“Ripensaci e apriamoli come le cozze”, se domani! Il potere tra ruffiani, gigli d’oro, parassiti e personaggi in cerca d’autore (per non perdere lo stipendio)
Più che alla crisi di Governo, ci (ri)troviamo nella farsa di Governo. Dopo le dimissioni del premier Giuseppe Conte e il reincarico ricevuto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, è iniziata la corsa alla poltrona (per non perderla e non rischiare di tornare “anonimi” in quanto non più con potenzialità ad essere rieletti per alcuni, mentre per altri la pensione anticipata dalla politica per indegnità morale e il rischio di essere presi a uova e pomodori in faccia).
La crisi di governo ha fatto evidenziare in maniera marcata chi realmente voleva misurarsi con gli elettori e chi invece faceva di questa battaglia un fardello di menzogna e falsità. Poi ci sono quelli che, tra “parassiti”, “accoliti” e “lacchè” politici che con “viva e vibrante soddisfazione”, elogiano l’acume di Matteo Renzi, rientrato dall’aldilà insieme ad altri del Partito Democratico perché ha proposto un governo con il Movimento Cinque Stelle. Si parla di acume, ma non è altro che un trasformismo della peggiore forma democristiana da prima repubblica. Quando il mercimonio incancrenito della questione del potere era solo una questione di poltrone e di quel potere che logora chi non ce l’ha di andreottiana memoria.
Ma quello che accaduto, a nostro avviso, ma è solo un’opinione, parte da lontano e precisamente, da quando è scoppiato il caso di Gianluca Savoini, amico e collaboratore di Matteo Salvini, e altri personaggi italiani e russi per discutere di finanziamenti alla Lega da parte della Russia di Putin. Da quel momento, da quelle giornate di fine luglio, inizia una sorta di nervosismo nel governo. Conte che dichiara che la Tav si farà, come se apparentemente sembrasse che andava contro i pentastellati, e di colpo all’indomani dell’approvazione del decreto sicurezza bis, c’è l’harakiri di Salvini. Non è strano? Perché far cadere il governo sena garanzie? O prima c’erano le garanzie da parte di altri deputati, forse del PD e poi ritirati di buon ordine per “ordini” superiori? Non dimentichiamo che Nicola Zingaretti ha sempre chiesto le elezioni, e c’era Renzi con Calenda che stavano per fondare un nuovo partito con tanto di scissione, in contrasto con il segretario Dem. Ma di colpo, Renzi lancia l’ancora di salvataggio per un nuovo governo con il M5S, Di Maio accetta e Zingaretti si adegua. Non è strano? Allo stesso tempo Donald Trump elogia Conte e auspica un Conte bis, lo stesso fanno i maggiori azionisti politici dell’Europa. Non vi sembra strano e anche diremmo, stravagante?
Dopo quest’accordo che ancora è in gestazione, ovviamente per le poltrone da dividere, come ogni governo e storia della Repubblica Italiana, chi dice diversamente è un ipocrita da apparato.
Ovviamente si tratta di resuscitare dei parassiti che gli italiani avevano bocciato e che molti della Sinistra, speravano in una rinascita senza il giglio d’oro, senza la Boschi e con un uomo come Zingaretti proveniente dal Pci a gestire una ricostruzione che poteva trovare nelle elezioni un punto di partenza per crescere. Ma il potere affascina, comandare è come scopare una bella donna, e l’astinenza crea scompensi fisiologici.
Il governo si farà, Conte sarà nuovamente premier e il Pd avrà una posizione di comando con il resto della brigata renziana. In tutto questo marasma quello che ne esce a testa alta per coerenza e dignità, è proprio uno di quelli che era il sospettabile della scissione, quel bravo ex ministro dello sviluppo economico quel è Carlo Calenda che ha strappato la tessera del Pd per coerenza dignitosa, come dire, li combattiamo e poi ci alleiamo con loro? Calenda non è uno qualunque, è l’uomo di Confindustria, non è l’ultimo arrivato. D’altronde il Pd ha sempre distrutto delle risorse umane, ricordiamo Fabrizio Barca, grande mente e uomo di sinistra che aveva delle idee rivoluzionarie che potevano far sorgere quella sinistra che da Berlinguer a Craxi non esiste più.
In Calabria, nella nostra Calabria cosa accadrà? C’è un governatore Mario Oliverio trattato come un appestato, nessuno lo vuole, addirittura stamani un giornale diceva che lui potesse giocarsi una contropartita (sic!). Ma che contropartita può giocarsi un uomo cacciato a pedate senza se e senza ma, insieme ai suoi “parassiti” e seguaci nonché personaggi (accoliti) a lui vicini? In una Calabria dove il capogruppo (Sebi Romeo) è agli arresti domiciliari per tentata corruzione, il cognato del sindaco della città metropolitana (Demetrio Naccari Carlizzi), già condannato in primo grado per falso e indagato a piede libero per concorso esterno in associazione mafiosa e altri del Pd, in giro localmente indagati per altri reati. Non si comprende cosa dovrebbe “contropartire” in Calabria, se non quello di sparire e lasciare lo spazio per rifondare una vera forza di Sinistra, fuori da determinati personaggi che l’hanno distrutta e che con la politica non dovrebbero nemmeno avvicinarsi per definizione.