza di tumulazione e mia Mamma è stata tumulata e posso dire che quei frangenti sono i momenti più brutti e dolorosi della mia Vita.
Si è fatta vedere anche la ragazzina Assessore, con la madre. Per pochi minuti.
Una presenza fredda, insensibile, lontana.
Ne avrei fatto volentieri a meno.
Chi non ha amore come può darlo? Questo mi ha detto una mia Amica mentre aspettavamo l’arrivo dell’Arciprete Don Alfonso per la benedizione di mia Mamma.
Non so quanto ho pianto quel giorno mentre il mio Sacerdote benediceva mia Mamma per l’ultima volta.
Per tumulare una Mamma bisognerebbe conoscere il mistero della Morte e non urtarla, non urtare la Morte, come sanno fare coloro che non hanno che l’immanenza dentro di sè.
A mia Mamma devo tutto, ma il ringraziamento più grande che le faccio e per il dono della Fede con cui mi ha instradato nel Mondo.
Ero triste, molto triste.
Il 15 gennaio, d’altronde, è sempre stato il giorno più freddo dell’anno.
“Avvocato, c’è un addetto del cimitero di Roma”.
“Cimitero di Roma?”
“Si”
“Passamelo”
“Buon giorno, nel 2023 scade la concessione trentennale di Giulia Pepè e di Giuseppe De Pino, sono i suoi nonni se non sbaglio”
“Non sbaglia”
“Cosa dobbiamo fare?”
“Cosa si deve fare?”
“Bisogna procedere alla estumulazione e, poi, se ha dove portarli, li portiamo lì, altrimenti finiscono nell’ossario comune”
“No, no, che ossario comune! Ho dove portarli, abbiamo la Cappella di Famiglia Taurianova”.
Mi sono organizzato: solite decine di domandine e di richieste di autorizzazioni varie, ho pagato anche il dovuto per l’estumulazione, la zincatura ed altra roba del genere e per il trasporto verso Taurianova.
“Appena effettuato il pagamento dell 4.350,00 euro, le fisseremo la data e poi ci servità l’Autorizzazione del Comune di Taurianova”.
Trasmesso il pagamento, abbiamo contattato nuovamente il Comune di Roma.
“Si, fissiamo la data del 29 luglio 2023 per l’estumulazione e la traslazione a Taurianova, mancano poco più di quattro mesi, pensa di potercela fare con l’Autorizzazione da Taurianova?”
“Figuriamoci, nel giro di qualche giorno gliela faccio avere”.
Ho redatto e scritto la Domanda con la richiesta di autorizzazione alla traslazione delle salme il 12 aprile 2023.
Il Comune di Taurianova non ha risposto.
Dopo qualche giorno, vista l’inerzia del Comune e memore delle parole che avevo detto al funzionario del Comune di Roma, ho cominciato a preoccuparmi.
Ho scritto a Simona Monteleone un Messaggio Whatsapp ma non mi ha mai risposto. Le ragazzine di un tempo erano diverse, rispondevano ai più anziani perchè ne riconoscevano l’autorità. Oggi niente, sono ragazzine diverse.
Ho telefonato più volte, allora, per parlare con il Responsabile del Comune, si tratta dell’Arch. Antonino Bernava.
Una volta non c’era, l’altra era impegnato, l’altra ancora era indisponibile, l’altra era fuori ufficio.
Insomma, non sono riuscito a parlare con l’Arch. Bernava, il mio personale Convitato di Pietra. L’uomo che non risponde.
Ho chiamato mio cugino Giacomo Carioti, nel suo ufficio, Lello, il fratello, mi ha detto di curare bene la vicenda perché gli risultava che non eravamo più titolari della Cappella: “Impossibile, ma che dici? Ho fatto domande, approvate, ho speso soldi, ho gestito tutta la vicenda, ho parlato con Bernava, lui mi ha detto come fare la domandina”.
“Guardati bene la vicenda”
“Lello che vuoi dire?”
“Fatti mandare la documentazione e poi vediamo”.
Boh!
Il 26 aprile 2023 ho trasmesso una nuova Istanza indirizzata al mio Convitato di Pietra, l’Arch. Bernava.
Ho ripercorso alcuni Eventi della Vicenda, chiedevo di sapere se corrispondesse al Vero che io e gli altri fossimo stati espunti dalla Lista dei Concessionari e chiedevo anche di sapere – eventualmente! – in base a “quale strano titolo, ragione o causa si sia proceduto” in quella direzione.
Gli dicevo, insomma, che ho saputo cose strane e che volevo sapere.
L’Arch. Antonino Bernava non mi ha mai risposto.
Si è interessato della Vicenda anche l’Avv. Filippo Lazzaro – consigliere di minoranza al Comune – insieme all’ex candidato sindaco Daniele Prestileo.
Hanno interrogato il sindaco e l’Assessore Simona Monteleone, Assessore al Personale.
Non hanno risposto in nessun modo, se non con frasi di circostanza che sono morte con lo spirare della seduta del consiglio comunale.
Il 29 aprile 2023 ho deciso di trasmettere ed ho trasmesso una formale Istanza ai sensi della Legge 241 del 1990.
Rispondere a quel tipo di istanze è un obbligo, un obbligo rilevante penalmente per i Funzionari dell’Amministrazione interrogata.
Nè il sindaco, né l’Arch. Bernava hanno risposto.
“Proviamole tutte, chiama il Comune di Taurianova e fammi fissare un appuntamento con l’Arch. Antonino Bernava, il Convitato di Pietra”.
L’uomo che non risponde e che, probabilmente – unitamente al Sindaco – non legge le mie Istanze.
E si che in paese, ogni anno, si tiene l’evento “Taurianova Legge”, dovrebbero, insomma, leggere ma, forse, leggono solo ciò che gli pare e che gli piace.
