Quotidiano della Calabria, chiuse le redazioni di Corigliano e Siderno
redazione | Il 29, Mag 2012
Dura protesta del segretario della Fnsi della Calabria Carlo Parisi
Quotidiano della Calabria, chiuse le redazioni di Corigliano e Siderno
Dura protesta del segretario della Fnsi della Calabria Carlo Parisi
REGGIO CALABRIA – Il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, vicesegretario nazionale Fnsi, stigmatizza il comportamento della Finedit srl, editrice de “Il Quotidiano della Calabria”, che, con un autentico colpo di mano ai danni dei giornalisti che, per anni, hanno lavorato con dedizione e sacrificio, ha chiuso gli uffici di corrispondenza di Corigliano Calabro e Siderno.
In particolare, l’Ufficio di Corrispondenza della Locride, ieri è stato protagonista di uno “sbaraccamento” che ha dell’incredibile.
Con una telefonata a un giornalista, incaricati dell’azienda si sono fatti aprire la porta della redazione – in quel momento chiusa, perché i giornalisti erano impegnati in servizi esterni – e con disinvoltura hanno svuotato l’ufficio di mobili e suppellettili, li hanno caricati su un camion, hanno chiuso la porta e riconsegnato le chiavi al proprietario dell’appartamento. Senza alcun preavviso, né una semplice telefonata ai giornalisti.
“Una decisione irresponsabile – afferma Parisi – che mortifica il lavoro e la dignità dei giornalisti, soprattutto alla luce dell’accordo sottoscritto, il 21 maggio scorso, dal presidente della Finedit, Francesco Dodaro, e dall’amministratore delegato, Antonella Dodaro, con tutte le rappresentanze sindacali, aziendali, provinciali e regionali, dei giornalisti, dei grafici e del personale amministrativo”.
Parisi ricorda, infatti, che nell’incontro relativo alla parte economica non corrisposta ai lavoratori – per domani è fissato il pagamento della prima rata -, la questione degli uffici di corrispondenza era stata accennata dal Comitato di redazione, ma all’unanimità si era deciso di discuterla in un successivo “confronto sulle prospettive future del giornale, al fine di programmare e adottare in tempo utile percorsi e pianificazioni per l’azienda e la forza lavoro”.
Nel verbale di incontro del 21 maggio scorso, le parti avevano, infatti, concordato “di rincontrarsi entro il termine previsto di 20 giorni per provvedere alla disamina delle prospettive aziendali e industriali nel loro complesso alla luce dell’evoluzione del quadro macroeconomico di contesto che sta incidendo sulle attività e sugli andamenti aziendali”.
L’improvvisa decisione della Finedit di chiudere gli uffici di corrispondenza di Corigliano Calabro e Siderno, che potrebbe anticipare quella di Paola e Polistena, non favorisce certo la soluzione della vertenza sul binario della civile collaborazione che la firma dell’accordo aveva segnato sancendo, di fatto, il ripristino delle relazioni sindacali.
“Il comportamento della Finedit – denuncia Carlo Parisi – è un brutto segnale nei confronti di dipendenti e collaboratori che, da anni, quotidianamente garantiscono la totale copertura dei servizi, ma accusano pesanti ritardi nel pagamento delle spettanze, spesso quantificate in autentici compensi da fame”.
Nel confermare il massimo sostegno del sindacato dei giornalisti al Cdr ed ai colleghi de “Il Quotidiano della Calabria”, Carlo Parisi invita, però, i collaboratori della Locride a non perdere di vista il valore del lavoro e la dignità della persona.
L’idea di “autotassarsi”, “anche simbolicamente, per contribuire alle spese, pur di mantenere in vita la Redazione di Siderno”, per il segretario del sindacato dei giornalisti può rappresentare solo una drammatica provocazione nei confronti dell’azienda.
“Lavorare gratis e, addirittura, pagare l’editore non è, infatti, neppure ipotizzabile in una professione, come quella giornalistica, che, soprattutto in zone come la Locride, deve rappresentare un’opportunità per quanti non chiedono altro che lavorare e vivere in modo onesto e pulito. A meno che, da parte dell’azienda, non ci sia la disponibilità a cedere quote societarie ai giornalisti che – in tal caso – potrebbero a pieno titolo finanziare, con parte della loro quota lavoro, un’azienda che li vedrebbe reali protagonisti e non vittime di quella inesorabile «malattia» – il giornalismo – che, a volte, finisce per cancellare la differenza tra diritto e favore”.
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