Report “Presa Diretta”, il sociologo Rao contro la Rai "Reagiamo al vestito che ieri sera hanno voluto 'infilarci' per farci fare il ballo di mezzanotte davanti a tutto il mondo"
…mamma Rai, ieri sera, con immensa freddezza e tramite le immagini e le storie narrate a “Presa Diretta” ha voluto far comprendere a chiunque, calabrese o non, che in questa terra non potrà esserci spazio per quanti hanno a cuore di vivere sulla riva del fiume, abitata ed animata da persone normali abituate a fare i conti con le loro piccole possibilità e quotidianamente chiamate ad una vita difficile, spesse volte priva anche di un semplice sorriso, ma onesta e distante da disegni e progetti criminali.
Alla normalità si contrappone la devianza. Tutto ciò non avviene per caso. Esistono cause ben chiare, rintracciabili da innumerevoli difficoltà, imposte proprio da un sistema, volutamente creato per generare prima il bisogno e poi la dipendenza e divenire nel tempo non il nemico da combattere ma l’amico da tutelare e difendere. Ricordate bene: la vittima proteggerà sempre il proprio carnefice perché teme l’ennesimo dolore perpetrato.
Questa tipologia di persone, nel tempo, è divenuta la “servitù” prediletta del crimine che opera su questa terra. La riconoscenza di questi soldati è vincolata sia dal bisogno, sia dal raggiunto e incessabile piacere nutrito da una complicità diffusa, dal credito sociale riscontrato perchè afferente all’appartenenza e alla vicinanza di persone influenti. Questo modello, viene sapientemente costruito e alimentato dai criminali per ottenere maggiore indottrinamento ed avere sempre più credito ed azione sociale, primo fra tutti il potere elettorale.
Questa è la strada imboccata lentamente da quanti, di volta in volta, sono stati costretti a rimanere svegli qualche notte per decidere se comprare un paio di scarpe al figlio oppure curare una carie a pagamento, vista l’inesistenza di ambulatori e/o cliniche odontoiatriche convenzionate e dovendo sopravvivere con meno di 500 euro di retribuzione mensile. Non voglio generalizzare inveendo sulle fasce sociali più umili, ho conosciuto anche fior di professionisti strisciare per terra e vantare amicizie influenti pur di raggiungere obiettivi perseguibili con semplice costanza
ed impegno.
La fame di sopravvivenza, una volta, non era sufficiente a far perdere l’onore e la virtù ad un uomo. Con il lavoro di sussistenza si poteva vivere dignitosamente. Il consumismo, successivamente, ci ha insegnato che per vincere il concorso pubblico, diventare dirigente amministrativo, ottenere l’appalto con alti guadagni (impiegando materiali e Risorse Umane non qualificati e mettendo in pericolo la vita dei fruitori dell’immobile realizzato), costruire una casa abusiva, poter avere una ricarica telefonica o una dose di droga è “lecito” fare di tutto: dalla prostituzione alla più spregiudicata corruzione, purché venga garantito il perseguimento di una
superiorità sociale, oggi indispensabile, per poter vivere in cima alla montagna ed ostentare potere senza comprendere che i danni commessi equivalgono a quelli di una bomba atomica e non sarà possibile sollazzarsi felicemente indossando un paio di occhiali da sole per fingersi indifferenti a tutte quelle colpe. Questa è la vera e propria manifestazione dei disvalori della società in cui viviamo.
In tali contesti troviamo di tutto: al primo posto i politici incapaci e spesso anche corrotti, dediti a gongolare sulle spalle del contribuente, facendosi scrivere paroloni spettacolari volte ad ammaliare la gente per il solo principio di costruire prima del tempo una difesa collettiva, utile se dovessero mai sopraggiungere le manette. Per il resto, essendo stati eletti per non far nulla, trascorreranno il loro tempo generando immobilismo e godendosi i privilegi della funzione ricoperta. Chi invece fa il proprio dovere si ritrova l’auto bruciata, proiettili di pistola e maggioranze dimissionarie.