Boh!
La data del 29 luglio 2023 – fissata dal Comune di Roma per la Estumulazione – si stava avvicinando e si avvicina rapidamente nella più totale Inerzia del Comune di Taurianova
“L’appuntamento è fissato per lunedì 22 maggio 2023 alle ore 12 e trenta”.
Eravamo agli inizi di aprile e la mia segreteria aveva fissato un (fatidico!) appuntamento con il Convitato di Pietra.
“Dici che ti riceverà?” mi ha chiesto beffardamente una mia collaboratrice intendendo comunicarmi il suo scetticismo.
Mai previsione fu più azzeccata.
Sono rientrato a Taurianova da Roma la sera prima e, così, la mattina del 22 maggio 2023, alle 10 circa, mi trovavo – davanti al Bar Taverna, quello della Villa – alla presenza di mio cugino l’Arch. Giacomo Carioti, di suo fratello Lello, e di Michele Zavaglia che si era casualmente fermato a salutarci.
Squilla il telefono.
Guardo il display.
Palmi.
Penso si tratti del Tribunale di Palmi, avranno qualche comunicazione urgente.
“Pronto”
“Buon giorno avvocato”
Penso “si, mi chiamano come avvocato, è il tribunale”
“Buon giorno dottore”
“Sentite avvocato …”
Quel sentite mi è subito suonato come una fregatura.
“… l’Arch. Benava mi ha detto di comunicarvi che non può ricevervi e che dobbiamo rimandare”.
Al telefono c’era Salvatore Sposato, addetto comunale, credo.
Vi tralascio i particolari ma non ce l’avevo con questo Salvatore che mi stava parlando al telefono, ce l’avevo con il Convitato di Pietra.
I miei cugini mi hanno, subito, convinto ad andare al Comune.
Lì, mi hanno subito confermato che il Convitato di Pietra non poteva ricevermi.
Chissà cosa farà tutto il tempo l’Arch. Bernava?
Non legge le Istanze dei cittadini, sicuramente perché ha da fare.
Chissà quante belle cose ha da fare!
Siamo stati a colloquio con Angelo CALIVI, un Dipendente dell’Ufficio che si occupa delle Pratiche Cimiteriali.
Orbene, Angelo – dopo aver discusso con noi del mitico derby di San Siro appena passato – ci riferiva che l’Arch. Antonino Bernava non avrebbe mai trasmesso la Documentazione richiesta per una questione di Privacy e ci confermava che la Concessione della Cappella Funeraria di mio Padre e di Zi’ Micu era, adesso, intestata ad Altri Soggetti per mezzo di un contratto
Privacy?
Altri soggetti?
Contratto?
“Di cosa state parlando?”
Mio cugino Giacomo Carioti, col telefono in mano e parlando con qualcuno dall’altra parte, mi diceva che a mezzogiorno ci aspettava il sindaco.
Ah, il sindaco!
A mezzogiorno siamo entrati nella stanza del sindaco: io, Giacomo Carioti, Lello Carioti, Francesco Gangemi e mio figlio Giuseppe, mentre il Sindaco Rocco Biase era in compagnia di Angelo Calivi.
Poi è entrato ed è stato con noi anche il vicesindaco Antonino Caridi.
Al nostro arrivo, Angelo Calivi aveva in mano dei Documenti e parlottava con il Sindaco.
Ve la faccio breve, in data 26 gennaio 2023 la concessione – la mia Concessione, la nostra Concessione, la Concessione di mio Padre – era stata intestata alla famiglia dell’Assessore Simona Monteleone.
Nessuno ci aveva detto nulla e ciò nonostante le Istanze e le Sollecitazioni presentate.
Boh!
La Cappella su cui avevo investito tempo e risorse mi dicevano non essere più nella mia titolarità.
Dovevo ancora capire come era stato possibile (l’avrei capito nei giorni successivi in seguito alla lettura di alcuni documenti) ma era così che mi stavano, che ci stavano, dicendo.
Il sindaco ha, sùbito, indirizzato la Discussione affermando che la nostra Vicenda era frutto di un Errore e che avrebbero provveduto a correggere gli Atti, annullando in Autotutela una precedente Delibera Comunale (di cui non conoscevamo ancora il contenuto) e emanandone una nuova, laddove si sarebbero indicati gli effettivi Concessionari, così come comunicati precedentemente a mia cura.
Il Sindaco – è bene fissare con precisione questo aspetto – ebbe a ripetere più volte che si trattava di Errore.
Orbene, nonostante secondo me non si trattasse di errore ma di vero e proprio Intento Fraudolento, il mio interesse era quello di risolvere la Questione e di vedere indicati gli effettivi Aventi Diritto con le rispettive quote.
Pertanto, in quella specifica sede, non mi era sembrato opportuno eccepire tale Evidenza e ciò anche al solo fine di concludere positivamente la Traslazione delle Salme dei Nonni, poiché – come detto – il 29 luglio è dietro l’angolo.
Non solo, il Sindaco suggerì di trasmettere una nuova Istanza laddove ripercorrere l’excursus storico, indicare i Nominativi degli Aventi Diritto ed anche il numero esatto dei Loculi spettanti a Ciascuno degli Aventi Diritto.
Ovviamente, il giorno seguente – appena rientrato nel mio studio di Roma – ho redatto l’Istanza per come concordata con il Sindaco Avv. Rocco Biase e, dopo averne ottenuto l’Assenso degli Altri cugini di Francia e di Piemonte, nella stessa data del 23 maggio 2023 la trasmettevo in via ufficiale al Comune di Taurianova con una formale P.E.C..
