Reggio offre cero votivo a Maria Madre Consolazione Il discorso del sindaco Falcomatà
Riceviamo e pubblichiamo
Eccellenza Reverendissima, Reverendo Capitolo Metropolitano, porgo a Voi e al Reverendo Clero di questa Chiesa reggina e bovese l’omaggio filiale della Civica Amministrazione. Saluto con animo colmo di gioia la presenza, tra noi, delle Eccellenze Reverendissime Monsignor Vittorio Mondello Arcivescovo emerito dell’Arcidiocesi di Reggio Bova e Monsignor Santo Marcianò Ordinario Militare per l’Italia. Saluto con particolare affetto la presenza di Monsignor Salvatore Nunnari Arcivescovo emerito dell’arcidiocesi Cosenza Bisignano, al quale, in questo momento di fatica e lotta quotidiana, rivolgo l’invito che sempre ha fatto a noi giovani: “duc in altum”, prendi il largo e le reti della vita saranno ancora piene di amore, di fiducia e di speranza. Anche quest’anno la Vostra presenza è motivo di gioia e di grande orgoglio per la nostra comunità che va incontro alla Madre affidando a lei le proprie speranze, le proprie aspettative, riservando in animo ciascuno una sua preghiera, una sua pena, un suo pensiero, un suo desiderio.
Eccellenza Reverendissima, Le siamo grati per le considerazioni non scontate di ferma e decisa condanna nei confronti della xenofobia e del razzismo, che ha inteso rivolgere alla comunità reggina sabato scorso. Parole le cui reazioni e interpretazioni, che ho avuto modo di ascoltare e leggere, mi spingono a una riflessione.
Viviamo, infatti, in un’epoca in cui alla quantità dei mezzi corrisponde la paralisi dei fini. Non ci sono fatti, ma solo interpretazioni e questo riguarda un tema fondamentale come quello della verità. Il primato dell’interpretazione, infatti, offre in premio la più bella ed effimera delle illusioni: quella di avere sempre ragione, indipendentemente da qualunque smentita. Che cosa potrà mai essere un mondo o anche semplicemente una democrazia in cui si decide di accettare la regola che non esistono fatti ma solo interpretazioni?
Proprio per questo la pericolosa deriva dei social network non ci può lasciare indifferenti. Luoghi inizialmente pensati per favorire l’incontro ed il confronto hanno prodotto lo scontro e la violenza verbale; piattaforme nate per includere hanno portato all’esclusione, all’insulto e all’odio verso l’altro; mondi in cui spesso a trionfare è il sentimento del pessimismo, “c’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo”; innovazioni, infine, che dovevano favorire la socialità ma hanno causato l’esplosione di un male spesso sottovalutato, quello della solitudine.
È nostro compito, ed è compito anche dei cattolici impegnati nella crescita della nostra città, invece, offrire alle comunità che rappresentiamo spazi veri e autentici di dialogo, di confronto e di informazione, nella consapevolezza che la discussione non è un ostacolo sulla via della democrazia, che le persone non sono password e codici numerici ma esseri umani dotati di intelligenza e anima e che il mondo reale, sia nei suoi aspetti positivi che negativi, sta fuori dagli schermi dei computer o dei telefoni cellulari. A tal proposito, il mio pensiero è rivolto soprattutto ai più giovani che tra qualche giorno ritorneranno sui banchi di scuola. Cari ragazzi, questo è quello che oggi vorrei dirvi: ciascuno di voi è responsabile della propria educazione, ed è una responsabilità che avete prima di tutto nei confronti di voi stessi. Ognuno di voi ha delle qualità da mettere al servizio di questa città. Quali siano queste qualità avete la responsabilità di scoprirlo da soli. Questa è l’opportunità offerta dall’istruzione. Non è solo importante per voi e per il vostro futuro. I modi e i tempi con i quali riuscirete a cogliere questa opportunità saranno fondamentali per decidere il futuro di questa comunità. Ciò che oggi imparate a scuola, domani sarà la base per decidere se questa città saprà raccogliere le sfide che ci riserva il futuro.
Madre Celeste, siamo consapevoli che molti dei nostri ragazzi devono affrontare sfide tali da rendere difficile concentrarsi sui compiti e sull’apprendimento: perché qualcuno in famiglia ha perso il lavoro, perché vivono in un quartiere poco sicuro, perché le cattive compagnie cercano di convincerli a fare cose sbagliate o semplicemente perché nella loro vita non ci sono adulti che li appoggiano per quanto hanno bisogno. Dai loro la forza di non cedere ai falsi miti e non trascurare il valore della cultura e dell’istruzione. Accompagnali nell’educazione verso gli insegnanti, nel seguire le lezioni, nel rispettare il proprio compagno, ad essere solidali e accoglienti come lo è il nostro popolo.
Poggia su di essi il tuo sguardo benevolo di Madre, soprattutto nei momenti di maggiore sconforto, facendo capire loro che nessuno è nato capace di fare le cose e che i risultati si raggiungono con la fatica e l’esercizio quotidiano. La storia non è stata fatta da persone che hanno lasciato perdere di fronte alle difficoltà ma da coloro che sono andati avanti, che ci hanno provato di nuovo e con più impegno. Cari ragazzi, non fermatevi al primo “lascia perdere” perché è in quel momento che ce la state facendo e darete modo di dimostrare al mondo che Reggio Calabria è una città in cui riesce chi conosce qualcosa e non chi conosce qualcuno e forma cittadini liberi di ricercare la propria felicità e il proprio posto nel mondo. Eccellenza Reverendissima, l’importanza della cultura e dell’istruzione mi richiama al nostro ruolo, come amministratori, di educatori. Le città non sono semplici agglomerati di edifici e abitazioni, hanno un’anima che va ascoltata con umiltà. Umiltà che questa Amministrazione che ho l’onore di guidare, intende nel senso popolare della parola: “Il popolo dice umile il lievito quando è unto d’olio ed è tutto elastico e tutto obbediente alla sua opera”.
