Romero e Mister Polo
redazione | Il 02, Feb 2012
Ecco una nuova avventura per gli amici de “Le storie da giardino”
di GABRIELLA CAPPELLI
Romero e Mister Polo
Ecco una nuova avventura per gli amici de “Le storie da giardino”
di Gabriella Cappelli
Non era stato un inverno facile.
Da tempo si alternavano giornate di freddo intenso a giornate di forte vento.
Quella mattina, al suo risveglio, Romero sentì più freddo del solito nonostante il suo nido fosse abbastanza riparato all’interno del grande cipresso.
“Brutta giornata anche oggi” pensò ancora insonnolito.
Aprì prima un occhietto, poi l’altro e pian piano si affacciò al bordo del nido e…… meraviglia delle meraviglie: il giardino della casa dei nonni era completamente ricoperto di una bianca coltre di neve; non un po’ di neve, come l’inverno precedente, ma una vera “montagna ” di neve.
Il giardino non si vedeva più: i rami degli olivi e degli oleandri si piegavano sotto il peso della neve; sui rami spogli della Magnolia si formavano strane figure bianche che di tanto in tanto cadevano a terra all’improvviso.
Romero si fece coraggio, uscì dal nido e salì sul ramo più alto del cipresso; diede un’occhiata tutt’intorno ed esclamò:”Che spettacolo! Sembra il mondo delle fate!”
Ma, mentre si beava di quella vista, il suo stomaco lo richiamò dal mondo delle fate a quello reale! Come avrebbe fatto a trovare un po’ di cibo? Non poteva certa “nuotare sotto la neve” per cercare i vermiciattoli.!
Fece un rapido giro di ricognizione nel giardino ed incontrò tre merli appollaiati sulla siepe di lentaggine, si avvicinò: “Buon giorno amici, avete trovato qualcosa da mettere nel becco? Questo è un bello spettacolo ma la vedo dura per procurarsi da mangiare” disse con la consueta vena di ironia. Da quando, rimasto solo, doveva provvedere da sé a procurarsi il cibo, niente lo avviliva e cercava sempre il lato positivo in ogni cosa.
Uno dei merli gli rispose sconsolato: ” Siamo qui da tempo, ma non siamo riusciti a trovare niente di commestibile.”
Romero si appollaiò con loro sulla siepe e cominciò a rimuginare fra sé e sé……….
“Idea!!! – esclamò all’improvviso – Adesso vado ad appollaiarmi sul ramo della Magnolia più vicino alla casa. Se riesco a farmi vedere dai nonni sicuramente mi daranno qualcosa da mangiare.”
In un battibaleno tornò sul retro della casa e si appollaiò sulla Magnolia in fiduciosa attesa.
Il tempo passava, ma sembrava che i nonni non avessero nessuna voglia di affacciarsi. Era molto meglio starsene al calduccio davanti al camino!
Aspetta, aspetta, Romero cominciò a perdere la sua proverbiale sicurezza:
“Sta’ a vedere che questa volta ho fatto cilecca” si disse pensando anche alla brutta figura che stava facendo con gli altri merli.
“Eh no! Non posso permettere che la mia reputazione di merlo d’esperienza venga messa in dubbio! Devo assolutamente escogitare qualcosa!”
Pensa che ti ripensa, all’improvviso prese una decisione.
“Se voglio mangiare e far mangiare i miei amici devo fare in modo che i nonni mi vedano.”
Si avvicinò alla finestra della casa, cominciò a battere sul vetro con il forte becco e continuò per alcuni minuti senza alcun risultato. Era quasi disperato quando vide la tenda della finestra spostarsi leggermente lasciando intravedere il viso della nonna che meravigliata, si guardava intorno cercando di capire da dove veniva quello strano ticchettio.
“Oh! – esclamò la nonna – è un merlo che batte sul vetro!”
Vi devo spiegare che, mentre Romero e gli altri animali del giardino riconoscevano i nonni, per loro gli animaletti erano tutti uguali e non distinguevano Romero da un suo simile; comunque torniamo alla nostra storia.
La nonna vedendo il merlo così vicino alla casa, capì che doveva essere la fame ad averlo spinto, prese una bella fetta di pane, lo sbriciolò su una carta lasciandolo in un angolo del giardino al riparo dalla neve e si ritirò in casa.
“Eureka – pensò Romero – sono un grande, ce l’ho fatta! Forza amici venite abbiamo cibo in abbondanza!”
Romero fece il pieno di briciole, ne portò una buona scorta nel nido e poi si alzò in volo per godersi, a pancia piena, il magnifico spettacolo della natura ricoperta di neve!
Vide bambini che si rincorrevano felici tirandosi grosse palle di neve, altri che andavano sugli slittini ed altri ancora che si rotolavano, ridendo, su quella bianca e soffice coltre.
Mentre volava intorno al suo cipresso, vide nel giardino dei nonni, una strana figura immobile e bianca, molto simile ad un uomo.
Si avvicinò, quella strana cosa era tutta tonda: un bel faccione nel quale spiccavano due bottoni neri a formare gli occhi, una bella carota al posto del naso ed un laccio da scarpe che disegnava una bella bocca sorridente mentre al collo aveva una lunga sciarpa colorata e sulla “testa” un buffo berretto di lana con tanto di ponpon.
“Chissà se parla questa cosa!” pensò Romero.
“Ciao” disse un po’ titubante.
“Ciao” rispose una voce cristallina.
“Io sono un merlo e mi chiamo Romero”.
“Io sono un pupazzo di neve e mi hanno chiamato Mister Polo”.
“Un pupazzo di neve!?!? – disse Romero – e che cos’è!?”.
” Mi hanno costruito mettendo insieme della neve e dandomi questa forma strana . I bambini, e non di rado, anche gli uomini, si divertono così quando nevica”
“E cosa fai fermo, impalato, lì nel giardino?”
“Come vedi non ho le gambe e comunque non riuscirei a muovermi. La mia vita è molto breve; al massimo fra tre o quattro giorni comincerò a sciogliermi e di me non rimarrà che una piccola pozzanghera di acqua gelida!”
“Che triste destino!” disse Romero.
“Niente affatto! Noi pupazzi di neve siamo felici perché siamo l’espressione della gioia dei bambini. Ci costruiscono con passione, ci mettono indosso alcuni dei loro indumenti e si fanno fotografare vicino a noi. In questo modo è come essere eterni. Ogni tanto, anche quando saranno adulti, rivedranno queste foto e si ricorderanno di noi e dei momenti felici in cui ci hanno costruito, cosa possiamo volere di più?!”
Romero capì che Mister Polo aveva ragione. L’importante non è quanto tempo possiamo dedicare agli altri, ma quello che riusciamo a dare e soprattutto quello che di noi rimane in loro.
Rimase per un po’ appollaiato sulla sua “spalla” chiacchierando del più e del meno. Ma si stava facendo buio; era stata una giornata molto intensa e piena di nuove esperienze, la stanchezza cominciava a farsi sentire:
“Devo salutarti – disse Romero a Mister Polo – si sta facendo buio e devo tornare al mio nido; è stato un vero piacere conoscerti e fare due chiacchiere con te.”
“Anche per me è stato un piacere – rispose Mister Polo – chissà, se stanotte farà abbastanza freddo, forse potremo vederci anche domani, altrimenti ciao e buona permanenza!”
Romero si diresse verso il grande cipresso ed il suo nido pregustandone il calduccio e volando felice e soddisfatto, pensò: ” Ne avrò di avventure da raccontare a Paciuga, la prossima primavera!”
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