Nonostante le Dichiarazioni e le Indicazioni del Sindaco, i giorni passavano inutilmente e ricordo a chi legge che in data 29 maggio 2023 scadeva – ai sensi della Legge 241/1990 – il Termine per la Trasmissione dei Documenti richiesti con il formale Accesso del 29 aprile 2023.
Insomma, il Comune di Taurianova ha fatto scadere tale Termine con ciò violando apertamente la Legge.
In quella stessa data del 29 maggio 2023, ho, allora, trasmesso un Messaggio Whatsapp al Sindaco di Taurianova: “Buon giorno collega, Sono Domenico Monteleone, Ti ho trasmesso una PEC sul tuo indirizzo di studio, Ti avevo mandato una PEC al comune sulla PEC del protocollo ma non ho ricevuto risposta, Ho saputo da voci di corridoio che Bernava fa ostruzione per questioni di privacy, Ti prego di provvedere perché sono veramente stanco e allibito, E non so come un assessore al personale possa tenere così ferma la macchina amministrativa, Se quello che prospetto e che mi hanno detto, c’è un evidente stato di illegalità sulla mia vicenda, Ti abbraccio e confido nel tuo intervento all’insegna, come sempre, della legalità. DM”.
La Risposta del Sindaco è stata, purtroppo, illuminante in senso negativo ed ha avuto il seguente tenore letterale: “Buongiorno, Ora vedo le carte”.
Non che non avessi già capito, sono un avvocato, e l’Espressione “Ora vedo le carte” mi ha confermato l’Atteggiamento del Sindaco e rappresentava una vera e propria contraddizione rispetto a quanto stabilito dal vivo sei giorni prima, allorquando si era stabilito oralmente – e davanti a tanti Testimoni – come attivarsi, il tutto come riportato anche nella Istanza del 23 maggio 2023 da me trasmessa.
Era evidente che il Sindaco – con la più classica delle “marciaindietro” – non si sarebbe più attivato per sanare la Situazione così come dallo stesso dichiarato al momento dell’Incontro in presenza.
Voglio ricordare, ancora una volta, che la Cappella Funeraria risulta – in seguito alla suddetta Manovra di cui dirò ancor meglio qui di seguito – intestata alla Famiglia di Simona Monteleone, notoriamente Assessore al Personale del Comune di Taurianova.
La sera del 29 aprile, ho iniziato a “rompere gli argini” ed ho pubblicato sul mio profilo facebook il seguente Post: “TAURIANOVA (R.C.) Tra qualche giorno – con una puntata straordinaria del mio L’AGGIUSTA TG – racconterò una imbarazzante storia di prepotenza e prevaricazione da parte delle Istituzioni (si fa per dire) del mio Paese di origine. Conflitto di interesse, abuso di potere, omissioni di atti d’ufficio, falso in atto pubblico. Ovviamente, la racconterò anche al Procuratore della Repubblica, al Prefetto, al Ministro dell’Interno ed alla Commissione Antimafia. Mi auguro, però, che tutto si risolva pacificamente e secondo legalità, ma, in ogni caso – dovunque e contro chiunque – farò giustizia. Contateci, non abbiate dubbi: è solo una mera questione di tempo.”.
Guarda caso, guarda la fatalità, proprio la mattina seguente – alle ore 08:28 – mi veniva trasmessa una P.E.C. proveniente dal Comune di Taurianova mediante la quale l’Arch. Antonino Bernava mi trasmetteva solo e soltanto quattro documenti, ovvero: 1) “copia della deliberazione di Giunta Comunale n. 76 del 14/04/2023”; 2) “copia del Contratto di Concessione n. 1634 di rep, del 25/05/1999”; 3) “copia della determinazione del Responsabile del Settore 4 – Area Tecnica R.G.D. n. 135 R.Sett. n. 42 del 26/01/2023”; 4) “copia della richiesta di “aggiornamento concessione cimiteriale lotto n. 360 Cimitero di Radicena”.
Dalla lettura dei suddetti quattro Documenti si evince che – in forza di Deleghe (menzionate negli Atti ma non trasmesse) – il Comune di Taurianova ha intestato la Concessione a Vincenzo Monteleone.
Tale Intestazione è palesemente illegittima poiché effettuata sulla base di quelle che i Funzionari che hanno redatto l’Atto (tra cui Vincenzo Monteleone) indicano come Deleghe.
L’Arch. Antonino Bernava si è guardato bene dal trasmettere (in seguito all’Istanza ex Art. 241/1990) tali Deleghe facenti, evidentemente, parte del Procedimento e quindi necessario oggetto di trasmissione al richiedente, cioè a me.
Vero è che sono in possesso della delega di mio padre, l’ho scritta io, e tale Delega non può essere – in nessun modo – Titolo idoneo per la Intestazione a Vincenzo Monteleone della Cappella poiché in essa si legge chiaramente che Vincenzo Monteleone era incaricato di procedere in nome, vece e conto del Delegante Francesco Monteleone.
Inoltre – in punto di Diritto – una qualsivoglia Delega non può comportare in nessun modo la Trasmissione al Delegato del Diritto del Delegante.
Ci si chiede come mai si è proceduto, allora, alla Intestazione in favore di Vincenzo Monteleone.
Chi si è assunto la responsabilità – anche politica – di questo artificio.
Vediamo, comunque, nel Dettaglio la parziale Documentazione pervenuta in data 30 maggio 2023, cercando di porre in essere le dovute Osservazioni.
1) Delibera n° 76 del 14 aprile 1999. La Delibera n° 76 del 14.04.1999 è un Provvedimento della Giunta Comunale – guidata allora come oggi da Rocco BIASI – mediante il quale si deliberava di intestare la Concessione a Vincenzo MONTELEONE.
