Operazione “Mammasantissima”, scoperto il vertice segreto della ‘ndrangheta. Richiesta di arresto per il senatore Antonio Caridi Emergono particolari inquietanti sulla commistione tra il mondo politico, imprenditoriale e la 'ndrangheta. Sindaci, consiglieri regionali e deputati venivano eletti su indicazioni dei capi della struttura segreta sgominata dai Ros dei carabinieri e dalla Dda. Arrestato l'ex sottosegretario Alberto Sarra. Perquisita l'abitazione dell'ex Governatore della Calabria Peppe Scopelliti. L'indagine coinvolge anche il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri
Alle prime luci dell’alba di oggi, in Reggio Calabria, il personale del ROS, collaborato da quello del locale Comando Provinciale Carabinieri, ha dato esecuzione ad una Ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta di questa Procura Distrettuale Antimafia, a carico di:
a. DE STEFANO Giorgio cl. ’48, ROMEO Paolo, SARRA Alberto ai quali è stata applicata la custodia cautelare in carcere.
b. CHIRICO Francesco, il quale è stato sottoposto agli arresti domiciliari poiché ultrasettantenne.
c. CARIDI ANTONIO STEFANO, Senatore della Repubblica, al quale è stata applicata la custodia cautelare in carcere con sospensione dell’esecuzione del provvedimento in attesa della delibera della Camera di appartenenza, alla quale sarà richiesta autorizzazione dall’AG mandante.
poiché ritenuti responsabili a vario titolo del delitto di partecipazione all’associazione mafiosa unitaria denominata ‘ndrangheta di cui all’art. 416 bis c.p.;
L’odierno provvedimento cautelare costituisce esito di un articolato impegno investigativo condotto dal ROS Carabinieri e coordinato da questa Procura che è stato finalizzato, in prosecuzione di pregresse acquisizioni investigative e giudiziarie, a completare la ricostruzione della struttura della ‘ndrangheta nelle sue componenti soggettive ed oggettive apicali nonché a definire le modalità di interazione dell’organizzazione sia con ambiti della società civile -con particolare riferimento alle infiltrazioni/condizionamenti di Pubblica Amministrazione, Economia e Politica che con le altre similari strutture mafiose.
Base di partenza dell’odierna indagine denominata Mamma Santissima è costituita dalle pregresse inchieste sviluppate sempre dal ROS Carabinieri: Meta, ‘Ndrangheta Banking, Reale e Crimine. Dette investigazioni, alcune già caratterizzate da irrevocabilità, hanno dimostrato l’unitarietà ed il tendenziale verticismo della ‘ndrangheta come organizzazione di tipo mafioso, nonché esistenza ed operatività di un organo collegiale di vertice, denominato Provincia, in seno al quale sono rappresentate le cosche dei tre Mandamenti (Centro, Jonico e Tirrenico) e delle altre articolazioni dell’organizzazione operanti in altre parti del territorio nazionale ed all’estero. Gli indicati procedimenti penali contenevano, però, alcuni elementi investigativi che facevano presupporre l’esistenza di una ulteriore Struttura direttiva occulta, sovraordinata rispetto alla Provincia, ed in generale di contesti occulti all’interno della ‘ndrangheta: questo è stato il tema dell’indagine Mamma Santissima.
