Reggio Calabria e la provincia in una crisi economica galoppante
redazione | Il 07, Mag 2011
La Camera di Commercio rende pubblico i dati economici elaborati dal prestigioso istituto Tagliacarne
Reggio Calabria e la provincia in una crisi economica galoppante
La Camera di Commercio rende pubblico i dati economici elaborati dal prestigioso istituto Tagliacarne
Quella che segue è la relazione integrale del Presidente della Camera di Commercio di Reggio, dottor Lucio Dattola, sui dati che si riferiscono alla città e alla provincia di Reggio, elaborati dal prestigioso istituto Tagliacarne.
RELAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO SULL’ECONONOMIA DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA
ANNO 2010
9° Giornata dell’Economia: un appuntamento annuale delle 105 Camere di Commercio Italiane per presentare e comunicare con linguaggio comprensibile i dati, le tendenze e gli scenari dell’economia provinciale nel più ampio contesto regionale, nazionale, internazionale.
Le Camere di Commercio rappresentano “un osservatorio economico privilegiato” per il prezioso patrimonio informativo detenuto e sono “istituzioni a servizio delle imprese” per il ruolo riconosciuto nell’ambito delle politiche di sviluppo dei territori.
In questo giorno dunque anche la Camera di Commercio di Reggio Calabria, rende accessibile le prime riflessioni elaborate nell’ambito di un più ampio progetto di osservazione continua dell’economia, per comunicare ai decisori politici, al mondo economico, alle forze sociali, alla comunità territoriale tutta, la performance del nostro sistema imprenditoriale e più in generale del nostro sistema economico, i gap e i fattori frenanti, i punti di forza e le potenzialità, che nel loro insieme si connotano quali indicatori guida per definire strategie e politiche, progettare programmi e realizzare interventi di sviluppo, coerenti con la domanda e i bisogni che le specificità e diversità dei territori esprimono.
L’economia internazionale e quella italiana nel 2010
La lettura dei dati dell’economia provinciale non può prescindere da una analisi del contesto nazionale ed internazionale.
Nel 2010 l’economia mondiale ha ritrovato la via della crescita (+5,0%) sulla spinta del ritorno degli scambi commerciali su livelli pre-crisi (+12,4%), stimolati dalla marcata espansione delle economie asiatiche emergenti, i cui ritmi di sviluppo si sono aggirati attorno alle due cifre.
Per l’anno in corso, la congiuntura mondiale sembra subire un leggero rallentamento rispetto al 2010 scontando, gli effetti della crisi che sta interessando il Nord-Africa e che si sta ripercuotendo pesantemente sulle quotazioni delle materie prime di base – in particolare il petrolio (già superiore ai 100 dollari al barile) – con effetti già evidenti sull’inflazione.
Anche l’Italia nel 2010 ha visto la propria economia tornare a crescere sopra il punto percentuale (+1,3%), recuperando tuttavia solo una contenuta parte della perdita subita nel 2009 (-5,2%). Una crescita sospinta soprattutto dalla ritrovata vivacità del commercio internazionale. Le nostre esportazioni di beni e servizi sono cresciute nel 2010 di quasi il 10% recuperando la metà della caduta subita l’anno precedente (-18,4%).
Anche per il 2011 l’economia italiana continuerà a crescere (+1,1%), seppur in lieve rallentamento rispetto al 2010. Si faranno sentire le condizioni ancora critiche del mercato del lavoro (occupazione +0,3%) e l’accelerazione dei prezzi al consumo (+2,2% nel 2011 rispetto al +0,8% e +1,6% del 2009 e 2010).
La dinamica economica della provincia di Reggio Calabria nel 2010
In uno scenario economico in cui i sistemi produttivi più competitivi ed internazionalizzati hanno colto, dunque, le prime opportunità della ripresa, il sistema economico provinciale continua a mostrare una limitata capacità di produrre ricchezza aggiuntiva, sebbene si rilevino segnali di fiducia.