Tale Delibera, però, presenta un palese Difetto di Presupposto e ciò poiché ivi si dichiara “di prendere atto delle Deleghe … a favore del proprio congiunto Monteleone Vincenzo, nato a Taurianova il 24.07.1967 affinché gli venga intestato il Contratto per la concessione del suolo cimiteriale di cui in premessa”.
Basterà leggere le Deleghe – ad esempio quella di mio Padre Francesco MONTELEONE – per verificare con facilità che non vi è nessuna delega in tale senso e ciò a prescindere dall’Aspetto circa la idoneità giuridica di una ipotetica Delega redatta ed emessa senza la necessaria ritualità in fatto di attestazione, conferma e notificazione agli interessati.
In realtà, si trattava di Delega meramente esecutiva, utile a porre in essere i necessari Lavori Edili per la manutenzione della Cappella di cui alla suddetta Concessione.
Null’altro.
E non si capisce come tale qui pro quo si sia verificato.
A Taurianova, gli Amministratori ed i funzionari pubblici non leggono e se leggono capiscono a loro piacimento.
2) Contratto n° Rep. 1634 del 10 maggio 1999. Sullo stesso piano si pone il conseguente Contratto n° Rep. 1634 del 10.05.1999 concluso dal Comune di Taurianova – a mezzo del proprio Incaricato indicato nel Sig. Giosuè Delfino – e il Sig. Vincenzo Monteleone.
Intanto, Vincenzo Monteleone – per ciò che si legge nella Delega – è un Falsus Procurator o, a tutto voler ipoteticamente concedere, un Soggetto che che ha assunto arbitrariamente la qualità di Procuratore senza i necessari Poteri e, dunque, che ha firmato senza i necessari Poteri ed il cui Atto non può evidentemente impegnare i pretesi Mandanti.
Ci si chiede come il Comune – anche allora guidato da Rocco Biase – non abbia visto tale evidenza e sia incorso in questo marchiano strafalcione giuridico.
Facciamo finta che sia uno strafalcione, ovviamente.
Tale Aspetto rende assolutamente inefficace il Contratto nei confronti dei pretesi Rappresentati – ovvero di me degli altri aventi diritto – e, pertanto, non può produrre effetti nei nostri confronti.
Non solo.
Un ipotetico Delegato non può assumere – nel medesimo Contratto – la qualità di Delegato a produrre gli Effetti e, nel contempo, di Destinatario degli Effetti Sostanziali della Delega.
Insomma, un Delegato alla ipotetica Cessione non può assumere – nel medesimo Contratto – la qualità di Cedente e Cessionario.
Questa Evidenza deve essere “sfuggita” sia ai Funzionari, sia ai Redattori, sia ai sottoscrittori del Contratto. E deve essere sfuggita, ultimamente e ripetutamente, anche al Convitato di Pietra Arch. Antonino Bernava.
Ma vi è di più.
Nel medesimo Contratto vi è, comunque, riportata una Dicitura che appare, comunque, non priva di effetti immediati ovvero poiché essa (a prescindere da tutti gli altri Aspetti) si manifesta ostativa all’Intestazione al solo Sig. Vincenzo Monteleone della Concessione.
Vediamola.
La Dicitura è la seguente: “… stipulare il Contratto relativo al predetto suolo cimiteriale a nome e per conto suo e di tutti gli eredi aventi aventi diritto”.
Insomma, con la suddetta Delibera e con il Contratto non si potevano in alcun modo violare i diritti di tutti gli altri Aventi Causa dagli originari Concessionari e, comunque, non pare dubbio che chi ha redatto tale Contratto o si è accorto della carenza di Mandato ed ha cercato di ovviare o, comunque, ha posto in buona fede una Clausola di chiusura che tutelava tutti gli Altri Aventi Diritto.
Il risultato è – comunque la si voglia intendere – che il Sig. Vincenzo Monteleone non poteva e non può essere nominato e/o considerato unico Concessionario e la Documentazione Comunale che riporta tale status è palesemente frutto, quanto meno, di chiaro ed evidente Errore.
Attesi i Fatti – per come si sono succeduti ultimamente e per come sono stati scoperti dagli odierni Querelanti – vi è da interrogarsi anche sulla loro Rilevanza Penale e ciò poiché dimostrano una incredibile continuità tra la presenza del Sindaco, oggi come allora la stessa persona dell’Avv. Rocco Biase, e del Sig. Vincenzo MONTELEONE (allora, impiegato comunale) oggi sostituito nella situazione dalla Figlia Simona MONTELEONE, Assessore al Comune di Taurianova.
Insomma, le Inerzie reiterate e pervicaci del Comune e tutto quanto si dirà meglio infra gettano una luce ancor più inquietante alla odierna Vicenda.
3) Istanza di Aggiornamento del giorno 12 dicembre 2022 a firma Chiara Monteleone. Intanto, va detto che – senza dirmi nulla – gli Eredi di Vincenzo MONTELEONE hanno presentato tale Istanza nonostante sapessero come stavano le cose e quale fosse la Situazione e ci si riferisce alla Concessione Originaria, ai Lavori effettuati su mia Iniziativa ed a mie (ingenti) Spese, al Fatto per cui Vincenzo MONTELEONE non aveva speso nemmeno un euro per il Restauro e l’Abbellimento della Cappella.
Hanno presentato la loro Istanza in data 12 dicembre 2022 nonostante essi – come il Convitato di Pietra e come il Sindaco – conoscessero molto bene il contenuto dell’Istanza del 04 maggio 2022 laddove si indicavano i nominativi degli aventi diritto.
Inoltre, osservo che la richiesta è stata depositata dalla Sorella dell’Assessore e poi firmata – dichiaratamente per accettazione – anche dall’Assessore Simona MONTELEONE.