Solo con un approccio sinceramente umile all’ascolto e alla comprensione può avviarsi la costruzione di una comunità educante, ovvero una comunità che trova in se stessa la forza e le risorse per rialzarsi, nella consapevolezza che senza educazione le città non crescono. Spesso negli occhi delle persone si vede quello che vedranno, non già quello che hanno visto, e noi non possiamo lasciare ai loro occhi solo “i sogni che non fanno svegliare”. Ed è per questo bisogno di futuro che riaffermiamo con forza: il diritto all’esistenza delle città umane, un diritto di cui siamo titolari, noi della generazione presente, ma del quale sono titolari ancor di più le donne e gli uomini delle generazioni future; un diritto il cui valore storico, sociale, politico, culturale, religioso si fa più grande nella meditazione umana attuale.
Umanizzando la città, sentendone il battito, ascoltandone il respiro, stiamo lavorando sodo per restituirle la dignità dei suoi luoghi e riappropriandoci di spazi sottratti alla piena fruibilità dei cittadini, intervenendo sull’ambiente, sulle strade, sull’illuminazione, sulle opere pubbliche e sul bene più prezioso: l’acqua.
L’arrivo dell’acqua del Menta rivoluzionerà finalmente la quotidianità dei reggini, eliminerà il diuturno affanno delle famiglie, porrà fine alla storica incertezza nella gestione delle attività domestiche ed è anche su questo che oggi invochiamo l’aiuto della nostra Avvocata. Noi siamo solo la curva di un fiume che viene da lontano e che non si fermerà dopo di noi.
Spesso, infatti, siamo chiamati a finire lavori lasciati a metà, altre volte a iniziare lavori che altri finiranno per noi, ma sempre pienamente coscienti del destino a cui ognuno di noi è chiamato nell’adempimento della propria missione civica. Dobbiamo sentirci tutti dentro la città, parte della città, orgogliosi della nostra storia, responsabili del nostro futuro. Consapevoli che fare un torto anche piccolo alla nostra bella Reggio significa farlo a noi stessi. “Ciò che fate a uno dei miei fratelli, lo avete fatto a me”.
Ogni città, Eccellenza Reverendissima, è un candelabro destinato a rischiarare il cammino della storia. Nessuno, senza commettere un crimine irreparabile contro l’intera famiglia umana, può condannare alle tenebre una città. Questo significa non solo operare nel pieno rispetto delle leggi scritte – ed è forte il nostro saluto e il nostro grazie alla Prefettura, alla Magistratura, alle Forze dell’ordine della città – ma anche di quelle non scritte, quelle che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Vergine Madre, questa Amministrazione compirà fra qualche mese il quarto anno del suo mandato, e percepiamo ancora forti e irregolari i battiti dei nostri concittadini con cui ci confrontiamo per strada, ogni giorno. C’è una dignità immensa, in ognuna di queste persone, quando si portano addosso le loro paure, senza barare. Fa che ciascuno di loro senta di non esser solo, perché in ciascuno vive il sangue di coloro che l’hanno generato, ed è una cosa che va indietro fino alla notte dei tempi.
Madre Santissima, la sera affiora nel mio esame di coscienza questo popolo che aspetta qualcosa: di avere una casa, di avere un lavoro stabile, di porre fine a massacranti viaggi della speranza per potersi curare, di avere servizi migliori e questo esame di coscienza si sposta da me agli altri amministratori e politici di questa città.
Di fronte a questo, Vergine Madre, ecco il figlio che si pone al tuo cospetto come una formica che quotidianamente carica sulle proprie spalle una mollica di pane, un carico più pesante del mio stesso peso e, spes contra spem, affronta le avversità con l’ostinazione della ginestra che si piega al vento ma non si spezza mai e trova la forza nella fatica del Tuo sorriso.
Continua, o Madonna dell’aiuto, a posare il tuo sguardo benevolo su di noi. E se nei primi tre anni le parole che hanno caratterizzato il nostro impegno sono state riconciliazione, coraggio e fiducia, crediamo che questo sia il tempo della maturità. “Non sien le genti, ancor, troppo sicure, a giudicar, sì come quei che stima le biade in campo pria che sien mature.” I tempi sono maturi per il raccolto, a Te, Madre Celeste, chiediamo che la città sia matura nel comprendere le difficoltà avute nell’arare il terreno, la necessità del rispettare il ciclo naturale della crescita, la qualità del frutto raccolto, l’importanza di difendere il terreno per prepararlo alla nuova semina.
Il Cero Votivo, deposto ai piedi del Venerato Quadro, è simbolo tangibile della guida richiesta dall’Amministrazione comunale nonché della fede dei reggini, di allora e di ora. È un ponte che unisce anche quanti non vivono il dono della Cristianità ma che con altruismo si donano agli altri. Al contempo, o Madre consolatrice, fa che la luce di questo Cero Votivo illumini le coscienze di chi prova a postare nubi artificiali nel cielo terso e trasparente per oscurarlo e prolungare la notte. Eccellenza Reverendissima, con stima e gratitudine La ringrazio per il manifesto amore e la speranza Cristiana che animano il Suo Alto Ministero e, con medesimi sentimenti, rivolgo il cuore e l’animo al Clero reggino. O Patrona, con l’orgoglio del Primo cittadino, ravvivo la promessa del figlio verso la Madre a continuare a tracciare la strada verso il progresso culturale, economico e sociale della nostra amata città. Viva Maria, oggi e sempre.
Il Sindaco
Avv. Giuseppe Falcomatà