Sono molteplici i fattori che frenano la crescita, come già evidenziato nelle precedenti edizioni dell’Osservatorio Economico della provincia di Reggio Calabria:
– una marcata presenza di squilibri produttivi, demografici, ambientali ed infrastrutturali, che identificano limiti strutturali del modello di sviluppo perseguito;
– un sostanziale isolamento internazionale (esportazioni su Pil 2010: Reggio Calabria 1,4%; Italia 21,7%); anche a fronte di una posizione baricentrica nel Mediterraneo e la presenza di un hub portuale tra i migliori in Europa;
– una elevata presenza di imprese di piccola dimensione (ditte individuali Reggio Calabria nel 2010: 79,9%; Italia 62,8%), poco propense all’aggregazione (di rete, filiera, distrettuale, consortile, etc.)che evidenziano significative difficoltà nel conseguimento di massa critica, sia di risorse economiche per investimenti, sia di produzioni, sia di volumi di vendita;
– una elevata presenza di imprese attive in settori tradizionali(agricoltura e commercio; Reggio Calabria 55,3%; Italia 43%), con modesta capacità di creazione di ricchezza aggiuntiva;
– un processo di terziarizzazione che alimenta il gap di innovazione con il resto del Paese, poiché basato su attività di servizio legate all’importante presenza della Pubblica Amministrazione (circa il 25% delle imprese della provincia opera con la PA);
– un mercato del lavoro che evidenzia difficoltà di incontro tra domanda ed offerta di lavoro, ove i tassi ufficiali sono distanti dagli obiettivi di Lisbona ed elevata è la presenza di sommerso (oltre il 27% secondo le imprese locali);
– una importante fetta di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà (nel 2008 Reggio Calabria 28,1%; Italia 10,8%);
– la presenza di criminalità organizzata che, per le gli imprenditori, drena risorse allo sviluppo ed alle imprese e consegue importanti traffici anche internazionali per oltre il 28% della ricchezza prodotta in provincia.
– Una capacita di spesa comunitaria sottodimensionata a livello regionale, sia a causa di una contenuta progettualità, sia per un rapporto erogato/impegnato tra i meno soddisfacenti (46,3%; Italia 55,9%).
Stanti tali fattori ostativi, eventuali azioni di stimolo dell’economia regina devono essere realizzate a partire dalle eccellenze produttive che il territorio vanta:
– l’agroalimentare;
– l’industria essenze;
– l’artigianato artistico;
– il turismo;
– la logistica.
Eppure, nonostante i fattori che contraddistinguono l’economia appena citati, la provincia, nel 2010, mostra una particolare vivacità,quantomeno nel confronto con le altre aree della regione.
Il sistema imprenditoriale
Alla data del 31 dicembre 2010, gli indicatori sulla numerosità imprenditoriale registrano in provincia di Reggio Calabria la presenza di 49.942 imprese di cui 43.741 in attività (87,6%).
Complessivamente, il bilancio demografico delle imprese reggine al 2010 sembrerebbe mostrare i primi segnali di ripresa: nel corso dell’anno, infatti, sono state 3.220 le aziende iscritte, a fronte delle quali 2.642 hanno cessato di operare, facendo registrare un saldo positivo pari a 578 unità (pari al +0,3%).
Le imprese reggine rappresentano il 27,8% del sistema economico calabrese. A prevalere sono le attività dei servizi di tipo tradizionale (37,6% commercio; 26,9% media Italia), le imprese agricole (17,7%; 16,1% media Italia) ed il settore non trascurabile dell’edilizia (12,2%; 15,7% media Italia). Permane il sottodimensionamento rispetto alla media nazionale del terziario avanzato mentre i settori dei trasporti e magazzinaggio (3,3%), istruzione (0,6%) e dell’intermediazione finanziaria (1,9%) risultano allineati alla media nazionale.
Rispetto al 2009 emerge una contrazione della numerosità delle imprese nei settori dell’agricoltura, estrazione di minerali, manifatturiero, trasporto, servizi di informazione ed assicurazioni. Sono in crescita tutti gli altri settori.
Tra il 2009 ed il 2010, le ditte individuali che rappresentano comunque il 79,9% del totale, si riducono (-0,6%), mentre cresce la percentuale di società di capitali (+6,5%) evidenziando un percorso di irrobustimento strutturale attraverso la selezione competitiva.
E’ sempre più consistente la presenza di imprenditori extracomunitari in provincia di Reggio Calabria pari al 5,9% del totale .
Nel medio periodo (2005-2010) si registra una evoluzione positiva della numerosità di imprenditori extracomunitari, con un tasso di variazione medio annuo pari al +5,6%, il più alto tra le province calabresi, e in linea con la tendenza positiva riscontrabile a livello nazionale.
