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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024

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Riforma province, lo “Sportello dei Diritti”: non chiudete il Progetto Libera Vittime di tratta senza tutele

Riforma province, lo “Sportello dei Diritti”: non chiudete il Progetto Libera Vittime di tratta senza tutele
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La disastrosa riforma delle Province sta comportando la perdita, pressoché irrimediabile,
di servizi essenziali che riflettevano il livello di civiltà del Nostro Paese. Tra
quelli da ritenersi essenziali e che rischiano lo stop definitivo il progetto “Libera”
per le vittime di tratta e sfruttamento ed il centro antiviolenza che a Lecce aveva
sede principale in viale Marche 17.

I progetti “Libera” e “Libera-Percorsi integrati per l’individuazione e l’accoglienza
di persone ridotte o mantenute in schiavitù e in servitù”, che dal 2000 assicurano
alle vittime di tratta e dei reati di riduzione e mantenimento in schiavitù e servitù,
nei territori di Lecce, Brindisi e Taranto e la “co-realizzazione di percorsi di
autonomia e autorealizzazione dentro un sistema di accoglienza fondato sulla democrazia
delle relazioni”, se non interverranno le istituzioni, in primo luogo la Regione
Puglia, dovranno essere chiusi.

A lanciare l’appello le operatrici che hanno ricordato che la ragione di questa
scellerata fine è dovuta alla: “sincronia di una serie di fattori: la riforma
delle Province, il passaggio di funzioni alla Regione, lo sganciamento operato dalla
ministra Madia tra personale e funzioni. Ma la Provincia di Lecce non una parola
ha speso per difendere il suo progetto e la sua stessa storia di accoglienza, così
come la Regione Puglia è completamente assente”. Al momento, salvo un interesse
dell’ultima ora, niente sembra poter fermare questo processo. Niente più sostegno
dunque per le donne e gli uomini che subiscono la tratta di esseri umani e che vivono
una violenza indicibile. “La riduzione in schiavitù e servitù e la tratta di
esseri umani rappresentano la più odiosa violazione di diritti umani universali
e dei diritti delle donne” spiega Ines Rielli, responsabile del progetto che “per
le donne migranti trafficate a scopo di sfruttamento sessuale e/o lavorativo, vuol
dire avere ‘una stanza tutta per sé’, un luogo accogliente e sicuro dentro il quale
trovare se stesse/i e riorganizzare la propria vita. Per gli uomini migranti, sfruttati
nei campi, nell’industria, nei tanti settori dell’economia sommersa, vuol dire
uscire dai ghetti fisici e mentali dello sfruttamento”. Gli operatori impegnati
nella rete contro la tratta “Sono donne e uomini che hanno contribuito a rendere
più sicuro il nostro territorio: con le loro coraggiose denunce hanno permesso di
fermare organizzazioni criminali di trafficanti e di sfruttatori presenti sul nostro
territorio”. “In un momento in cui in Puglia si dovrebbero unire tutte le forze
per potenziare la lotta ai trafficanti e agli sfruttatori, per rafforzare i sistemi
di emersione, protezione sociale e la tutela delle vittime, cosa si fa?” continua
“Si chiude! Un regalo a trafficanti e caporali, un oltraggio alle vittime. Un assurdo
disinteresse politico e umano del tutto ingiustificato visto tra l’altro che i
progetti ‘Libera’ vivono con fondi del Dipartimento per le Pari Opportunità. La
messa in mobilità coatta delle operatrici lascerà le donne e gli uomini vittime
di tratta e grave sfruttamento senza alcun riferimento. Nessuno/a si è posto il
problema di dove andranno, cosa faranno, che ne sarà delle persone attualmente in
carico quando tutto il personale se ne sarà andato”. Eppure una strada percorribile
ci sarebbe: “A differenza di altre Regioni che hanno organizzato per tempo sistemi
regionali antitratta” aggiunge Ines Rielli, “la Regione Puglia, non ha fatto
questa scelta e, nel recente disegno di legge di riordino delle funzioni non fondamentali
delle Province, non dedica un solo pensiero alla tratta e allo sfruttamento di esseri
umani in Puglia e di fatto abbandona a se stesse le vittime chiudendo dopo 16 anni
l’unico presidio antitratta a sud di Bari, un territorio che tanto traffico di
esseri umani ha visto e continua a vedere.Ed è questo appello rivolto al presidente
della Regione Puglia Michele Emiliano, al fine di assumersene la responsabilità
e individui soluzioni immediate e non più rinviabili”, che Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti”, condivide e rilancia, affinché il progetto
‘Libera’ continui ad esistere.