Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), DOMENICA 22 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Reggio Calabria, padre spara al figlio tossicodipendente

Reggio Calabria, padre spara al figlio tossicodipendente

| Il 19, Apr 2011

Marziale: “La comunità rifletta e aiuti i bambini a capire”

Reggio Calabria, padre spara al figlio tossicodipendente

Marziale: “La comunità rifletta e aiuti i bambini a capire”

“Sparare contro il proprio figlio è l’azione più innaturale e ingiustificabile che una persona possa concepire, ma la gestione di situazioni del genere è talmente complicata da determinare quanto accaduto”. Così il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia, a proposito di quanto accaduto a Reggio Calabria, dove un uomo ha sparato un colpo di fucile contro il figlio tossicodipendente al culmine di una lite. Per Marziale: “Un figlio tossicomane è tenacemente alla ricerca disperata di soldi per acquistare la droga, ruba in casa e delinque come e quando può, schiavizzato dalla dipendenza e dalla subordinazione agli spacciatori che non mollano mai la preda, che per loro non ha profili umani ma solo ed esclusivamente economici”.

A parere del sociologo: “Nessuno, oltre alla magistratura, può ergersi a giudice davanti a fatti di cronaca così efferati – sottolinea Marziale – perché la forza della disperazione può indurre chiunque a perdere la testa ed a compiere gesti inconsulti. La comunità, invece, è tenuta a riflettere su una piaga che miete milioni di vittime, non più circoscrivibile geograficamente e da ritenersi all’apice dell’agenda affaristica della ndrangheta, alleata dei più imponenti cartelli di droga internazionali”. Per Marziale, dunque: “Preso atto delle ingiustificabili e soggettive responsabilità del padre, è la criminalità organizzata da far accomodare sul banco degli imputati, perché se è vero che il padre ha premuto l’indice sul grilletto è altresì vero che la malavita, con i suoi sporchi affari, lo ha indotto. Pertanto – conclude il presidente dell’Osservatorio – tutti, specialmente quanti hanno responsabilità educative, devono sentirsi impegnati a contrastare quotidianamente la subcultura mafiosa spiegando chiaramente e risolutamente ai bambini e agli adolescenti che la droga ammazza, che non esistono droghe leggere e droghe pesanti ma solo droghe che uccidono”.

redazione@approdonews.it