Passando a considerare, infine, l’imprenditoria giovanile, si rileva per Reggio Calabria la presenza di 3.858 imprenditori di età inferiore ai 30 anni, pari al 9,7% del totale (Calabria 9,5%; Italia 6,9%). In termini dinamici, tuttavia, nel quinquennio 2005-2010, la numerosità dei giovani imprenditori si contrae, evidenziando un tasso di variazione medio annuo del -4,7% allineato con il trend regionale e nazionale. Evidentemente, le difficoltà congiunturali hanno inciso in misura maggiore sul segmento dei giovani imprenditori, che manifestano un maggiore scoraggiamento e maggiori difficoltà rispetto alle altre categorie oggetto di analisi (in media la numerosità imprenditoriale nel periodo considerato è diminuita dello 0,6%).
Prodotto Interno Lordo
Nel 2010, il PIL provinciale è ritornato sul sentiero di crescita pre-crisi registrando un incremento pari a +1,4% (Calabria –0,1%, Italia +1,8%). Necessita ricordare, come il biennio precedente sia stato per la provincia piuttosto complesso, con una caduta del Pil che nel 2008 si è rivelata particolarmente severa (-5,3%).
In termini assoluti il PIL della provincia di Reggio Calabria si è attestato nel 2010 su 9.338,8 milioni di euro – uno dei più alti a livello regionale.
Guardando alla scomposizione settoriale del valore aggiunto, invece, è evidente che, nonostante il peso significativo del settore primario (4,5% per Reggio Calabria; 1,8% a livello nazionale), la provincia è nettamente terziarizzata, rappresentando il valore aggiunto dei servizi l’82,5% della ricchezza totale a fronte del 73,1% nazionale. Rispetto al dato medio nazionale, si evidenzia una carenza del manifatturiero, il quale registra un’incidenza sul totale della ricchezza provinciale pari al 6,2%, mentre in Italia pesa per il 18,7%.
Esaminando la composizione del valore aggiunto per settore in un’ottica temporale, è possibile valutare le tendenze interne all’economia provinciale.
Negli anni 2004-2009, l’agricoltura riduce la propria incidenza sul valore aggiunto provinciale così come il settore manifatturiero, passato dal 7,4% del 2004 al 6,2% del 2009. Si tratta, comunque, di una dinamica simile a quella in atto nel resto della Calabria e dell’Italia. E’ pressoché allineato al dato nazionale il peso del settore costruzioni (6,8% a fronte del 6,9% della Calabria, del 6,8% del Mezzogiorno e del 6,3% dell’Italia).
Positivo, infine, il trend del terziario che, in termini di incidenza sul valore aggiunto, passa dal 76,8% del 2004 all’82,5% del 2009.
La domanda interna
Sono due i fattori di analisi della domanda interna: il mercato del lavoro e il livello dei consumi.
Nel 2010, le forze lavoro provinciali ammontano a 179.650 unità, pari al 27,6% del totale regionale, con una crescita nel breve periodo dello 0,3% di occupati complessivi, che non trova alcuna corrispondenza nelle ripartizioni territoriali di riferimento (Calabria -2,2%; Italia -0,7%).
Nel medio periodo invece i dati non sono incoraggianti. Tra il 2006 e il 2010 a livello provinciale le forze lavoro registrano una contrazione, pari al -9,6%, con un’intensità superiore rispetto al dato medio regionale (-7,7%) ed in controtendenza con l’andamento nazionale (+1,3%).
Gli occupati tra il 2006 e il 2010, diminuiscono di 14.594 unità, pari nel complesso al -8,4% (Calabria -6,7%; Italia -0,5%);
Anche il numero di disoccupati registra un decremento (-17,5%), superiore alla media regionale (-14,5%) ed opposto al dato nazionale (+25,6%) dove, al calo dell’occupazione, si associa un consistente aumento del numero di inoccupati. Coerentemente con tali dinamiche, si può ipotizzare che la riduzione contestuale del numero di occupati e disoccupati sia attribuibile ad un generale effetto di scoraggiamento che porta alla rinuncia, da parte di coloro che sono in età ed in condizione di lavorare, della ricerca attiva di un posto di lavoro.
Il tasso di attività provinciale è passato dal 52,9% del 2006 al 47,4% del 2010 ( -5,5%; Calabria -4,4%; Italia -0,5%). Il tasso di occupazione nel 2006 era pari al 46,1% riducendosi al 41,8% nel 2010 (-4,3 punti), a fronte di un valore pari al 56,9% per l’Italia e 42,2% per la Calabria.