Le articolate e prolungate investigazioni condotte,a partire dal mese di Gennaio 2012,dal personale del ROS Carabinieri – caratterizzate dallo svolgimento di indagini dirette, dal riascolto e valorizzazione di emergenze captative di più procedimenti penali e da plurimi apporti dichiarativi verificati e riscontrati hanno:
a. confermato l’esistenza della «Mamma Santissima» o «Santa», prima struttura direttiva «segreta» della ‘ndrangheta, caratterizzata da regole speciali in grado di rimuovere e superare a favore dei suoi qualificati componenti i divieti fissati dalle regole tradizionali della ‘ndrangheta. A tale struttura avevano accesso anche «massoni» o «nobili», intendendosi per essi coloro che non avevano estrazione propriamente criminale. Con la «Santa» – la cui ideazione va ricondotta ai casati mafiosi DE STEFANO, PIROMALLI, NIRTA, ARANITI, LIBRI, MAMMOLITI, CATALDO e MAZZAFERRO, si assiste ad un sostanziale mutamento della ‘ndrangheta funzionale ad un processo di infiltrazione degli ambiti in cui è articolata la società civile attraverso i «Santisti» che, pertanto, hanno operato nelle vesti di appartenenti all’Organismo decisionale occulto;
b. permesso di stabilire, superando le pregresse conoscenze, che la ‘ndrangheta ancora oggi è dotata di un apparato criminale caratterizzato dalla presenza di una struttura direttiva «segreta o riservata»da intendersi quale evoluzione di quella denominata «Mamma Santissima» o «Santa»,di cui fanno parte gli Avv.ti DESTEFANO Giorgio cl. ’48 e ROMEO Paolo, il politico SARRA Alberto, l’ex funzionario pubblico CHIRICO Francesco cl. ’44, che si avvalgono, anche, del Senatore CARIDI Antonio Stefano. La struttura occulta– che si serve di soggetti indicati come «segreti» o «riservati»-opera in sinergia con l’organo collegiale di vertice denominato Provincia che ha compiti di direzione organizzativa e di garanzia dell’unitarietà dell’organizzazione, risultando quindi, la Provincia, struttura a carattere eminentemente criminale sulla quale vengono riversate le indicazioni strategiche fornite dalla struttura riservata.
Numerosi sono gli elementi dai quali far derivare l’attuale esistenza ed operatività della componente riservata della ‘ndrangheta. Oltre a quelli di ordine dichiarativo e documentale, particolare valore dimostrativo assumono le intercettazioni: in alcune di esse si fa esplicito riferimento sia allivello «visibile»che a quello«invisibile», ponendo quest’ultimo in rapporto di necessaria interrelazione, in ordine agli affari di maggior rilievo, rispetto al primo, corrispondente al «provinciale», intendendo per esso la «Provincia»come organo di vertice mafioso.In altre emerge che «la ‘ndrangheta non esiste più», ora «fa parte della Massoneria» e si è ridotta a «delinquenza comune».
In altra ancora si fa esplicitamente riferimento al fatto che gli inquirenti, quanto a conoscenze, «sono arrivati fino ad un certo punto … in effetti sapevano dell’Australia, dell’America …» ma sono totalmente all’oscuro di altro so aggiungendo che «c’è un’altra cosa ancora che non la sanno nemmeno loro…:qua a Reggio contano i … i Segreti … Giorgio DE STEFANO gliel’ha calata la questione … sei, sette … erano in totale … (inc.) … il coso è di sette …». Evidente il riferimento al contesto occulto – i «segreti» – ed alla relativa struttura «il coso … è di sette». Si comprende quindi che la struttura occulta si pone in una posizione determinante nelle scelte e negli indirizzi della Provincia.
La struttura occulta svolge i compiti:
a. di curare il coordinamento delle diversificate operazioni criminali riferibili al complessivo sistema criminale di tipo mafioso operante sul territorio nazionale ed all’estero, composto dalla ‘Ndrangheta e dalle altre mafie storiche (Cosa Nostra, Camorra e Sacra Corona Unita);
b. di definire le strategie criminali di massimo livello col fine di estendere il programma criminoso negli ambiti di maggior interesse, con particolare riferimento a quelli, informativi, imprenditoriali, economici/finanziari/bancari, amministrativi/politici/istituzionali interferendo, in questo ultimo caso, con enti pubblici locali territoriali e singoli membri di organi politici di rilievo costituzionale.Sotto quest’ultimo profilo compito del «Santista» era quell odi «impadronirsi o infiltrarsi in Enti Pubblici avvalendosi del consenso elettorale», evidentemente condizionato e viziato.