Insomma, l’Assessore ha pure gettato la pietra e tentato, maldestramente, di nascondere la mano.
4) Determinazione del Responsabile del Settore 4 – Area Tecnica R.G.D. n. 135 R.Sett. n. 42 del 26/01/2023. Con questa Determinazione, il Responsabile Arch. Antonino Bernava (lo stesso Soggetto che mi aveva indicato le modalità di presentazione dell’Istanza per l’esecuzione dei lavori nella cappella) provvedeva a «rettificare il contenuto della determinazione n. 1498 del 27.12.2022, nel periodo in premessa errato «… che con delibera di G.C. nr. 76 del 14.04.1999, veniva aggiornata l’intestazione della concessione sopra descritta, per avvenuto decesso di entrambi i concessionari, a favore del Monteleone Vincenzo nato a Taurianova il 24.07.1967,…», sostituendolo nella sua forma corretta con il periodo «… che con delibera n. 76 del 14.04.1999, esecutiva, il Comune di Taurianova, prendeva atto delle deleghe del sig. Monteleone Francesco e degli eredi del defunto sig. Monteleone Domenico, a favore del congiunto Monteleone Vincenzo nato a Taurianova il 24.07.1967 a nome del quale veniva aggiornata l’intestazione della concessione sopra descritta; …».
Insomma, l’Arch. Antonino Bernava si avvede di un microscopico Errore (quello da Lui corretto con questa Determinazione) ma non si avvede dell’altro Errore, quello macroscopico che si sostanzia nella carenza del Presupposto poiché le Deleghe che Egli cita non sono valide e non riportano nulla di tutto quanto riferito negli Atti.
Boh! De gustibus non disputandum est.
Negli Atti, in sostanza, viene completamente inventato il contenuto di queste Deleghe e viene inventato in funzione dell’obiettivo illeggittimo di intestare la cappella a Vincenzo Monteleone.
Non solo.
L’Arch. Antonino Bernava dimentica anche l’Istanza del 04 maggio 2022 mediante la quale veniva comunicato ufficialmente a Lui ed al Comune di Taurianova l’Elenco aggiornato dei Titolari della Concessione.
E, pur tuttavia, non basta.
L’Arch. Antonino Bernava si è fatto negare al telefono e – situazione imbarazzante e rilevante penalmente – ha omesso di osservare i termini di cui alla Legge 241/1990 che sono scaduti senza alcuna Trasmissione di Documenti ed, infatti, ricordo che solo parte minimale della Documentazione è stata trasmessa e, oltretutto, scaduti i Termini Perentori di Legge.
Inoltre, l’Arch. Antonino Bernava ha dimenticato – altresì – le Istanze di Tumulazione da me presentate e ritualmente accettate dal Comune di Taurianova.
L’Arch. Antonino Bernava (ma anche il Sindaco) ha, insomma, una capacità selettiva perché vede, nota, ricorda e corregge solo ciò che è funzionale alla Intestazione della Cappella alla Famiglia dell’Assessore Simona Monteleone mentre getta nell’oblio la montagna di riferimenti e di dati che contraddicono tale Intestazione illegittima.
A ciò si aggiunga che – il giorno successivo ovvero in data 30 maggio 2023 – ho formalmente contestato allo stesso Arch. Antonino Bernava una serie di Eccezioni relative al Suo Comportamento inopinato ed anche la palese incompletezza della Documentazione trasmessa laddove non vi erano le Deleghe cui si fa riferimento negli Atti del Comune e poste alla base di tutte la Manovra Artificiale.
Inutile aggiungere che né l’Arch. Antonino Bernava, né nessun altro ha risposto nemmeno questa ennesima volta.
Il giorno dopo – in data 31 maggio 2023 (si consideri che la fatidica data del 29 luglio sta arrivando velocemente) – il sottoscritto trasmetteva una nuova Nota indirizzata al Sindaco ed all’Arch. Antonino Bernava mediante la quale si chiedeva se i Destinatari ritenessero gli Atti emanati sotto la Regia del Sindaco Avv. Rocco Biasi coerenti con le Deleghe a cui fanno riferimento espresso.
Ovviamente nessuna risposta dal sindaco, dal Convitato di Pietra e da nessuno del Comune.
Voci di corridoio (il paese è piccolo …) riferivano che l’Assessore Simona Monteleone aveva ed ha posto un Diktak al Sindaco il quale – proprio per questo motivo – sarebbe retrocesso dall’intento di sanare la Situazione.
Nella giornata del primo giugno 2023, pertanto, ho trasmesso al Sindaco di Taurianova un Messaggio Whatsapp del seguente tenore letterale: “Buon giorno, me lo avevano detto che sei sotto scacco ma non lo credevo possibile. Vista la tua inerzia, mi devo ricredere. Non so come ti portano a non procedere nella giusta direzione ma non vorrei, però, che tu pensassi che la mia situazione, per te, rappresenta solo il “male minore” privo di conseguenze. Invero, darò (daremo) corso ad ogni azione consentita dalla legge, in ogni sede, nessuna esclusa, per vedere confermati i nostri diritti. Peraltro, quando renderò di pubblico dominio – locale e nazionale – questa Vicenda, non ci farete una gran figura. I Concessionari della Cappella siamo tutti quelli che ho indicato nell’istanza che mi hai detto di trasmetterti e che ti ho trasmesso. Non adeguare le “carte” comunali a tale evidenza ed essere pervicacemente inerti e omissivi (con tutto ciò che questo comporta anche sotto il profilo penale ed in punto di responsabilità amministrativa e civile) ha un nauseabondo retrogusto di illegalità, su cui porterò (porteremo) luce e giustizia, senza arretrare neanche di un solo millimetro. Saluti. Domenico Monteleone”.