Il tasso di disoccupazione ufficiale, invece, è pari ad 11,6%, con dati differenziati per genere maschile (9,9%) e femminile (14,4%). A livello nazionale i dati corrispondenti sono 7,6% e 9,7%.
Permane la piaga del lavoro nero con un tasso di irregolarità stimato pari al 20,2% a fronte di un dato medio nazionale del 10,2%.
Un ultimo dato di rilievo sul tema dell’occupazione emerge dall’analisi degli occupati per titolo di studi. La categoria che resiste meglio agli effetti della crisi sono gli occupati con diploma universitario e laurea di primo livello. Nel triennio 2008-2010, si assiste ad un continuo processo di scolarizzazione delle persone occupate, che porta, nel 2010, ad una riduzione di quelli con licenza elementare o senza titolo di studio (42,3% nel 2008; 38,6% nel 2010) e ad un aumento di quelli con diploma di scuola superiore (41,4% nel 2008; 43,2% nel 2010).
Nel 2009, i consumi delle famiglie (-3,5% rispetto al 2008) ancora non raccolgono i benefici registrati dall’incremento dei redditi (+2,1% nel 2009).
I consumi pro capite della provincia di Reggio Calabria si attestano all’82% della media nazionale, risultando maggiormente concentrati su beni indifferibili, come quelli alimentari (Reggio Calabria 21,5%; Italia 17,4%), che non riescono ad imprimere un significativo dinamismo al sistema economico locale, perlomeno in molte aree periferiche della provincia.
Nonostante tutto, una parte di famiglie della provincia non rinuncia ad uno stile di vita più favorevole agli acquisiti e fa ricorso al credito; infatti, nel periodo ottobre 2009 – settembre 2010, il credito al consumo in provincia aumenta del 20,8%, a fronte di una media nazionale pari al 23,7%.
Si tratta di dinamiche che mostrano un potenziale impoverimento del tessuto sociale reggino e, di conseguenza, la crescente difficoltà di recupero dei gap economici. Nel 2010, tale gap, misurato attraverso il livello di Pil per abitante, si attesta a circa 35 punti percentuali (Il Pil pro capite a Reggio Calabria è 16.501,7 euro pari al 64,4% della media Italia).
Domanda esterna
Per quanto concerne la domanda esterna, il turismo potrebbe alimentare maggiormente il circuito economico locale, ma risulta sottodimensionato probabilmente per cause molteplici: da un’offerta turistica poco organizzata ad una cattiva immagine che il territorio riceve dalla criminalità; considerato il patrimonio attrattivo della provincia, infatti, gli indicatori turistici risultano poco soddisfacenti. L’indice di concentrazione turistica, determinato dal rapporto tra arrivi su popolazione, indica come il valore della provincia sia pari a circa un quarto rispetto a quello nazionale (Reggio Calabria 39,2%; Italia 158%). Modesto anche l’indice di internazionalizzazione turistica(arrivi di stranieri su totale) che, anche in questo caso si attesta a circa un quarto di quello italiano (Reggio Calabria 11,2%; Italia 43,1%). Da sottolineare, invece, l’elevata qualità delle strutture ricettive (quota di alberghi a 4 e 5 stelle sul totale: 26,7%; Italia 15,4%).
Spostando l’attenzione sul commercio internazionale nel 2010, la provincia mostra una flessione delle esportazioni pari al -12,8%, a fronte di un recupero nazionale del +16,7%; tale dinamica è il risultato della battuta d’arresto dei mezzi di trasporto (-85,8%); gli altri settori, al contrario, risultano in sostanziale crescita. Tuttavia, tale variazione incide poco sulle dinamiche di costruzione del Pil, perché è noto che la provincia si caratterizza per una economia chiusa all’interno dei propri confini (l’export provinciale rappresenta l’1,4% del Pil provinciale e lo 0,3% dell’export nazionale).
Credito
Nel contesto di crisi, il credito è uno dei fattori che ha condizionato l’attività economica. All’alba di una ripresa della crescita dei tassi di sconto, le imprese e le famiglie reggine pagano tassi di interesse bancari più elevati della media nazionale. A settembre 2010, il tasso di interesse per operazioni a breve per le famiglie della provincia si attestava all’8,4% (Italia 5%), mentre per le imprese al 9,7% (Italia 6,5%).
Si tratta di un divario marcato, anche perché le sofferenze, crescono ad un ritmo meno consistente di quello nazionale (sett. 10/sett. 09 Reggio Calabria +28,2%; Italia +30%); favorevole anche il ritmo di crescita degli impieghi (medesimo periodo: Reggio Calabria +9,8%; Italia +7,4%).
