“Riserva Valli Cupe sia fiore all’occhiello della Regione” Lo dichiara la consigliera regionale di Calabria in Rete, Flora Sculco
“La nuova Riserva delle Valli Cupe deve essere un fiore all’occhiello della Regione. Tutt’altro che un nuovo carrozzone!”. E’ quanto afferma la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco che aggiunge: “Un’esperienza nuova, fresca, giovane e innovativa. La prima ‘green community’ della Calabria che tutte le associazioni ambientaliste hanno salutato con entusiasmo e che, dopo essersi affermata con le proprie forze ottenendo riconoscimenti prestigiosi, ora, col sostegno della Regione, deve assurgere a modello di sviluppo anche per altre esperienze.
Questo è l’obiettivo per cui il Consiglio regionale ha votato all’unanimità l’istituzione della Riserva. Ma tutto ciò si può fare ad una sola condizione: che si lasci la guida della Riserva al suo direttore, il quale, assieme alla Regione, provvederà a realizzare la mission della Riserva i cui punti salienti sono nella legge stessa. Una legge – sottolinea la consigliera regionale – che io ho votato e che va assolutamente rispettata, perché espressione della volontà dell’intero Consiglio regionale. La proposta della Giunta di modificare la legge sulla Riserva, in quanto avrebbe violato la legge quadro sui Parchi e le Riserve, non ha fondamento, perché non c’è alcuna legge che impone l’obbligatorietà della gestione consortile tra comuni che rimane solo una delle opzioni praticabili e che la nostra legge comunque ha escluso”.
Ancora Sculco: “Se c’è un’esigenza di partecipazione da soddisfare, non di un solo comune ma di tutti i comuni dell’entroterra e della costa che gravitano sulla Riserva, toccherà al direttore occuparsene attraverso gli strumenti della programmazione. Ma non si pasticci sulla Riserva! Perché se s’innescassero meccanismi decisionali equivoci, che inevitabilmente ne imbriglierebbero l’azione, o peggio spartitori, ispirati dalla logica di lottizzare la Riserva attraverso comitati gestionali che, al solo pensiero, rimandano a quanto di più fallimentare è stato fatto finora in Calabria, allora sarebbe stato meglio non farla proprio quella legge. Meglio che l’esperienza Valli Cupe continuasse sulle basi volontaristiche che l’hanno vista collezionare successi e avere rilevanza mediatica”.
Ad avviso di Flora Sculco, “La legge che abbiamo votato, condivisa dal Governo e da tutto il territorio interessato, collide con ogni forma di ‘comitato di gestione’ e con il gioco perverso delle percentuali da attribuirsi, non si capisce poi con quali criteri. Non è questo che il legislatore regionale ha inteso fare! E non si tenti di imbrogliare le carte. Né da consigliera regionale approverei mai un comitato di gestione a trazione politica. Il rischio sarebbe l’umiliazione del lavoro fatto dai giovani delle Valli Cupe e la prerogativa dello stesso Consiglio regionale di esercitare la propria funzione legislativa in piena libertà.
E’ tempo, in Calabria e soprattutto per i beni ambientali, che la politica si limiti a indicare le linee programmatiche, affidandone l’esecuzione a competenze sperimentate e intelligenze con idee nuove in grado di comprendere i mutamenti epocali in corso e di dialogare con il resto del Paese e dell’Europa. Conosco i giovani delle Valli Cupe: sono persone perbene e intraprendenti e non disposti ad assoggettarsi a ‘comitati di gestione’ riempiti di incompetenti.
Apprezzo il loro desiderio di andare avanti in questa straordinaria impresa con lo stesso spirito pionieristico che ha caratterizzato la loro splendida esperienza. Ed eviterei di imbrigliarli con lacci e lacciuoli che soffocherebbero le loro grandi potenzialità di cui la Calabria invece può e deve andare fiera”. Conclude Flora Sculco: “La mia opinione è che la Regione ha approvato una legge storica. La preservi da ogni incursione e ne faccia tesoro. Non si commetta l’errore di contrapporre al dinamismo del volontariato che si muove sul territorio ottenendo risultati, ostacoli, barriere architettoniche e sovrastrutture inutili, finalizzate ad altri interessi che non coincidono con la valorizzazione dell’ambiente e al solo scopo di prendere senza mai restituire niente”.