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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Resta solo un dubbio: ma Luigino Di Maio ci è o ci fa? Ecco le riflessioni del nostro Giovanni Alvaro sul Movimento 5 Stelle

Resta solo un dubbio: ma Luigino Di Maio ci è o ci fa? Ecco le riflessioni del nostro Giovanni Alvaro sul Movimento 5 Stelle
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di Giovanni Alvaro

Credo che siano pochi coloro che non hanno avuto occasione di sentire Luigino Di Maio ripetere come un mantra che loro non vogliono accordi con alcuno e che, subito dopo le elezioni, si rivolgeranno ai gruppi parlamentari per sapere se condividono i loro 20 punti e, se li condividono, chieder loro di sostenerli. A scanso di equivoci il signorino Luigino tiene anche a sottolineare che per evitare di entrare in una specie di trattativa sulla composizione del governo, presenterà la sua squadra già in campagna elettorale. Come dire che, condividere i 20 punti dei grillini deve bastare (e già è un grande privilegio) poter essere utilizzati per sostenere gli sforzi per la loro realizzazione.

Ma Luigino ne sembra così convinto che ripete il refrain senza battere ciglio. Ma, viene spontaneo chiedersi, che meriti avrebbe il M5s per ottenere un sostegno praticamente gratis et amore Dei? Forse l’ottenere la palma di primo partito gli garantirebbe un specie di diritto di prelazione che gli spetterebbe senza alcuna discussione? A Luigino non interessa che da mesi la sua percentuale varia sempre tra 26, 27 o 28% e non riesce a sfondare. Quel 27% produce, però, elettoralmente un 27% di parlamentari ch’è molto lontano dal 51% necessario alla maggioranza per governare senza problemi.

Ora va subito precisato che se c’è una coalizione che si attesta tra il 37, 38 o 39% nel proporzionale significa che detta coalizione ha parlamentari pari a quelle percentuali, quindi superiori al 28%, alle quali vanno aggiunti i seggi che si ottengono con la vittoria nei vari collegi uninominali. A far man bassa saranno, senza alcun dubbio, coloro che avranno aggregato coalizioni di livello. Va, quindi, messo in conto che la maggioranza dei seggi uninominali saranno appannaggio dei partiti fortemente coesi ed aggregati e non dei partiti che si muovono isolati.

Dire, quindi, che la stragrande maggioranza dei 231 seggi uninominali previsti dalla legge saranno in gran numero assegnati al Cdx e al Csx, e solo una minoranza di seggi potrà andare al M5s ed ai Pirozzi di turno, è più che una affermazione essendo una certezza assoluta che segnerà la fine dei sogni grillini, vagheggiati dal vivere perennemente sulle nuvole, con il loro sperabile rientro con i piedi per terra.  Del resto si sa che i sogni svaniscono all’alba. E l’alba, che spazzerà via ogni illusione, è prossima al suo sorgere mancando, ormai, poco più di 5 settimane al 4 marzo venturo.

Chiuda, quindi, don Luigino con le barzellette e la smetta di inseguire sogni di gloria. La politica è certamente l’arte del possibile, ma mai e poi mai potrà diventare l’arte dell’imbroglio. La prima appartiene ai politici, la seconda ai politicanti senza scrupoli. Chi pensa di potersi camuffare da politico pur essendo un povero illuso politicante fa l’errore più grande della sua vita e pagherà duramente questo suo travestimento.

Alla fine a don Luigino non resterà che il trofeo d’essere il capo politico di un partito che risulterà il più votato ma gli servirà a ben poco. Certamente non a poter governare ma a poter dire come, nel passato, dicevano i ciclisti che vincevano una tappa: ‘Son contento che ho arrivato primo’ mentre il Giro o il Tour lo vincevano altri. Resta solo un dubbio: ma Di Maio ci è o ci fa?