Recentissime acquisizioni in tal senso provengono dalle intercettazioni del procedimento penale Reale svolte dal ROS a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria del 2010. Da tali captazioni – oltre ad essere evidente l’intendimento della ‘ndrangheta di gestire le candidature senza l’ingerenza dei partiti ed in generale di certa politica che non sia di promanazione mafiosa (video nr.3) – si coglievano, per bocca di PELLE Giuseppe cl. ’60 Gambazza, le linee strategiche dell’organizzazione nell’ambito politico che perfettamente si coniugano con le risultanze della indagine Mamma Santissima. La ‘ndrangheta, quale organizzazione unitaria, doveva individuare i propri candidati da avviare, con i voti mafiosi, «… per il Consiglio Regionale, la prossima volta quei sei che dovevano andare … che escono dalle regionali, se si (com)portavano bene andavano a Roma …»: evidente il riferimento all’organo Parlamentare. Le conversazioni appena richiamate, alla luce delle straordinarie acquisizioni investigative del ROS,confermano che il rapporto ‘ndrangheta/politica si è evoluto nel senso che l’organizzazione mafiosa ha intrapreso un percorso in base al quale colloca progressivamente i propri affiliati“riservati” all’interno di organi politici partendo inizialmente da quelli locali, per poi passare a quelli regionali fino ad arrivare, premiando quelli che maggiormente si adoperano per realizzarne gli interessi illeciti, agli organi centrali dello Stato.
Sul rapporto ‘ndrangheta/politica va ancora detto che le più recenti inchieste dei Carabinieri del ROS – ci si riferisce a quelle note come Reale 3 e Reale 6 – hanno anche svelato come la politica ancora si rivolge alla Onorata Società stringendo con essa patti corruttivi od effettuando vere e proprie compravendite di voti.
Dagli approfondimenti eseguiti sul fronte politico nell’ambito dell’indagine Mamma Santissima è emerso che molti appuntamenti elettorali sono stati oggetto di condizionamento da parte della ‘ndrangheta, attraverso la formazione delle liste, orientando i consensi elettorali a propria disposizione e influenzando le nomine all’interno degli organi politico-aministrativi.Si fa riferimento alle elezioni del 2001 (comunali), del 2002 (comunali e provinciali), del 2004 (Europee), del 2005 (Regionali), del 2006 (provinciali), del 2007 (Comunali), del 2009 (europee) e 2010 (Regionali).
Per quanto ricostruito si trae che, a partire dal 2002, gli Avv. ROMEO Paolo e DE STEFANO Giorgio hanno avuto un ruolo determinante per la elezione di SCOPELLITI Giuseppe e FUDA Pietro rispettivamente a Sindaco del Comune e a Presidente della Provincia di Reggio Calabria, nonché nella formazione degli organi di governo locale secondo un programma che, oltre a garantire loro – secondo un modello replicato nel tempo – il potere di interferire sul regolare funzionamento dei due enti attraverso più soggetti politici, in proiezione prevedeva l’infiltrazione degli Organi di governo regionale sino al Parlamento nazionale ed europeo. Il prioritario risultato che mirava a conseguire ROMEO Paolo, dunque, era quello della sinergica operatività Comune/Provincia e successivamente con gli altri organi di governo. Progetto questo che doveva essere realizzato in tre distinti momenti:
a. il primo momento, nel 2002, coincide con l’elezione dello SCOPELLITI a Sindaco del Comune di Reggio Calabria che, dimettendosi dall’incarico di Assessore regionale, consentì al SARRA – primo dei non eletti nella tornata del 2000 – di approdare in Consiglio Regionale;
b. il secondo, da concretizzarsi nel 2004, per effetto dell’elezione del PIRILLI Umberto al Parlamento Europeo, cosa realmente avvenuta e che consentì al SARRA Alberto di subentrargli in un incarico assessoriale;
c. il terzo avrebbe trovato compimento nel 2005, con la candidatura di FUDA Pietro alla Presidenza della Regione Calabria, intento vanificato da vicende giudiziarie che coinvolsero l’interessato oltre che lo stesso ROMEO.
