Rigassificatore Gioia Tauro: Orlandino Greco (IdM), “Un’opportunità per la Calabria, per l’Italia e per l’Europa” Il Porto di Gioia Tauro si trova sulla costa Occidentale della Calabria, affacciato sul Mar Tirreno, poco distante dallo stretto di Messina e dall’aeroporto di Lamezia Terme
Riprendere i lavori e completare l’impianto rigassificatore di Gioia Tauro, deve essere prima un progetto nazionale per diventare poi progetto comunitario. In questo modo metterebbe in sicurezza il sistema del gas europeo e l’Italia diventerebbe il tanto auspicato hub mediterraneo del G.n.l.
Il Porto di Gioia Tauro si trova sulla costa Occidentale della Calabria, affacciato sul Mar Tirreno, poco distante dallo stretto di Messina e dall’aeroporto di Lamezia Terme. La posizione geografica che lo pone a poche ore di navigazione dalla rotta Suez-Gibilterra o Mare del Nord-Gibilterra, consente alle navi gasiere di deviare dalla rotta principale per attraccare nel Porto. Inoltre, è da mettere in risalto l’equidistanza tra i porti del Nord Europa, raggiungibili via terra (corridoio Adriatico e Tirrenico) e quelli Africani.
Dal protocollo di intesa del 1993, con il quale fu concordata la realizzazione di un grande “Container Terminal”, alla legge Regionale n. 10 del 26 febbraio 2002 attraverso la quale la Regione Calabria ha promosso l’istituzione di una “Zona Franca” nell’Area Portuale reggina, si arriva attualmente, dopo una serie di vicissitudini, alla sua classificazione come sito di rilevanza Internazionale. È passato così dalla competenza regionale a quella dell’Autorità Portuale.
Indipendentemente da come evolverà la situazione energetica dell’Europa nei prossimi mesi, la Russia sembra aver varcato la linea di non ritorno della sua affidabilità come fornitore privilegiato di gas, almeno in molti Paesi democratici occidentali, per cui l’unica difesa europea rispetto ai suoi comportamenti attuali è di rendersi completamente indipendenti da essa e spingere sulla diversificazione delle provenienze, anche in virtù di una sempre maggiore richiesta che, allo stato attuale, non può essere sostituita dalle fonti rinnovabili.
Prima dell’aggressione russa dell’Ucraina, in Europa erano già in costruzione o in espansione 5 impianti di Gnl, per una capacità aggiuntiva di circa 20 miliardi, sempre inferiori a quanto servirebbe per sostituire completamente il gas russo. Per questo sono stati annunciati altri progetti o rilanciati alcuni previsti anni fa ma non realizzati. Tra questi ultimi, il più rilevante è quello italiano di Sorgenia, già autorizzato, nel sito di Gioia Tauro. Con la sua capacità di 12 miliardi di mc sarebbe il più importante impianto di ricezione di GNL dai nuovi giacimenti del Mediterraneo e dai nuovi impianti di liquefazione africani operati dall’Eni. Sarebbe, soprattutto, il punto naturale di arrivo del gas dei nuovi giacimenti al largo di Israele ed Egitto e ad occidente di Cipro e i nuovi contratti di fornitura dall’Algeria e non solo.
La Ue, nell’accordo di collaborazione sottoscritto lo scorso giugno, si è impegnata a favorire e collaborare con l’Egitto per l’esportazione di Gnl verso l’Europa. Questo progetto servirebbe anche a diversificare le forniture di Gnl da sud verso il centro Europa e soprattutto verso la Germania, in aggiunta e in sinergia con gli impianti di ricezione del Gnl che Berlino sta progettando e costruendo sulle coste del Mare del Nord.
Ne avrebbe un vantaggio anche il confronto di prezzo, se non altro perché il tragitto via nave sarebbe più breve e il gas dal Mediterraneo si può immettere nella rete italiana verso i due gasdotti che attraversano le Alpi in contro flusso. Per questo è necessario che il progetto evolva da italiano ad europeo, con una diretta partecipazione degli operatori tedeschi o un consorzio di imprese europee sotto l’egida della Ue e dei governi interessati. Il costo previsto dell’impianto varia tra 1,3 e 1,5 miliardi, e già nel 2020 Sorgenia si era detta disponibile a cedere una quota significativa del progetto.
Con questo progetto l’Italia diventerebbe un vero e proprio hub del Gnl, come peraltro auspicato a più riprese dall’ex premier Draghi, esportando gas con continuità e per volumi significativi. Il più grande problema storico del sistema gas nazionale è stato quello di essere stato strutturato solo in funzione dei consumi nazionali, dopo aver pagato l’attraversamento di ogni frontiera, mentre la nostra vocazione è sempre stata quella di ponte per tutte le merci tra Mediterraneo ed Europa. Inoltre, al processo di rigassificazione c’è la contestuale realizzazione della piastra del freddo, che verrà utilizzata per conservare o surgelare i prodotti agroalimentari a servizio del contiguo grande distretto dell’agroindustria e per fare in modo che si possano insediare delle nuove imprese, in una regione che ha grande necessità di un piano di attrazione degli investimenti.
Come Italia del Meridione ci rivolgiamo direttamente alla presidente Meloni, affinché riprenda in mano il dossier sul rigassificatore di Gioia Tauro, e non solo in funzione della sicurezza nazionale energetica, ma servirebbe al nostro Paese per acquisire un grande potere strategico e negoziale, evitando di essere dipendenti e ricattabili da altri, come già successo. La vicinanza della rete nazionale dei gasdotti e delle centrali di pressurizzazione, gestite da SNAM, rende l’investimento oltremodo veloce ed economicamente non impegnativo.
Per i motivi elencati IdM chiede: l’immediato posizionamento al largo del porto di Gioia Tauro di un impianto navale di rigassificazione – Floating Storage and regasification Unit – FSRU; la ripresa dei lavori da parte di Sorgenia e/o da altri operatori. Il progetto della Società Nazionale Metanodotti SNAM prevede la creazione di circa 1600 posti di lavoro, con inserimenti diretti, indiretti ed anche nell’indotto. Gli inserimenti potranno avvenire nell’arco dei 4 anni necessari alla realizzazione dell’impianto e alla fase operativa, con focus soprattutto nel 2023 anno in cui si attende l’impiego di circa 700 unità di personale. Si prevede, inoltre, che la maggior parte delle risorse da assumere saranno reclutate a livello locale. Ma è, altresì, inutile andare a siglare con i governi nuovi accordi per la fornitura di GNL se non si hanno le infrastrutture per poterlo immettere nella rete nazionale e venderlo anche al resto dell’Europa.
La Calabria, quindi, gioca un ruolo di primo piano che non deve essere vista o considerata una concessione ma è un’opportunità che la nostra regione offre nella definizione di una nuova e necessaria strategia energetica nazionale ed europea.
Orlandino Greco
Italia del Meridione