Reggio, Ripepi scrive una lettera aperta al sindaco Falcomatà Il consigliere comunale presenta le sue dimissioni dalla carica di vicepresidente della Commissione città metropolitana
Sindaco,
è sotto gli occhi di tutti quanto siano lontane le nostre visioni politiche: eppure, in questo momento, se guardo alla cosa pubblica con gli occhi del cittadino, e non del politico, non posso che augurarmi che Lei abbia ragione ed io torto.
Il fatto che non esistano più steccati ideologici, e pertanto la necessità di lavorare tutti per costruire una prospettiva migliore per questa città, ha guidato ed indirizzato la mia azione di Consigliere Comunale fin dal primo giorno di questa nuova stagione.
Ricordate come venne apprezzata l’unanimità con la quale venne eletto il Presidente del Consiglio Comunale? Anche in quel caso non si può certo dire che avessimo il benché minimo fattore in comune con il candidato, in quanto anch’egli con una visione politica diametralmente opposta alla mia. Ma anche in quel caso prevalse in me, come negli altri Consiglieri di minoranza, l’idea che l’interesse della città andava oltre gli interessi di partito.
Anche le intemperanze verbali degli ultimi mesi dovreste leggerle in quest’ottica: non posso rassegnarmi all’idea di una cattiva amministrazione e faccio tutto ciò che è tra le mie prerogative per aiutarLa a capire che state sbagliando.
E l’ho fatto con lo stesso spirito con cui molti reggini, pur non appartenendo alla Sua parte politica, Le hanno dato fiducia, sperando di rivivere la Primavera che Suo padre, a cui ero personalmente molto legato, seppur tra problemi enormi e tante contraddizioni, comunque riuscì a portare in città.
L’unica perplessità che avevano in molti era la Sua giovane età, ma per altri versi questa è stata anche una delle Sue carte vincenti, in quanto ha potuto illudere tanti che con Lei sarebbe anche cambiato un vecchio modo di fare politica, di sinistra e di destra, che anch’io, come tanti, ritengo tra le cause principali dell’attuale degrado.
I fatti, purtroppo, stanno dando ragione alle cassandre che avevano letto già nei Suoi interventi in campagna elettorale, una grande immaturità e un forte condizionamento da parte di forze esterne, che rappresentavano i poteri forti che da sempre tentano, con maggiore o minore successo, di usare le risorse pubbliche esclusivamente per curare i propri interessi privati.
Una delle cose che mi sorprende di più, in tutto ciò, è l’assordante silenzio di quella Reggio che non tace (evidentemente quando qualcuno dice di non tacere), che grida al familismo amorale quando si parla di ‘ndràngheta e poi si gira dall’altra parte per non vedere imperanti, dietro di Lei e la Sua Giunta, il suocerismo di varia estrazione e il cognatismo di gente che la città ha sonoramente bocciato come propri amministratori: forse non sa che Suo padre li aveva definiti “mali necessari” in un presepe fatto di pastorelli mediocri, ma che lui aveva saputo far lavorare bene.
Come fa a non capire che Le stanno facendo fare cose che loro non si sognerebbero mai di fare in prima persona? Tanto le conseguenze negative, anche eventualmente di carattere giudiziario, le pagherà Lei, mentre loro porteranno a casa i risultati dei favori fatti ai comparelli di turno!
Per spirito di collaborazione negli interessi della città avevo accettato, di far parte della Commissione sulla Città Metropolitana, nella convinzione che una fase costituente come questa, richieda l’apporto costruttivo di tutti: avevo letto l’insediamento di questa Commissione come un segnale importante, di concezione alta della politica.
Ahimè mi sbagliavo: anche questa Commissione doveva servire solo per coprire le scelte dei Rasputin che già da tempo sembra che Le abbia “suggerito” di dare mandato a docenti di diritto amministrativo per la redazione dello Statuto della Città Metropolitana, confacente al punto di vista loro e dei loro accoliti: con buona pace degli altri Comuni e delle forze sociali che dovrebbero invece fornire un contributo determinante alla scrittura della nostra futura “Costituzione”.
Io però non sono abituato a svolgere il compito di “cumbogghiu” per niente e per nessuno: la mia coscienza mi impone di dare conto delle mie scelte a quei cittadini che mi hanno accordato la loro fiducia eleggendomi in Consiglio Comunale: è per questi motivi che La prego di accettare le mie dimissioni immediate ed irrevocabili da Vice Presidente della Commissione per la Città Metropolitana da Lei istituita.
Non La invidio: ormai è prigioniero dei meccanismi che L’hanno messo lì, e anche se riuscisse a comprendere l’affetto personale col quale Le ho scritto, non sarebbe libero di dimettersi.
Dott. Massimo Ripepi, Consigliere Comunale