Particolarmente significative sono le emergenze relative alle elezioni, comunali e provinciali, del 2002 in relazione alle quali affiora che l’affermazione elettorale di SCOPELLITI Giuseppe sull’altro candidato NACCARI CARLIZZI va ricondotta, oltre che alla maggiore controllabilità del primo, agli specifici interessi della criminalità mafiosa anche nei settori dei lavori pubblici in generale, nella gestione dei fondi del Decreto Reggio e nella creazione delle società di servizi a capitale misto pubblico privato, progetto questo avviato a partire dal 2001.
Oltre a queste, sono stati alterati i risultati delle elezione delle rappresentanze “Provinciali e Grande Città” del partito “Popolo della Libertà” tenutesi in Reggio Calabria nel febbraio 2012 ciò sia attraverso la premeditata compilazione di schede elettorali a favore dei candidati prescelti sia alterando i verbali di elezione.
3. Relativamente alle posizioni dei soggetti destinatari dell’odierno provvedimento cautelare,si deve dire che nel contesto sopra illustrato – in cui gli Avv.ti DE STEFANO Giorgio e ROMEO Paolo hanno svolto funzioni di direzione e coordinamento del più ampio sistema criminale di tipo mafioso- vanno calate le figure dei politici Antonio Stefano CARIDI, oggi Senatore,ed Alberto SARRA ovvero soggetti nuovi, che operano nella direzione strategica individuata dai due Legali affinché gli interessi di promanazione ‘ndranghetistica vengano comunque realizzati e tutelati, interferendo così sul funzionamento di enti di rango costituzionale, tanto locali che nazionali.Più in particolare:
a. SARRA Alberto– che nel corso del tempo si è avvalso,per sé ed in favore di altri candidati,del sostegno elettorale delle cosche PESCE, CONDELLO, DE STEFANO, TEGANO, LO GIUDICE, ALVARO, LIBRI/CARIDI, VADALÀ, LAMPADA, PANGALLO, CRUCITTI-ha operato direttamente in sinergia con ROMEO Paolo al fine di elaborare ed attuare il progetto politico sopra indicato di cui lui stesso era parte integrante e che attribuiva un ruolo di centralità in primo luogo a SCOPELLITI. In particolare, il SARRA -una volta acquisite le funzioni pubbliche a seguito di consultazioni elettorali viziate dalle pressanti ingerenze mafiose – ha agevolato e rafforzato il predetto sistema criminale di tipo mafioso:
– gestendo un enorme bacino di voti della ‘ndrangheta da orientare al fine di perfezionare, in proiezione, l’articolato programma criminoso descritto;
– interferendo, mediante l’uso deviato del proprio ruolo pubblico, sull’esercizio delle funzioni degli organi regionali di cui era divenuto componente;
– favorendo le componenti politiche – in costanza di campagna elettorale – ed imprenditoriali delle varie articolazioni territoriali della ‘ndrangheta al fine di garantirgli rilevanti vantaggi patrimoniali.
b. CARIDI Antonio Stefano – che nel corso del tempo si è avvalso,per sé ed altri candidati, del sostegno elettorale delle cosche DE STEFANO/TEGANO, LIBRI/CARIDI, CRUCITTI, AUDINO, BORGHETTO/ZINDATO, NUCERA, MORABITO di Africo, IAMONTE, MAVIGLIA ed in ultimo i PELLE con cui si è incontrato in occasione delle elezioni Regionali del 2010-ha operato direttamente in sinergia con ROMEO Paolo al fine di attuare il progetto politico sopra indicato di cui lui stesso era parte integrante,andando a ricoprire nel 2002 e 2007 l’incarico di assessore all’ambiente del Comune di Reggio Calabria, cosa quest’ultima, che ha permesso alla cosca DE STEFANO di controllare la società FATA MORGANA SpA. In particolare,CARIDI- una volta acquisite le funzioni pubbliche a seguito di consultazioni elettorali viziate dalle pressanti ingerenze mafiose – ha agevolato e rafforzato il predetto sistema criminale di tipo mafioso:
– gestendo un enorme bacino di voti della ‘ndrangheta da orientare al fine di perfezionare, in proiezione, l’articolato programma criminoso descritto;
– interferendo, mediante l’uso deviato del proprio ruolo pubblico,quale componente del Senato della Repubblica;
– imponendo l’assunzione di persone anche riferibili alle indicate articolazioni della ‘ndrangheta nelle società a capitale misto pubblico privato;
– favorendo le componenti imprenditoriali delle varie articolazioni territoriali della ‘ndrangheta al fine di garantirgli rilevanti vantaggi patrimoniali.
