Relazione Dattola stazione sperimentale, critici Cantelmi e Morabito (M5S) "Da quale pulpito oggi Dattola lamenta la poca 'scientificità' della struttura, se lui stesso ha contribuito a depauperarla?"
“Non c’è migliore rappresentazione del totale disinteresse che questa classe politica prova nei confronti della Calabria della relazione con cui il presidente della Camera di Commercio, nonché ex candidato sindaco per il centrodestra Lucio Dattola, si piega alle istanze di Federchimica e Federalimentare, svendendo la stazione sperimentale delle essenze agrumarie di Reggio Calabria, una delle realtà che potrebbe rappresentare un’eccellenza di questo territorio, se non fosse per lo stato di abbandono e depauperamento progressivo in cui è stata da anni precipitata “. È quanto dichiarano, in una nota congiunta, Il candidato alla presidenza della Regione per il m5s Cono Cantelmi e l’aspirante consigliere regionale Daniele Morabito. “Da quale pulpito oggi Dattola lamenta la poca “scientificità” della struttura, se lui stesso ha contribuito a depauperarla? Sotto la sua gestione, sono stati trasferiti ad altre sedi, gli ultimi due chimici che lavoravano all’interno. Una decisione non dettata da questioni di bilancio, ma solo dalla volontà di accontentare potentati di settore, come i suoi pari hanno fatto in altri mille campi di intervento.” tuonano Cantelmi e Morabito, che sottolineano “la chiave per lo sviluppo dell’economia calabrese, che permetterebbe di risollevare le sorti di questa regione, piegata da povertà, disoccupazione ed emarginazione, sta nella valorizzazione di quel patrimonio, che negli ultimi vent’anni l’autoproclamata classe dirigente non ha fatto nulla per tutelare, ma ha fatto l’impossibile per svendere”. Il riferimento, aggiungono i due, è ai “ponti d’oro stesi a chi proponesse opere ad alto impatto ambientale come il rigassificatore e la centrale di Saline, ma anche alla mancanza della spina dorsale sufficiente per andare a battere i pugni sul tavolo a Roma, quando anche l’Italia ha appoggiato la legge Ue che agevola l’importazione di arance dal Marocco. Una decisione suicida destinata a seppellire la produzione autoctona perché incapace di reggere i prezzi di quella marocchina”. Ma per Cantelmi e Morabito “questo non è che un esempio delle politiche miopi e suicide che non solo hanno fatto sprofondare la Calabria. Basti pensare alla criminale decisione di consegnare ad un unico operatore, incapace di sfruttarlo pienamente, il porto di Gioia Tauro, condannato al puro transhipment, mentre ventiquattro magazzini refrigeranti, idonei a garantire la commercializzazione dei prodotti agroalimentari, vengono tenuti fermi. Per Gioia, si propone solo un’ennesima opera ad alto impatto ambientale come il rigassificatore, che rischia di essere solo l’ennesima sentenza di condanna per una terra già abbandonata a se stessa”. Scelte che per i due esponenti pentastellati rispondono a una politica che “si sottomette a un ricatto, accettando investimenti e opere dannose per il territorio come il rigassificatore di Gioia Tauro o la centrale a Carbone di Saline, in cambio di una manciata di posti di lavoro e puntare a sfruttare le peculiarità del territorio, a partire dalla produzione agricola”. Per i due pentastellati bisognerebbe invece “ puntare sui prodotti tipici e farne un marchio di esportazione europeo e mondiale, ma di certo senza svenderli ai consorzi privati, come accade nel caso del bergamotto, abbandonato all’arbitrio di una lobby che sa solo mortificare i produttori locali”. Per la valorizzazione dei prodotti calabresi, indicano Morabito e Cantelmi, “ l’unica strada è l’istituzione di quel “distretto rurale” già previsto dall’ordinamento regionale ma mai attuato, che garantirebbe il giusto spazio ai piccoli produttori, creando quella rete che permetterebbe alla Calabria di inserirsi nel mercato nazionale e internazionale”. “Pianificazione attenta, valorizzazione delle risorse e promozione delle eccellenze: queste – concludono i due pentastellati – sono le uniche soluzioni per ridare alla Calabria la speranza che la classe politica che si è avvicendata alla guida della regione le ha strappato”.