La dinamica congiunturale del 2010 e le previsioni per il 2011
Come ogni anno abbiamo voluto analizzare le dinamiche di breve periodo del tessuto produttivo provinciale attraverso un’indagine campionaria sulle imprese.
Per il 2010 sono emerse alcune difficoltà dovute, soprattutto, alla situazione di incertezza che ancora perdura nello scenario economico generale.
La totalità delle aziende del campione ha dichiarato il sostanziale peggioramento del fatturato rispetto al 2009, con tassi di variazioni negativi superiori ai dieci punti percentuali nei seguenti settori: turismo (-16,3%), manifatturiero (-15,2%) ed agricoltura (-14,9%). Anche le performance evidenziate dal commercio (-7,3%), settore trainante dell’economia provinciale, così come dalle attività artigianali (-7,3%), appaiono poco confortanti. Viceversa, i settori produttivi che hanno risentito in misura inferiore della congiuntura economica avversa sono quello dei trasporti (-0,8%) e del terziario avanzato (-3%).
Come conseguenza della flessione del fatturato si riduce, nel 2010, la propensione alla realizzazione di investimenti. La generalizzata situazione di incertezza, affiancata da una ridotta base dimensionale delle aziende, ha portato gli imprenditori ad optare per scelte imprenditoriali di tipo prudenziale. Più in particolare, la quota di imprese che ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel 2010 non raggiunge il 30% in nessun settore produttivo,
Passando a considerare, infine, le previsioni per il 2011, la maggioranza degli imprenditori reggini evidenzia un cauto ottimismo. Le previsioni sul fatturato, infatti, pur permanendo negative – fanno eccezione i settori del turismo e del trasporto – evidenziano per lo più variazioni che si assestano in media a –1%. Soltanto nel caso del settore manifatturiero le previsione permangono particolarmente negative (-3,8%).
Le politiche di sviluppo territoriale
In relazione agli scenari emersi, sono molteplici le aree d’intervento per riattivare il circuito economico della provincia ed innalzare il livello di competitività del territorio.
A) Promuovere e sostenere l’innovazione, incoraggiare e sostenere la nascita e lo start-up di imprese innovative per acquistare competitività anche nei mercati esteri e corroborare il circuito economico locale.
Sono questi gli indirizzi strategici della Camera sull’innovazione, da anni qualificata come “innovazione a 360°”, perché ”riguarda ogni impresa qualunque sia la dimensione o il settore; riguarda le imprese di produzione, di servizi, di distribuzione; riguarda le micro e le piccole imprese come le medie e le grandi.
Non é solo innovazione tecnologica; è capacità di fare e di produrre in modo migliore, più rapido o meno costoso ovvero di fare e produrre cose nuove.
L’innovazione riguarda le strategie, l’organizzazione aziendale, i processi operativi e quindi l’organizzazione, la finanza, la comunicazione, la distribuzione, il marketing.
Per la Camera fare innovazione, significa:
-Costruire un sistema dell’innovazione a rete (Networking) che coinvolge la Camera di Commercio, le Università e le imprese;
-Sostenere finanziariamente i processi di innovazione nelle imprese;
-Sostenere il trasferimento tecnologico;
-Promuovere la creazione di imprese innovative, per far evolvere il modello di specializzazione produttiva, perché il futuro economico della provincia non può essere affidato esclusivamente ai settori tradizionali ed alle microimprese, cioè alle parti più esposte al rischio di un declino.
B) E’ necessario prestare la giusta attenzione all’associazionismo, anche a livello intersettoriale, per favorire la costituzione di reti d’impresa, specie in quei settori di tradizionale specializzazione, caratterizzati da una dimensione media d’impresa troppo piccola per competere nello scenario attuale, e che sono minacciati da processi di crisi particolarmente acuti.
C) Occorre contrastare il fenomeno dell’illegalità; la criminalità presente sul territorio ostacola l’attrazione di investimenti e di nuove professionalità. Il 70% delle imprese afferma che, con un progetto di collaborazione tra Istituzioni, cittadini e imprese, la ‘ndrangheta può essere sconfitta.
Sconfiggere la ‘ndrangheta, sradicare le radici del potere e della protezione mafiosa, ricostruire le condizioni di sicurezza e libertà economica, non sono un sogno, ma possono diventare una realtà solo con l’impegno, la forza, la ricchezza della società civile.