Sono inoltre raggiunti da gravi indizi di colpevolezza DELFINO Alessandro Bruno, NICOLAZZO Bruno e MOIO Roberto poiché ritenuti responsabili,in concorso,del delitto di scambio elettorale politico mafioso di cui all’art. 416 ter c.p.Il DELFINO, candidato alle elezioni comunali dell’anno 2007 nella lista CDC – ITALIANI NEL MONDO riferibile a SARRA Alberto e CHIRICO Francesco, accettava la promessa di MOIO Roberto e NICOLAZZO Bruno di procurare voti avvalendosi delle modalità di cui al terzo comma dell’art. 416 bis c.p.p., in cambio della erogazione di una somma di denaro pari almeno ad € 15.000,00, di cui 10.000,00 consegnata personalmente dal MOIO allo zio Giovanni TEGANO, soggetto apicale del mandamento di Reggio Calabria.
Il MOIO quindi, su richiesta del DELFINO, assumeva l’impegno di attivarsi nei confronti dell’elettorato dispiegando concretamente il proprio potere di intimidazione derivante dal suo ruolo di rilievo in seno alla cosca TEGANO di Archi di Reggio Calabria, per essere nipote diretto di Giovanni e Pasquale TEGANO, avvalendosi a tal fine del NICOLAZZO, anch’egli appartenente alla predetta articolazione territoriale della ‘Ndrangheta reggina, per la diretta percezione del denaro utilizzato per pagare i voti da destinare al DELFINO, come confermato dagli accertamenti bancari eseguiti.
4. Conclusivamente si deve affermare che l’indagine Mamma Santissima ha innovato le conoscenze sulla struttura della ‘ndrangheta permettendo di ridisegnare, rispetto alle acquisizioni del 2010, l’apparato criminale di cui è dotata.
Esso si caratterizza per la presenza di una Struttura direttiva occulta che opera in sinergia con l’organo collegiale di vertice denominato Provincia, alla quale, la struttura riservata, fornisce indicazioni e scelte strategiche.Tale componente riservata selezionagli obiettivi strategici da perseguire, gestisce le relazioni con le altre similari organizzazioni inserite in un più vasto sistema criminale di tipo mafioso operante in Italia ed all’estero.
Come prima detto, i suoi componenti riservati, in alcune intercettazioni definiti segreti, infiltrano gli ambiti di maggior rilievo politico/economico/imprenditoriale in cui si articola la società civile. I “riservati” sono soggetti intranei alla organizzazione ma di estrazione non propriamente criminale, che hanno seguito un percorso nella ‘ndrangheta pensato in funzione della loro esclusiva proiezione verso i contesti informativi, imprenditoriali, economici/finanziari/bancari, amministrativi/politico/istituzionali più delicati, condizionandoli e piegandoli dall’interno ai fini illeciti del sodalizio unitario, già oggetto di ricostruzione processuale.
La ‘ndrangheta ha quindi evoluto il proprio modello che è fondato, non più solo sull’utilizzo di soggetti che si “mettono a disposizione”, ma anche su soggetti di propria estrazione che meglio di tutti possono garantire gli interessi dell’organizzazione.
