Referendum costituzionale, a Cinquefrondi a lavoro per il no Calabria Tricolore e Uniti per il popolo: "Respingere il referendum per mandare a casa Renzi e per cancellare l’ennesima reformatio in pejus". Preannunciata per settembre l’istituzione di una manifestazione per favorire il no
di Giuseppe Campisi
CINQUEFRONDI – Il governo Renzi e la proposta di riforma
presentata dal ministro Boschi ad sono stati avversati dal direttivo
dell’associazione Calabria Tricolore e dal gruppo consiliare Uniti per
il Popolo, dell’area di desta, che nel corso di una conferenza stampa si
sono schierati convintamente per il no spiegandone le ragioni che
risiedono, essenzialmente, nella stessa natura dell’attuale governo,
peraltro non riconosciuto come legittimo, e nel tentativo di far passare
una riforma ritenuta dannosa e peggiorativa. «A settembre stiamo
preparando un grande evento per il no, perché dobbiamo lavorare fino in
fondo per sensibilizzare il popolo» ha esordito Marco Cascarano con il
supporto della consigliera Mariangela Iannizzi, che ha poi evidenziato
come contro questo referendum modificativo costituzionale «che incide
negativamente sul sistema Paese» si sia schierata anche tanta parte
della sinistra italiana e siano scesi in campo a dar man forte illustri
docenti e costituzionalisti ma anche come questa possa essere
l’occasione buona per «dare il benservito a Renzi». Sulla stessa linea
il presidente di Calabria Tricolore, Titta Valensise, che manifestando
la sensibilità al tema da parte dell’associazione ha ricordato i
numerosi appelli in favore della pratica, a suo avviso disattesa, della
buona politica. «Stiamo vivendo il terzo tempo della politica italiana –
ha chiarito Valensise – : il tempo della malapolitica e del malcostume.
Oggi non si vota per eleggere, oggi ci sono i nominati» aggiungendo che
«ogni riforma sin qui prodotta si è rivelata una vera e propria
reformatio in pejus» essendo stata contrastata dalle categorie
destinatarie. Una occasione “unica” ma anche un dovere morale il no al
referendum che la popolazione dovrebbe cogliere, secondo Valensise, «non
rassegnandosi al non voto». Non di riforme ma di “risostanze” ci sarebbe
bisogno secondo la docente universitaria Antonella Reitano che ha
bollato il tentativo di riforma del governo Renzi come “manie di
protagonismo” invitando al recupero del buon senso: «Occorre iniziare a
sistemare prima le piccole cose – ha proseguito Reitano – e poi tutto il
resto». Un ragionamento, quello della professoressa Reitano, che addita
a due le cause utili a far bocciare il referendum: la rivisitazione del
senato e la proposta di abolizione del CNEL, quest’ultimo secondo la
docente, vero anello di congiunzione tra la società civile e la
politica. «Questo no – ha concluso Reitano – ci deve essere per dare
priorità agli interessi della gente». Renzi ed i suo governo gli
obiettivi da mandare a casa anche per Mimmo Bovalino, nel direttivo
dell’associazione: «E’ arrivato il momento di dire basta» ha sbottato
Bovalino riferendosi alle parole del premier circa le sue dimissioni in
caso di sconfitta referendaria. «Molte parti di questa riforma non sono
condivisibili» ha chiarito ancora, illustrando come, a suo avviso, si
stia facendo di tutto per creare le condizioni future per avere una
maggioranza assoluta per governare il Paese secondo un tentativo
malcelato di “golpe”. Bovalino ha poi parlato di una riforma che
vorrebbe “rottamare” la costituzione secondo una linea politica cara a
Renzi ma che invece andrebbe modificata “a larga maggioranza” «perché –
ha chiosato – prima di rottamare ci sono altri problemi da affrontare».