Il Sindaco rispondeva molto piccato con il seguente Messaggio: “Mi dispiace sentire quanto da te arbitrariamente affermato in ordine al fatto che sarei sotto scacco. Mi dispiace doverti deludere ma non lo sono scacco di nessuno ma neanche delle tue minacce. Pertanto, ti chiedo gentilmente di non scrivermi più in privato. Risponderà alle tue chi ne ha competenza. Saluti”.
Ho chiosato nel seguente modo: “Benissimo. I fatti parlano più delle tue vuote parole. Non faccio minacce, Come avvocato sai che paventare azioni giudiziarie non è minacciare, Vedo che ti ho dato anche l’alibi
Domenico Monteleone: A presto”.
Il Sindaco mi ha scritto: “Risponderà alle tue chi ne ha competenza”.
Per essere precisi: Sindaco, Tu hai competenza, peraltro ho rivolto a Te come sindaco le Istanze, sei tu che – davanti a testimoni – ti sei incaricato di risolvere la disgustosa situazione e non l’hai risolta, sei tu che devi guidare la il Comune, sei tu che hai partecipato alle Delibere del 1999 e del 2023, Tu, e sei tu ad essere competente a rispondere e non hai risposto.
Infine, il giorno 05 giugno 2023 – unitamente a mio fratello Giacomo ed a mia sorella Tiziana – mettevo in mora il Comune paventando l’esistenza conclamata di Danni emergenti, conseguenti al possibile fallimento della prospettata Traslazione dei Loro Nonni.
Pleonastico riferire che neanche in tale Occasione il Comune ha ritenuto di rispondere.
Da rilevare che Rapporti informali sono stati intrattenuti con il Comune anche dai miei cugini l’Arch. Giacomo Carioti e da Raffaele Carioti.
Peraltro, in seguito ad un Accesso eseguito da Lello Carioti, si è appurato che il Documento che Vincenzo Monteleone mi aveva restituito con il timbro e il numero di protocollo – davanti a Francesco Gangemi ed a Domenico Versace – è completamente inesistente in sede comunale ed anche il Codice e le date ivi apposte sono completamente avulse da qualsiasi riscontro presso gli Uffici Comunali.
Insomma, si tratta di Documento falso e inutile che mi fu consegnato da Vincenzo Monteleone alla presenza, peraltro, di Francesco Gangemi e di Domenico Versace presso la Villa Comunale, durante una sera dell’Estate 2020.
* * *
Ci si chiede, allora – anche alla luce di tale Evidenza Documentale – quanto segue:
a) perchè i Responsabili del Comune di Taurianova, nonostante la palese inidoneità, persistono a porre le pretese Deleghe a base degli Atti emanati;
b) perchè i Responsabili del Comune di Taurianova hanno ignorato l’Istanza da me presentata in data 12 aprile 2022 laddove venivano indicati i nominativi degli Aventi Diritto;
c) perchè i Responsabili del Comune di Taurianova hanno perseverato nel non prendere in considerazione ciò che emergeva dagli Atti (si pensi, ad esempio, all’Istanza di Tumulazione di mio Padre del 10 ottobre 2019);
d) perchè i Responsabili del Comune di Taurianova non hanno ottemperato agli stringenti Obblighi della Legge 241/1990 in ordine all’Istanza presentata il giorno 29 aprile 2023;
e) perchè i Responsabili del Comune di Taurianova non hanno risposto a nessuna delle ulteriori Istanze da me presentate;
f) perché l’Arch. Antonino Bernava si è rifiutato di ricevermi;
g) perché l’Arch. Antonino Bernava – mentre corregge la propria Determinazione del 27 dicembre 2022 per un microscopico errore – non si avvede dell’Errore già me segnalatogli;
h) perché l’Arch. Antonino Bernava non mi ha subito rivelato come stavano le cose;
i) infine, perchè il sindaco ed i Responsabili del Comune di Taurianova non hanno preso e non prendono in considerazione nemmeno la Dicitura presente nel farlocco Contratto di Concessione tra il Comune e Vincenzo Monteleone (da loro posto alla base di tutto) ovvero: “… stipulare il Contratto relativo al predetto suolo cimiteriale a nome e per conto suo e di tutti gli eredi aventi aventi diritto”. Insomma, anche a voler considerare valido quel Contratto (ma, in realtà, esso non può essere a noi opposto per tutta una serie di Ragioni di cui si è fatto solo cenno e che ci si riserva di meglio illustrare e argomentare), in quel Contratto si afferma che Esso è stipulato “a nome e per conto suo (di Vincenzo Monteleone – n.d.r.) e di tutti gli eredi aventi aventi diritto”. Di tutti gli eredi aventi diritto. Questa Dicitura contraddice l’Asserzione per cui le Deleghe avrebbero estromesso tutti gli altri. Perchè – a tutto voler concedere – i Responsabili del Comune di Taurianova hanno perseverato nella Intestazione illegittima all’Assessore Simona Monteleone.
In definitiva, non pare dubbio che il Cambio di Intestazione si è potuto realizzare poiché Vincenzo Monteleone lavorava proprio presso il competente Ufficio Comunale e con l’Ausilio del Sindaco Avv. Rocco Biase così come degli altri Funzionari incaricati che, quanto meno, all’epoca e via, via hanno omesso ogni controllo ed hanno adattato delle Deleghe che – come detto – non avrebbero potuto essere in nessun modo piegate a tale Operazione.
Non solo.
La Vicenda si è dipanata anche in forza dell’Atteggiamento – commissivo ed omissivo – dell’Arch. Antonino Bernava che ha posto in essere una serie di Comportamenti non adeguati e non coerenti con il proprio Posto di Lavoro.