DALILA NESCI (M5S)
«Nell’autunno del 2013 riuscimmo a cacciare il senatore Antonio Caridi dalla commissione parlamentare Antimafia. Oggi ne è stato richiesto l’arresto, nell’ambito di un’importante inchiesta su ‘ndrangheta e altri poteri a Reggio Calabria». Lo ricorda la deputata M5s Dalila Nesci, che aggiunge: «Alla Camera mettemmo in evidenza circostanze che rendevano del tutto inopportuna la presenza del politico in quella commissione bicamerale. Come al solito, partiti e apparati di potere tacquero. Noi 5 stelle fummo i soli ad alzare la voce, nello specifico ponendo la questione morale». «In seguito – rammenta la parlamentare – il senatore Caridi si proclamò esterrefatto, sostenendo che si trattava di un attacco privo di fondamento e annunciando possibili azioni legali contro di noi, perché a suo giudizio con tanta superficialità e ingiustificato livore politico tentammo di infangarne il buon nome e l’onorabilità». «Allora è bene – conclude Nesci – ribadire che il Movimento 5 stelle interviene sempre prima, a partire dai propri eletti, sulla base del principio che prevenire è meglio che curare. La storia ci ha dato ragione, nel caso di specie. Adesso il Senato dovrà dimostrare coscienza politica e consentire che l’attuale vicenda del senatore Caridi sia definita dalla giustizia penale».
DIENI, FERRARA, NESCI, MORRA, PARENTELA (M5S)
“Dopo l’ordinanza d’arresto per il senatore Antonio Caridi, nell’ambito dell’operazione “Mamma Santissima”, che ha colpito la struttura di vertice segreta della ‘Ndrangheta, la speranza è che il Senato si pronunci in tempi strettissimi.” Così i parlamentari calabresi del MoVimento 5 Stelle Federica Dieni, Laura Ferrara, Nicola Morra, Dalila Nesci, Paolo Parentela prendono posizione sul provvedimento dei magistrati di Reggio Calabria che ha colpito l’organizzazione malavitosa.
“Il nostro plauso – continuano i parlamentari – va agli inquirenti e alle forze dell’ordine, coordinati dal procuratore Federico De Raho e dal sostituto della Dda Giuseppe Lombardo, per questa operazione che assesta un colpo deciso alla ‘Ndrangheta e specialmente al suo vertice. Il percorso di bonifica e di ripristino della legalità, intrapreso con coraggio da qualche settimana, con operazioni importanti quali ‘Fata Morgana’, ‘Reghion’, oltre a quella odierna, sta finalmente sradicando quelle infiltrazioni su cui questa organizzazione mafiosa poteva contare nelle istituzioni: vere e proprie lobby della criminalità organizzata, che identificavano e foraggiavano propri esponenti politici, tra cui ex parlamentari ed esponenti regionali, per piegare lo Stato ai loro desiderata. Un sistema che era stato anticipato dal Movimento 5 Stelle che si era opposto con successo all’ingresso di Antonio Caridi nella Commissione Antimafia. Oggi possiamo dire con ragione che probabilmente si è impedito che la ‘Ndrangheta entrasse in questo organo per poterlo condizionare e controllare. E’ per questo motivo che il Senato, dopo aver esaminato le carte, deve dare una risposta immediata all’ordinanza della magistratura che colpisce il sen. Caridi. Consentire in modo consapevole che la mafia sieda in Parlamento è un attentato alle stesse istituzioni democratiche.”
“La speranza – concludono i parlamentari – è che il Senato non si chiuda ancora una volta, come spesso è accaduto in passato, in una difesa corporativa che stavolta sarebbe di una gravità inaudita. Tutto ciò vanificherebbe la fiducia dei cittadini e quella speranza di legalità che i magistrati calabresi, col loro coraggio, stanno facendo lentamente risorgere.”