Accanto alle molteplici iniziative di contrasto alla criminalità organizzata ed ai fenomeni del racket ed usura, l’impegno deve essere, però, quello di aggredire la consistente elusione, l’evasione, l’abusivismo imprenditoriale molto diffusi nel nostro territorio.
C’è un oggettivo rischio di assuefazione; la piccola pratica dell’illegalità è tollerata e quindi legittimata ad operare a fianco di chi è in regola e paga tutto quello che c’è da pagare. Per questi motivi occorre dare visibilità e premialità all’“impresa legale”.
Occorre contrapporre alla “criminalità organizzata” la “legalità organizzata”, ovvero un insieme di azioni e sinergie che nel generare educazione e cultura della legalità, promuovano crescita sociale e sviluppo economico.
D) La crisi e le dinamiche recessive hanno certamente determinato problemi alle imprese, per cui occorre implementare interventi per favorire la liquidità aziendale, oppure la riduzione del costo del denaro.
In Calabria, poi, la spesa della Pubblica Amministrazione è più lenta rispetto alla media nazionale, il che determina un rallentamento della liquidità per le imprese coinvolte nell’indotto (circa il 25%), in un quadro in cui risulta necessario lo snellimento burocratico.
E) Occorrono politiche di sostegno ai redditi per riattivare i consumi sul territorio, anche se un importante lavoro di promozione deve essere fatto per attrarre un maggior numero di turisti, per lo più stranieri, a maggior capacità di spesa.
F) Infine la questione infrastrutturale. Nonostante indici di dotazione di infrastrutture di trasporto abbastanza soddisfacenti, la qualità delle stesse non si dimostra al livello dei bisogni della popolazione e delle imprese.
A ciò si deve aggiungere che la situazione delle reti energetico – ambientali è piuttosto carente (nel 2009 numero indice Reggio Calabria 54; Italia = 100), ma soprattutto, occorre spostare l’attenzione sulle strutture culturali e ricreative (numero indice 34,1), in grado di alimentare l’attrattività sociale e turistica, nell’ottica di uno sviluppo dei consumi sul territorio.
Avendo ribadito anche a livello di policy quanto affermato in precedenti edizioni dell’Osservatorio Economico della provincia di Reggio Calabria e non prescindendo dalla considerazione che l’economia è strettamente dipendente a quella del resto del Paese, i provvedimenti di politica economica e sociale da intraprendere devono essere di derivazione nazionale, ed in particolare discendere da quel Piano per il Sud che il Governo nazionale ha delineato nei suoi grandi assi, ma che ancora non è passato alla fase attuativa.
Il Piano per il Sud contiene quegli interventi atti a rifinanziare il sistema delle imprese tramite sistemi incentivanti più automatici e snelli, a rilanciare l’innovazione tecnologica di processo e prodotto, a sostenere le aggregazioni orizzontali di rete fra imprese, per superare quel nanismo imprenditoriale, associato a frammentazione produttiva, a rilanciare gli interventi di marketing territoriale, in associazione con politiche di semplificazione delle procedure amministrative.
Il Piano, inoltre, prevede gli strumenti di fluidificazione del rapporto banche-imprese, e quindi il potenziamento del credito alle attività produttive. Infatti, il progetto di Banca per il Sud è mirato proprio ad un potenziamento del credito a medio-lungo termine, una tipologia creditizia particolarmente mirata a progetti di investimento di particolare strategicità competitiva per le imprese, che in provincia, come nel resto del Sud, sono particolarmente carenti.
Alla Camera di Commercio di Reggio Calabria ed all’intero Sistema Camerale spettano soprattutto:
– compiti di stimolo verso i soggetti regionali e nazionali, per accelerare l’attuazione degli interventi considerati di rilevanza prioritaria per il territorio;
– compiti di promozione delle opportunità esistenti presso i soggetti imprenditoriali e sociali locali, al fine di stimolarne la partecipazione attiva ai programmi regionali e nazionali;
– compiti di assistenza tecnica nella progettazione di interventi utili a partecipare alle opportunità messe a disposizione.
Oltre questo, oltre la definizione di azioni di miglioramento dei fattori imprenditoriali endogeni, occorre introdurre fattori di rottura degli equilibri del modello di sviluppo attuale, che come si è visto è inadeguato a sostenere una nuova fase di sviluppo, ed anche soltanto a reggere agli effetti della recessione globale