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TAURIANOVA (RC), SABATO 30 NOVEMBRE 2024

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Reggio, all’università si discute di dieta mediterannea Partito un percorso di ricerca e sperimentazione

Reggio, all’università si discute di dieta mediterannea Partito un percorso di ricerca e sperimentazione
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Si è tenuto presso l’Aula Magna di Architettura il seminario “La Dieta Mediterranea. Un orizzonte per le politiche a favore delle Aree Interne” organizzato dall’Osservatorio Siti UNESCO del LaborEst, diretto da Francesco Calabrò e Lucia Della Spina, in partenariato con ICOMOS Italia e GAL BaTiR.
Il seminario ha rappresentato il momento d’avvio di un percorso di ricerca e sperimentazione che, oltre ai soggetti organizzatori, vedrà protagonisti il Comune di Reggio Calabria, il MedEatResearch Centre di Napoli, presieduto dal noto antropologo Marino Niola, la Facoltà di Farmacia di Cosenza, il Parco Nazionale d’Aspromonte, l’Accademia Internazionale per la Dieta Mediterranea, la Coldiretti e la Federazione Italiana Club e Centri UNESCO. L’ipotesi di lavoro messa a punto dall’Osservatorio “Andrzej Tomaszesky”, in sinergia con GAL BaTiR e ICOMOS Italia, punta a introdurre nel dibattito sulla Dieta anche il fattore territorio, fino a oggi trascurato: la Dieta, infatti, è stata approfondita fino al momento sotto il profilo medico-farmacologico e antropologico-culturale, mentre sono state trascurate le implicazioni sul piano dell’organizzazione del territorio derivanti da una politica di valorizzazione della Dieta.
Aprendo i lavori, Antonio Alvaro (GAL BaTiR) ha messo in evidenza l’importanza dei partenariati tra soggetti di competenza e agenzie di sviluppo locale, in una fase storica nella quale la politica ha bisogno di essere supportata attraverso processi che selezionino a monte le iniziative più efficaci e condivise.
Maurizio Di Stefano (ICOMOS) ha illustrato il contesto internazionale nel quale vanno collocate le iniziative locali, mentre Antonio Montuoro (Accademia Dieta Mediterranea) ha sottolineato la rilevanza del territorio calabrese, e in particolare di Nicotera, negli studi di Ancel Kyes che hanno dato avvio al riconoscimento della Dieta. Helga Sanità (MedEatResearch Centre) ha evidenziato l’importanza delle comunità e dei processi partecipativi ai fini del raggiungimento dei risultati, mentre Simonetta Valtieri (Dipartimento PAU) ha illustrato come, assumendo il territorio quale riferimento per le politiche di valorizzazione della Dieta, anche il sistema insediativo dei Centri Storici calabresi potrebbe essere rivitalizzato, contribuendo alla conservazione dei caratteri identitari anche nei manufatti architettonici, arricchendo così l’offerta di risorse fruibili in chiave turistica.
Giuseppe Bombino (Parco Nazionale d’Aspromonte) si è soffermato inizialmente sul legame tra aree rurali e Città Metropolitana, per concludere indicando la necessità di un cambiamento nei paradigmi esistenziali di ognuno di noi, che dovrà portare a una riscoperta dei valori tradizionali legati al mondo rurale.
Saccà (Coldiretti, Slow Food) ha evidenziato anche i positivi effetti che si otterrebbero su un tema di drammatica attualità come la difesa del suolo dal dissesto idrogeologico: organizzare il territorio in funzione della Dieta Mediterranea significa anche manutenzione, regimentazione delle acque, presidio umano delle aree più a rischio.
Alberto Gioffrè (Federazione Club UNESCO) ha manifestato la più ampia disponibilità della rete dei Centri UNESCO, non solo calabresi, a diffondere i principi della Dieta e a favorire la costruzione di processi che coinvolgano tutti i soggetti attivi sul territorio.
Patrizia Nardi (Comune di Reggio Calabria), concludendo i lavori ha messo in evidenza come la triade Cultura-Turismo-Agricoltura costituisca la principale prospettiva di sviluppo per la futura Città Metropolitana: per favorire l’avvio di un percorso operativo che traduca in fatti concreti le posizioni emerse nel corso dell’incontro ha proposto l‘istituzione di un tavolo di partenariato su queste tematiche, che avvii le attività verificando anche la fattibilità della candidatura del Parco Nazionale d’Aspromonte all’inserimento nelle liste UNESCO del Patrimonio dell’Umanità, nella ferma convinzione che percorsi di questo tipo, ancor prima del risultato finale dare una direzione verso la tutela, promozione e trasmissione alle giovani generazioni di un patrimonio spesso sconosciuto ai calabresi stessi. Proposta accolta con entusiasmo da tutti i partecipanti.