Pare probabile, per usare un eufemismo, inoltre, che tale spiacevole Vicenda si sia verificata anche in forza della Posizione di Simona Monteleone che – da Assessore al Personale Dipendente ed approfittando di tale Ruolo – ha completato una Manovra illegittima iniziata dal proprio Padre e che Lei sapeva essere illeggittima e frutto di una chiara artificiosa manipolazione.
Si consideri che – durante l’esecuzione dei Lavori sulla Cappella – nessuno mi ha mai rivelato nulla e ciò acuisce il disvalore morale dell’Operazione poiché, in ipotesi, le Risorse impiegate potevano essere utilizzate altrove e diversamente ove fossi stato messo a conoscenza di tutta la Situazione.
Si pensi, infine, all’effetto causato dal Documento con il Sigillo falso a me consegnato da Vinceno Monteleone.
È vero che Vincenzo Monteleone è morto ma la conseguente Estinzione di tutti gli eventuali Illeciti non può portare – de plano – a consentire il Godimento degli eventuali Frutti del medesimo Illecito a favore dei suoi eredi od a chicchessia ed a pretermettere completamente me, i miei fratelli e gli altri miei cugini.
L’Arch. Antonino Bernava, dal canto Suo, ha avuto anche un Comportamento orientato ad assecondare il consolidamento dell’Illecito (già in riferimento alla autorizzata Tumulazione dei miei Genitori oltre che alla totale mancata Risposta a tutte le Istanze da me presentate) ed, inoltre – allorquando mi ha indicato le modalità dell’Istanza – ha contribuito a rafforzare in me l’idea che tutto fosse in regola e che la Cappella fosse regolarmente intestata a tutti noi.
Non pare dubbio che il piano attuato, prima, da Vincenzo Monteleone, e, dopo, dall’assessore Simona Monteleone, che ha agito per trarre vantaggio dalla Situazione e forte anche della propria Carica di Assessore al Personale, non poteva trovare sostanziamento senza l’Ausilio dell’Apparato Comunale che ha coperto le carte, nascosto la situazione, confuso incredibilmente il valore degli Atti, non considerato nemmeno Clausole dei Contratti (in ispecie quella surriferita “a nome e per conto suo e di tutti gli eredi aventi aventi diritto”), dimenticato gli Atti che andavano in direzione contraria e sofisticato, insomma, tutta l’intera Situazione.
Eppure, l’Apparato Comunale ha avuto diverse Occasioni e Sollecitazioni utili per comunicarmi l’effettiva Situazione della Cappella, si pensi all’Istanza di comunicazione dei nominativi del giorno 04 maggio 2022; all’Istanza di Tumulazione del 10 ottobre 2019; all’Istanza di Tumulazione del 15 gennaio 2023; all’Istanza di Traslazione del 12 aprile 2023; e si pensi a tutti gli altri Atti in mio possesso e che posso esibire in qualsisi momento; e si pensi, infine, a tutte le Omissioni, ai rinvii, agli Appuntamenti mancati e disdettati dall’Arch. Antonino Bernava ed anche dal Sindaco.
Qualcuno dovrà giustificare, davanti a Te Taurianova, il proprio comportamento e dovrà giustificare anche l’Omissione – rilevante penalmente – in relazione alla mancata consegna della Documentazione richiesta con rituale Istanza ex Art. 241/1990.
A me pare che le Condotte di tutti i Soggetti siano tutte interconnesse e causali rispetto a quello che è un vero e proprio “scippo” nei miei confronti e nei confronti di tutti i legittimi Aventi Causa dai Concessionari originari.
L’Assessore Simona Monteleone – approfittando anche del Suo Ruolo pubblico – si è fatta intestare, unitamente agli altri membri della propria Famiglia, un Bene che non Le apparteneva, il tutto ben conoscendo le Risorse da me impiegate (ma anche da alcuni degli altri cugini ad esclusione di suo padre Vincenzo) per il restauro e l’abbellimento della Struttura e ben sapendo che tali Risorse erano state impiegate proprio anche in forza del Fatto che il di Lei padre Vincenzo Monteleone aveva mantenuto segreta la trama da Lui ordita illegittimamente.
Ciò apre anche profili di ordine morale e ciò poiché – a tutto voler concedere e ove si voglia per un attimo considerare (per assurdo) l’ipotesi che la Cappella sia effettivamente della famiglia dell’Assessore Monteleone – la sofisticazione indebitamente perpetrata ha prodotto una chiara ipotesi di tentato indebito Arricchimento laddove, si ripete, in tutto il lungo periodo in cui sono stati portati avanti i Lavori, si è sottaciuto tutto il substrato di Atti esistente.
Vi è, conseguentemente, anche una chiara Responsabilità Politica poiché i Soggetti Politici coinvolti hanno agito ed hanno usato la Cosa Pubblica pro domo propria e ciò – ma non ce n’era certamente bisogno – acuisce ed aumenta esponenzialmente la carica di disvalore di tutta la Situazione.
Si consideri, soprattutto, che si tratta di Cappella Funeraria laddove sono sepolti i Defunti di Famiglia ed il tutto genera una sensazione di sconcerto e di disgusto che appare difficile contenere ed anche esternare esattamente.
Insomma, quel che rimane è che la famiglia dell’Assessore Simona Monteleone con una sporca, sporchissima, manovra attuata dentro la Casa Comunale, la Casa di tutti noi Taurianovesi mi ha scippato, ci ha scippato (sta tentando di scipparci), la Cappella che era di mio Padre, di mio Zio, che abbiamo finito di costruire e che ho reso artistica e unica con l’installazione di pregevoli Opere d’Arte, il tutto mentre Vincenzo Monteleone era solo furbesco spettatore – a gratis – e anche, francamente, un po’ rosicone.