NICOLA IRTO
“L’operazione ‘Mammasantissima’ e le altre recenti indagini della Dda di Reggio Calabria
aprono uno squarcio inquietante, palesato dalla preziosa opera della magistratura
e delle forze dell’ordine cui va il nostro plauso”. Lo afferma il presidente del
Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, che aggiunge: “Al di là delle responsabilità
individuali, che saranno accertate nel processo, il lavoro del procuratore De Raho
e di tutti i magistrati della Dda rafforza la fiducia dei cittadini verso lo Stato.
Per vincere definitivamente la battaglia per la legalità e contro la ‘ndrangheta
– conclude Irto – è necessario incrementare? gli organici di uffici giudiziari e
forze dell’ordine in distretti esposti come quello reggino, dove si portano avanti
fascicoli d’indagine delicatissimi come questo”.
FEDERICA DIENI
“Qualcuno, più o meno ingenuamente, faceva passare la ‘Ndrangheta come un
fatto rurale, di contadini e di pastori. L’operazione Mamma Santissima
mostra inequivocabilmente che, invece, il pesce puzza dalla testa, da
quella Reggio-bene impastata di politica e massoneria.” Con queste parole
Federica Dieni, che a Montecitorio siede tra le fila del Movimento 5
Stelle, commenta gli esiti dell’operato di forze dell’ordine e della
magistratura.
“Grazie al preziosissimo lavoro di uomini come Federico Cafiero De Raho,
Giuseppe Lombardo e degli uomini del Ros, guidati dal comandante Giuseppe
Governale – continua la parlamentare pentastellata- si è finalmente fatta
luce sull’ultimo tassello mancante del puzzle. A guidare la ‘Ndrangheta
c’erano uomini in giacca e cravatta, ammirati e temuti, abituati a
frequentare le istituzioni. Paolo Romeo e Giorgio De Stefano erano i
registi, ma potevano disporre anche di addentellati incuneati persino in
organi di rango costituzionale. I magistrati hanno dimostrato quindi che il
Comune di Reggio, specie nell’epoca Scopelliti, è stato infiltrato se non
controllato da questa struttura, “la Santa”, che tirava le fila di
criminalità ed istituzioni. Ci hanno spiegato che Alberto Sarra, che
appariva uomo dello stesso Scopelliti, ma che in realtà probabilmente lo
condizionava, è riuscito poi ad affiancare l’ex sindaco ai vertici
regionali per poter fungere da ufficiale di collegamento nel governo della
Calabria e che, nel contempo Antonio Caridi, un senatore della Repubblica,
svolgeva addirittura un ruolo meno direttivo, quasi di braccio esecutivo,
pur essendo anch’egli parte della struttura segreta, presentando a comando
emendamenti e spostando voti. La ‘Ndrangheta era in mezzo a noi e ci
governava alla luce del sole. Mentre si raccontava la favola che essa
tramasse in isolati casali, tra facce scure e parlate declinate in un
dialetto incomprensibile essa era nel nostro municipio, a Catanzaro e a
Roma. Certo, molti di noi intuivano, si accorgevano dagli effetti che
qualcosa di sbagliato stava accadendo, ma pochi erano riusciti a capire
davvero. Non era la politica ad essere manovrata dai boss, comprando,
attraverso la corruzione, piccoli o grandi favori. Erano i politici, i
mafiosi. Fin dagli anni Settanta, attraverso Paolo Romeo, parte della
politica è stata il vertice della mafia. E persino alcune bombe, ora
apprendiamo, erano sistemi di controllo e di condizionamento, non minacce
ma avvertimenti a sodali.”
“Il pesce puzza dalla testa, dicevo – termina la parlamentare – ma l’errore
più grave che possiamo compiere, oggi è pensare che tagliata la testa la
‘Ndragheta abbia smesso di far paura. Perchè la mafia è come un’Idra e,
specie dove ci sono molti soldi, non ci sono mai a lungo vuoti di potere.
Piuttosto il timore è quello di uno scontro per riempire questo vuoto. Ma,
intanto, ringraziamo i magistrati, per averci regalato un po’ d’aria fresca
e una promessa di cambiamento, in quest’infuocata estate reggina.”