Ragazza scartata da lavoro per il fatto di indossare un hijab Discriminata per il velo
La storia arriva da Lodi. Non riuscire a trovare lavoro esclusivamente a causa dello
hijab, il velo. Sara Mahmoud spesso ha dovuto sentire frasi sgradevoli quali: “Sei
molto carina e se vuoi lavorare qui devi togliere il velo” così la ragazza, italiana
e musulmana perché figlia di genitori egiziani ma nata e cresciuta in Italia, dopo
l’ennesima mail da parte di una società di ricerca lavoro, che le rifiutava un
posto per via dello hijab, offesa, ha così deciso di rivolgersi al tribunale. La
Corte d’appello di Milano ha dichiarato illegittimo il comportamento della società
di ricerca del personale, che dovrà risarcire la giovane di origine egiziana. Nella
sentenza i giudici, hanno dichiarato discriminatorio e quindi illegittimo il comportamento
dell’agenzia di ricerca del personale ribaltando la sentenza di primo grado del Tribunale
di Lodi, e condannando la società a risarcire la giovane. Per Giovanni D’Agata,
presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, non si tratta infatti del primo
caso. Anche questi comportamenti hanno carattere discriminatorio quando, come in
questo caso, negano il lavoro alla giovane per il velo che indossa. Anche la Corte
europea ha sempre sancito che le limitazioni che incidono sulla libertà religiosa
possono essere introdotte solo a tutela di diritti personali altrettanto importanti,
come la sicurezza o l’incolumità personale non certo per inseguire un presunto
gradimento della clientela.