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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 GENNAIO 2025

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Renzi si è messo da solo fuori gioco Giovanni Alvaro commenta il tour di Renzi in Calabria

Renzi si è messo da solo fuori gioco Giovanni Alvaro commenta il tour di Renzi in Calabria
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di Giovanni Alvaro

Con la mozione presentata alla Camera dal PD, per ostacolare la riconferma di Ignazio Visco nel ruolo di Governatore della Banca d’Italia, il giovanotto di Rignano sull’Arno puntava a diversi obiettivi per poter affrontare le campagne elettorali (regionali in Sicilia il 5 novembre e politiche nazionali in Primavera) sperando di poter invertire la tendenza, sua e del suo partito, alla marginalità che incombe inesorabilmente. La strada, infatti, se prima era in salita adesso è addirittura impraticabile.

Gli obiettivi che Renzi, comunque, intendeva realizzare si possono sintetizzare in a) creare un cavallo di battaglia per poter apparire come difensore dei risparmiatori; b) occupare, se possibile, la casella di Visco, nella logica perseguita da sempre dalla sinistra, che è portata a non lasciare vuoto neanche uno strapuntino; c) mettere il silenziatore alle iniziative della Banca d’Italia messe in piedi non solo per ricostruire la ‘verginità’ delle banche coinvolte negli scandali, ma anche per far pagare agli ex amministratori delle stesse (tra i quali c’è pure il babbo di Maria Elena Boschi) i danni causati ai risparmiatori che si son visti defraudare dei risparmi che con molta fiducia avevano affidato agli Istituti di credito diretti abbastanza allegramente. La richiesta era, ed è, di 520 milioni di euro.

Con l’aiuto dei media ‘tappetini’ e con l’atteggiamento fortemente qualunquista e populista identico, per parlaci chiaro a quello di Grillo, Renzi ha avuto qualche successo nell’amplificazione del primo obiettivo, ma anche quà il fine di presentarsi come ‘difensore dei risparmiatori’ ha lasciato il tempo che ha trovato. Antonio Noto dell’Ipr Marketing, sul Giorno, ha dichiarato che “non è stato percepito dagli italiani come un attacco al sistema per difendere i consumatori”. Ed è altrettanto sicuro, continua l’Ipr, che l’attacco a Visco non ha portato alcun vantaggio né al PD fermo al 25,5% e né allo stesso Segretario del Partito crollato, ormai da tempo, al 30% di gradimento.

Sicuramente non potrà ottenere il licenziamento di Visco e la sua sostituzione con un uomo di sua completa fiducia. Troppo rozza, infatti, e senza un minimo di rispetto istituzionale, è stata la sua intromissione sulla vicenda che ha determinato, in reazione, un vero e proprio fuoco di fila a partire dal Presidente della Repubblica e seguito da una schiera di ex sostenitori come Napolitano che forse hanno capito, con molto ritardo, d’aver allevato solo e soltanto un giovanotto che ha solamente una favella sciolta ma è senza alcun freno inibitore. Renzi, però, non incanta più nessuno.

Bisogna, però, riconoscere che, finora, dei tre obiettivi l’ex premier è riuscito a cogliere il terzo. Il messaggio che intendeva inviare, certamente no al grande pubblico, era certamente un messaggio di vendetta per le iniziative assunte da Visco contro gli amministratori delle banche-scandalo (tra cui il babbo della Boschi), ma era anche un avviso ‘ai naviganti’, presenti e futuri che ‘chi tocca me e il mio giglio magico sappia che reagirò senza farmi condizionare da niente e da nessuno’. Finora, salvo lodevolissime eccezioni, sul problema c’è come una cortina di silenzio.

Ma questo atteggiamento di enorme irresponsabilità riduce, o addirittura azzera, le sue chances di poter tornare a Palazzo Chigi. Il giovanotto non ha testa e non ha radici e si muove pensando solo e soltanto al ‘suo’ potere e non al governo del Paese. Sarebbe una vera iattura se dovesse tornare al potere l’uomo che gli italiani hanno già respinto col referendum del 4 dicembre 2016. Ma non c’è questo pericolo, perché, come scrive bene Diaconale su l’Opinione, ”il rischio di Renzi è che il rottamatore si autorottami senza neppure rendersene conto!”. In pratica per mettersi fuori gioco ci ha pensato da solo.