“Un quindici di luglio”, un libro per ricordare Isabella Lo schiavo
redazione | Il 02, Feb 2012
Commosso omaggio del poeta Ugo Verzì Borgese, amico della scomparsa scrittrice taurianovese
di SALVATORE LAZZARO
“Un quindici di luglio”, un libro per ricordare Isabella Lo schiavo
Commosso omaggio del poeta Ugo Verzì Borgese, amico della scomparsa scrittrice taurianovese
di Salvatore Lazzaro
TAURIANOVA – Fu un maledetto 15 luglio. Un’afosa giornata di una umida estate. Ma lei non se ne accorse. In preda ai dolori del male che da mesi la stava divorando, il suo pensiero era altrove. Ai suoi cari, anzitutto. In primis al diletto figlio Giuseppe, sempre al suo fianco, che si sforzava di lenire la sofferenza della madre facendo leva sulla sua professione di medico e sull’immenso affetto che li legava. A quell’infausto giorno è intitolato il libro scritto da Ugo Verzì Borgese, “Un Quindici di Luglio”, appunto. Il giorno dell’addio al mondo di Isabella Loschiavo. L’autore, assieme a Antonio Orso e con Isabella, formavano un trio di intellettuali affiatato. Legato da una genuina amicizia, cosa molto rara nel mondo culturale nostrano, ove i sapienti tendono alla solitudine, a chiudersi in sé, forse paghi della loro erudizione, autosufficienti nella prigione dorata della propria cultura. Il nostro trio, invece, si confrontava con chiunque, oltre che con se stesso, producendo atti ed eventi culturali e veicolandoli nei modi più opportuni. Nell’agile volumetto, tutto a colori e stampato su pregiata carta pergamenata a cura del Centro Studi Medmei, sono contenute delle liriche in memoria della scomparsa scrittrice e giornalista di Taurianova, affiancate da foto, antiche e contemporanee, della indimenticabile Isabella. La quale, un giorno lontano, ancora sana e piena di vita, un po’ per celia e un po’ per civetteria intellettuale, propose a Ugo Verzì Borgese di comporle un epicedio. L’amico rispose che era prematuro, augurandole lunga esistenza. E quel canto funebre, sia pure con la morte nel cuore, viene adesso intonato per l’amica che se ne è andata, attraverso le pagine del libricino, nel quale si trova alfine esaudita l’antica richiesta: “Ave, cara Isabella!”, scrive Verzì Borgese, “Voglio per te scrivere un epicedio, / Eternando il tuo cuore. / Cara e affettuosa donna, / Amica mia gentile e generosa, / Ricordarti vogliamo. / Amorosa e cortese, / Isabella, resti nei nostri cuori: / Sempre mentore, dolce. / A noi volgi il tuo sguardo / Benevola, pellegrina lontana, / E il tuo dolce sorriso. / L’addio estremo ti porgo, / L’ultimo saluto, cara Isabella, / Afrone splendente”. La lirica che dà il titolo al libro, e che ne spiega il contenuto, sempre dell’amico Ugo, così recita: “E raccolgo / ricordi e pensieri / in memoria di te, / Isabella Loschiavo, / di te amica cara, / di te intellettuale attenta, / di te ricercatrice minuziosa, / di te che improvvisamente / ci hai lasciato / un quindici di luglio / del 2011”. La pubblicazione – a tiratura limitata, che funge da preludio a un secondo volume più corposo e ricco di testimonianze – è introdotta dalla professoressa Lucia Ferrara, che riporta l’accorato testamento spirituale della scrittrice, redatto negli ultimi scampoli di vita: “Se dovrò morire / e non farcela, / ricordatevi delle mie opere: / che non vadano perdute, che servano da studio / per i giovani”. Ecco, i giovani. Sempre presenti nei pensieri e nell’impegno della intellettuale taurianovese. Per i quali ella ha speso la massima parte delle sue energie di docente ed educatrice. Il libro contiene allegato, fuori testo, un commosso saluto del figlio Giuseppe Prete. Che, assieme al padre Renato, ne ha patrocinato la stampa:”In quel fatidico 15 luglio, mamma, ti sei spenta, tra le mie braccia, su di un letto di ospedale. Tu avevi una mente poliedrica che, oltre ad aver fatto da madre esemplare, essere stata un punto di riferimento per la mia crescita professionale, sei stata protagonista principale nella vita culturale, giornalistica e politica della tua città. Gli ultimi mesi sono stati duri, costretta a letto in ospedale, sperando di vincere la battaglia contro questo terribile male che affliggeva il tuo corpo. Nonostante le sofferenze patite, sei riuscita a mantenere vivi gli stimoli intellettuali fino alla fine ed a correggere l’ultimo Tuo lavoro ‘L’amore nella poesia classica’. Tu scrivevi: ‘La vita terrena è degna di essere vissuta intensamente’, per tale motivo pubblico postumo questo libro la cui metà del ricavato della vendita verrà devoluto in beneficienza all’Associazione Italiana contro le Leucemie Linfomi e Mielosa di Reggio Calabria”.
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