Regionali, le riflessioni di Stefano Minniti (Fiamma tricolore) Il fenomeno della partito del non voto, a nostro parere riveniente dalla strategia 'vincente' messa in campo dalla malapolitica imperante per far sì che la stragrande maggioranza del Popolo Italiano non abbia voce in capitolo su chi amministra la Nazione e, quindi, non disturbi il manovratore"
La Segreteria Regionale del Movimento Sociale Italiano-Fiamma Tricolore, movimento che non ha potuto essere presente con proprie liste alle elezioni per i ben noti motivi, ritiene comunque necessario esprimere una sua valutazione sui risultati scaturiti dalle urne e, soprattutto, sulla avanzata straripante del “partito del non voto”.
Su questo fenomeno, a nostro parere riveniente dalla strategia “vincente” messa in campo dalla malapolitica imperante per far sì che la stragrande maggioranza del Popolo Italiano non abbia voce in capitolo su chi amministra la Nazione e, quindi, “non disturbi il manovratore” e che ha avuto la sua palese dimostrazione nelle sincere dichiarazioni del terzo premier impostoci in pochi mesi dall’inquilino abusivo del Quirinale (“La scarsa affluenza è un elemento che deve preoccupare ma è secondario”). Certamente per lui, ed i suoi sodali della sinistra centrodestra, è secondario ma gli italiani hanno ancora una volta, e con forza, dimostrato che questa architettura elettorale non la vogliono. Essa esclude per prima le voci di chi non può contare su apparati economico-clientelari forti col sistema delle firme; poi esclude ulteriori voci di opposizione tramite sbarramenti iniqui ed anticostituzionali; inoltre invita la gente al non voto puntando sul bipolarismo, ed oggi sul bipartitismo; infine restringe gli spazi di democrazia diretti togliendo “dal mercato” il voto popolare per il Senato e per le Province. Risultato, voluto e cercato, domenica sono andati a votare meno del 40% degli elettori, tra Calabria ed Emilia-Romagna, due regioni con tradizioni culturali, economiche e politiche le più diverse accomunate in questa, per la Democrazia, estrema protesta. E se il nostro premier la considera secondaria, diventa un problema ancora più grande per i Calabresi e per gli Italiani tutti.
Detto ciò passa in secondo ordine il fatto che non abbia vinto ma STRAVINTO in Calabria il centrosinistra “non renziano” ma, soprattutto, abbia straperso, oltre ogni più nera previsione di interessati ed avversari, un centrodestra che, ormai appare lampante, non esiste più e la cui liquefazione lascia inquietanti interrogativi irrisolti rispetto a quelli che sono i reali termini del cosiddetto “Patto del Nazareno” tra Renzi e Berlusconi. Passa anche in secondo ordine una palese divisione emersa tra la minoranza di elettori votanti tra i fautori del “vecchio” e quelli che hanno tentato di rinnovare una classe politica concordemente riconosciuta non all’altezza del compito cui deve attendere e che certamente non ha mai dato lustro alla preparazione ed alla cultura che i Calabresi hanno sempre saputo dimostrare in tutti i campi nei quali sono stati chiamati ad operare, soprattutto allorchè lo hanno fatto fuori dai confini della loro regione.
Per commenti più dettagliati e circoscritti alla realtà locale ci riserviamo tornare su detti argomenti nei prossimi giorni.Stefano MINNITI
Segretario Regionale della Calabria