“Rifiuti tossici interrati nella discarica di Comunia” Prosegue Vincenzo Crea, referente unico dell’Ancadic: "Silenzio imbarazzante della politica"
Ci saremmo aspettati che nella nuova “terra dei fuochi” del territorio di Motta San Giovanni la recente notizia dell’interramento di fusti o altri contenitori contenenti verosimilmente rifiuti tossici, a valle della discarica di Comunia di Lazzaro, avesse provocato un interessamento da parte dell’Amministrazione comunale e del Consiglio Comunale insieme ai Capigruppo consiliari, da noi puntualmente notiziati. Ancor meno però la notizia ha riscontrato interesse da parte di cittadini e associazioni che si dichiarano contrari alla riapertura della discarica di Comunia. Speriamo che presto capiremo meglio di cosa si tratti, ma comunque sia nulla cambia sulla contaminazione della vasta area di Comunia, contaminazione dei suoli insistentemente segnalata da oltre dieci anni dalla scrivente associazione a tutte le sorde Istituzioni competenti. Colpisce che la precedente Giunta comunale Laganà se ne sia sempre disinteressata e negando l’evidenza rassicurava che tutto fosse a posto.
La gravità della situazione e i danni che i rifiuti interrati tossici e non solo tossici provocano alla nostra salute ci “costringe” a richiamare fatti già segnalati e non tenuti in considerazione dalla Giunta Laganà e da quella attuale. Atteso la grave situazione ambientale che si ripercuoteva sulla salute e sull’incolumità pubblica con grave pregiudizio sull’ambiente, in data 12 dicembre 2011 chiedevamo al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della Calabria Arcavata di Rende (CS) di voler valutare la possibilità di disporre degli accertamenti tendenti a verificare la stabilità della discarica comunale e di effettuare prelievi ed analisi di terreni ed acque presso la discarica, l’impianto di compostaggio e nelle aree circostanti, sottolineando che più volte il torrente Saetta era stato interessato da scarichi di percolato che dopo aver attraversato il centro abitato di Lazzaro giungeva a mare.
In considerazione del fatto che il prefato dipartimento ci aveva telefonicamente fatto sapere, pur rendendosi disponibile ad intervenire, che il richiedente comitato non era titolato a tale richiesta, chiedevamo all’amministrazione comunale di volersi fare carico dell’iniziativa intrapresa dallo scrivente Comitato. Invece con una nota del 13 gennaio 2012 a firma del responsabile dell’Ufficio Tecnico il Comune di Motta SG liquidava il problema comunicandoci di avere affidato l’incarico a un laboratorio di analisi per l’effettuazione dei prelievi delle acque presenti ma solo all’uscita del pozzetto di raccolta della discarica, mentre le criticità da noi segnalate erano anche di altra natura e prodotte dall’impianto di compostaggio: si trattava della contaminazione dei suoli prodotta dal sotterramento dei fanghi di depurazione, che sono sottoprodotti della depurazione delle acque di scarico che trasportano e lasciano penetrare nel suolo anche metalli pesanti e sostanze cancerogene generate dalle attività industriali e artigianali nonché dalle abitazioni private (es. residui farmaceutici, sostanze odoranti o ormoni artificiali), con l’inevitabile immissione di sostanze cancerogene nella catena alimentare.
Ciò sarebbe più che sufficiente per evitare il loro utilizzo nell’agricoltura. Per quanto riguardava invece gli accertamenti dell’instabilità dei versanti della discarica dismessa si assicurava che si stavano mettendo in atto tutti gli interventi necessari per la verifica e la eventuale predisposizione, ove necessaria, di interventi che sarebbero stati indicati dai tecnici specializzati. Da lì, non si è saputo più nulla. Nel frattempo, visto che gli animali da reddito continuavano a pascolare nei siti potenzialmente inquinati, in data 17 maggio 2013 chiedevamo la collaborazione dell’ Istituto zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici (NA) per la ricerca di sostanze nocive alla salute pubblica, presenti nelle carni e negli alimenti degli animali che pascolavano nei siti inquinati. Il predetto istituto ha dichiarato la disponibilità alla collaborazione richiesta invitandoci ad informare l’autorità sanitaria competente per il territorio. Pur avendo questa associazione informato l’Organo sanitario, come suggeritoci, non ci risulta siano stati concordati tali accertamenti.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC e Responsabile del Comitato spontaneo “Torrente Oliveto”