Riforma costituzionale, Aceto aderisce al comitato del No Il consigliere comunale di Rende incontrerà oggi, alle 16, i cittadini per spiegare loro le ragioni del no
“La riforma costituzionale non è solo una battaglia politica, è un tema da
trattare con la massima attenzione, le riforme sono necessarie per adeguare
le norme alle mutate esigenze del tessuto sociale e territoriale e la
campagna referendaria dev’essere momento d’incontro per un’area politica
che deve ritornare ad essere area di governo.”
A dichiararlo è Eugenio Aceto, consigliere comunale di Rende.
“Non si può cucire addosso come un distintivo l’esito di un referendum,
come invece Renzi e quella parte ancora legata a lui vorrebbero far
credere, anche la stessa Calabria è stata coinvolta da un Pd, in cui una
parte non vuole queste riforme, ne tantomeno si rivede più nella direzione
nazionale e locale di un centro sinistra ormai allo sbando, in quanto le
tanto attese risposte che sarebbero dovute arrivare da un governo nazionale
ed a ricaduta sul governo regionale, non solo tardano ad arrivare per
quanto è un continuo rimbalzo di promesse che non avranno mai un seguito.
Non voglio polemizzare sull’irresponsabilità del Governo Regionale ne
tantomeno sull’importante segnale di bocciatura con le sonore sconfitte
delle urne che il Pd ha portato a casa, perdendo battaglie amministrative
importanti, finalmente c’è un popolo che vuole realmente sentirsi
rappresentato ma soprattutto Garantito da Politici degni di potersi
definire tali, questa la ragione per cui ho deciso di aderire ai comitati
del No. Oggi abbiamo deciso di incontrare i cittadini dalle 16 in piazza
Marthin Luther King a Rende per spiegare le ragioni del no.”
Conclude Aceto:
“Bisogna incentrare l’attenzione sui temi importanti di questa riforma e
non barricarsi in un semplice Si o No, tanto per intenderci basti pensare
che si vorrebbe modificare l’art 116 della costituzione concedendo maggiore
autonomia alle Regioni, cosa gia possibile oggi, ma solo se esse avranno un
equilibrio di bilancio tra entrate e spese, si premieranno cosi le regioni
virtuose e rimarranno sempre escluse le regioni come la nostra che ancora
oggi risultano essere il fanalino di coda non solo dell’Italia ma della
stessa Europa, mantenendo sempre le regioni e le provincie a statuto
speciale.”