Una manovra che – senza l’ausilio del Sindaco e dell’Arch. Antonino Bernava – non poteva andare a buon fine.
Una manovra che qualsiasi altro sindaco avrebbe impedito.
Ci hanno scippato (hanno tentato di farlo perché contiamo di avere Giustizia nelle opportune sedi) una Cappella Funeraria, non un palazzo o una villa, non una casa o un terreno. No, una Cappella Funeraria, un luogo di culto, un luogo sacro e lo hanno fatto senza riguardi e senza pietà.
Me l’hanno anche detto: “tuo cugino Vincenzo voleva così tanto quella Cappella che, tra i cugini, l’ha inaugurata per primo”.
Cosa voglio?
Non voglio nulla da Te Taurianova, ho chiesto e continuerò a chiedere Giustizia alla magistratura, in sede penale, in sede civile ed in sede amministrativa, mi rivolgerò al Prefetto, alla Commissione Antimafia, al Ministro dell’Interno e ad ogni altra Istituzione posta a difesa dei principi di legalità e di trasparenza che debbono presiedere al vivere civile e collettivo.
Coinvolgerò l’opinione pubblica nazionale.
Non voglio niente da Te, cara Taurianova.
Voglio solo che si sappia che è stata perpetrata una cosa vergognosa, dal gusto acidulo e repellente, e si tratta di una vergogna che tutta l’Italia deve conoscere e sapere.
Voglio che lo sappiano anche i Taurianovesi, quelli che amano davvero Taurianova e che non vogliono che si verifichino queste schifezze.
Voglio che lo sappiano gli Intellettuali di Taurianova, gli Scrittori, i Giornalisti, gli Insegnanti, soprattutto gli Insegnanti, a qualsiasi livello, gli Insegnanti perché hanno in mano il futuro della nostra Taurianova, voglio che lo sappiano i Sacerdoti, gli Artisti, ma anche quelli che frequentano le Sacrestie, i Portatori della Vara, quelli delle Associazioni, quelli della Consulta delle Associazioni, i Partiti, quelli che, insomma, si battono per migliorare Taurianova e che, quanto meno per coerenza, non si gireranno dall’altra parte.
Voglio che si sappia che sarò presente alla prima iniziativa laddove – presente il sindaco Rocco Biase – si parlerà di legalità e vorrò guardarlo in faccia, vorrò dirlo pubblicamente davanti agli ospiti che saranno invitati, perché ci si fa belli con la parola “legalità”, ci si riempe la bocca di Parole rese vuote, mentre, poi, si attuano queste tregende miserevoli e sprezzanti dell’Arte, della Fede, della Trascendenza.
Voglio che lo sappiano anche gli altri Assessori, il presidente del Consiglio Comunale, tutti i membri del Consiglio Comunale, voglio che si sappia perché è accaduto un qualcosa che supera la normale tollerabilità morale.
“Non abbiate paura” urlava un grande del nostro tempo e non ho paura, anzi sfido il sindaco a fare il sindaco di tutti e non solo il sindaco dei suoi Assessori, sfido il sindaco anche ad un confronto pubblico, porti lui i giornalisti e gli intervistatori, porti chi vuole, io verrò da solo, con le carte, con la forza dirompente delle carte che loro hanno formato, delle carte che loro hanno sottaciuto, delle carte che loro hanno omesso di vedere, che non hanno letto o non hanno voluto leggere.
E se non accetteranno il confronto pubblico, mi querelino almeno, mi querelino, così ne parliamo meglio!
Anatema su di voi, anatema infinito, anatema su di voi che pensate – ancora, nel 2023 – che Taurianova, un paese, una zona, sia come una cosa vostra.
Cara Taurianova, volevo sapessi quello che ho passato e che sto passando, mi hanno sottratto – soprattutto – la pace, la pace interiore, la serenità di recarmi sulla tomba dei miei genitori e “stare” con Loro come si sta in una Cappella Funeraria.
Hanno riempito quei momenti – ma che ne sanno loro? – di bassezza morale, di acredine, di lotte inutili, di beghe umane, troppo umane.
La morte, bisognerebbe avere un buon rapporto con la morte.
Ma che ne sanno? Che ne sanno della sensibilità? Che ne sanno, soprattutto in quest’epoca, dove pensano di risolvere tutto con un selfie, magari mentre stanno consumando un pasticcino o bevendo un caffè.
Sento parlare sempre di cultura, di arte, di legalità.
Voglio dire che Cultura, Arte, Legalità sono Concetti profondi che sottendono coinvolgimento, pathos, spiritualità, rigore morale.
Voglio dire, insomma, che le parole “Cultura”, “Arte”, “Legalità” non sono solo un instrumentum regni, un mezzo per la conquista ed il mantenimento del potere.
Potere, poi, quale potere? Brandelli di potere, di micropotere, brandelli.
E non aggiungo altro.
Se solo immaginassero la Trascendenza, se solo sapessero la profondità del nostro io trascendentale, per dirla con Immanuel Kant, se solo sapessero della Morte e del suo mistero che tutti ci avvolge, se solo sapessero, saprebbero che una Cappella Funeraria è solo una Cappella Funeraria, un Luogo che non dovrebbe essere contaminato con queste Sporcizie Morali, un Ponte verso l’Eternità, un ponte sospeso, dove sopra ci sono i nostri Cari Defunti, le Persone che la Morte ci ha “strappato” assolvendo al Suo Compito cosmico.
“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali. Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.”.
La Morte non è gratuita, è molto esigente l’Ultimo Respiro, giustamente.
Non immaginiamo neanche quanta gente ha fallito l’appuntamento con la Morte.
È tutto, cara Taurianova.
Con l’affetto smisurato che sai.
Domenico Monteleone