Tutto ciò non fa notizia. Non interessa nessuno. Perciò mamma Rai è libera di somministrare “supposte” al peperoncino coinvolgendo Presa Diretta, Giornalisti, Magistrati, Forze dell’Ordine, Politica, Populisti impegnati a cambiare il mondo piantando il riso nel mare e costruendo colline con le telline vuote trovate sullaspiaggia, Massoni deviati e non e perché no anche la Chiesa.
Forse per tantissime persone, allibite da ciò che è stato trasmesso, non è stato sufficientemente chiaro il messaggio di ieri sera: LA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA È BRUCIATA. NESSUNO CI VADA PER INVESTIRE, VIVERE, STUDIARE, LAVORARE.
Allora mi chiedo e chiedo al Sig. Procuratore della DDA di Reggio Calabria, De Rhao, al Sig. Prefetto, al Sig. Questore ai Comandanti dell’Arma e della Guardia di Finanza: perché non chiedete ai Ministri competenti misure urgenti volte a reprimere questo stato di cose? È difficile? È impossibile?
Oltre alla repressione occorre una diffusa presenza dello Stato attraverso la fornitura di scuole belle, palestre, teatri, sale cinematografiche, sale musica, centri di aggregazione giovanile, cooperative per creare lavoro, unico metodo per potersi affrancare dalla trappola costruita dalla concorrenza criminale. Garantire la mobilità dei trasporti. Pensate al ragazzo di San Luca che ha bloccato il giornalista, invitandolo caldamente a cancellare le riprese. Personalmente non do colpa perché quel ragazzo è cresciuto e vive in un contesto isolato con un proprio codice ed un proprio agire. A Milano non sarebbe accaduta la stessa scena, anzi, il ragazzo avrebbe manifestato il proprio pensiero facendosi intervistare e mettendoci la faccia per riscattare la sua Città a fun di bene.
Infine, la colpa più grave e imperdonabile è stata sganciata su tutti noi, increduli ed apatici nel vederci immersi in quella realtà. Non abbiamo più forza per reagire a questo sistema di tentacoli. La paura per noi Meridionali non è l’Isis, ma vedere in galera chi sino ad ora ci ha dato da mangiare con le briciole del suo pranzo, garantendo sottopaga un misero posto di lavoro, soffrendo l’umiliazione di dover chiedere per non morire.
La nostra paura è metterci contro quelle persone, perciò non si deve parlare. La nostra paura più grande è vivere. Cari amici, leggendo questo mio triste sfogo, sappiate reagire al vestito che ieri sera hanno voluto “infilarci” per farci fare il ballo di mezzanotte davanti a tutto il mondo. Occorre fare di tutto, con il garbo ed il massimo rispetto altrui, affinché ognuno di noi possa continuare a vestire l’abito che può meritarsi perché lo ha sudato e non lo ha rubato a nessuno. Bisognerà impegnarsi nell’ottenere i nostri diritti, tenendo sempre la schiena dritta. Alle proposte allettanti, dove c’è il facile guadagno e la facile carriera, bisogna saper dire “no, grazie”.
Quel gesto potrebbe essere un modo celato per essere corrotti a vita. Alla mondo della politica bisogna chiedere risultati e tempi certi, nei programmi e nelle leggi, le bugie ormai non hanno nemmeno le gambe; ai Magistrati ed alle Forze dell’Ordine occorre conferire loro fiducia ma anche collaborazione: il criminale va denunciato anche se è un fratello o la propria madre. Infine, per trovare questa lucidità e poterla far divenire un chiaro esempio di vita ed esempio per i propri figli guardatevi allo specchio e chiedetevi: perché devo ancora portare le catene della schiavitù? Sono o non sono una persona libera? Tutto ciò non interesserà a mamma Rai, riguarderà soltanto noi e la nostra dignità personale.
Dr. Francesco Rao
Presidente Dipartimento Ans Sociologi della Calabria