Rosarno, “Piria”, Premio Valarioti-Impastato: “Nto culu, mafia” Di particolare impatto emotivo l’intervento di Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione nazionale “Testimoni di Giustizia”, che si è dichiarato “un morto che cammina”
Un’altra straordinaria ed emozionante pagina nella lotta contro la mafia è stata scritta ieri a Rosarno, dove, nell’auditorium del Liceo scientifico “Piria”, si è celebrata la quinta edizione del Premio Valarioti-Impastato, promosso dall’Istituto medmeo per rendere viva la memoria di due giovani vittime innocenti della barbarie mafiosa. “Per eternare il loro ricordo, specie nelle coscienze dei giovani studenti – ha sottolineato la preside Mariarosaria Russo, conduttrice della manifestazione – il “Piria” ha istituito il Premio da assegnare ad eroi del nostro tempo attestati nella trincea della lotta alle mafie e a personalità della società civile, impegnati quotidianamente sul fronte della legalità. Uomini e donne da indicare ai nostri giovani come esempi illustri da imitare per contribuire a costruire, grazie alla “pedagogia delle scelte responsabili” attuata nella nostra scuola, una società giusta e responsabile in grado di battere ogni forma di sopraffazione e sopruso criminale”.
Il Comitato scientifico, presieduto da Giovanni Impastato e Antonio Bottiglieri (nipote di Valarioti) e “ad honorem” dall’on. Piera Aiello, nonché da Mariarosaria Russo, Mario Bruno Belsito, Eleonora Contartese, Francesca Corso, Grace D’Agata, Marcello Messina, Arianna Messineo, Mattia Milea, Mariangela Preta, Vera Violi, ha deliberato di assegnare il Premio 2020 a: Vincenzo Agostino (padre di Antonino l’agente ammazzato assieme alla giovane moglie a Villagrazia di Carini 30 anni fa); Antonio Bartuccio (ex sindaco di Rizziconi, testimone di giustizia dopo avere denunciato infiltrazioni criminali nel Comune); Liliana Esposito Carbone (“madre coraggio” di Massimiliano giovane imprenditore ucciso sottocasa a Locri); Ignazio Cutrò (testimone di giustizia); Caterina Francese (soprano); Gianfranco Franciosi (testimone di giustizia); Maurizio Franzini (professore ordinario di Economia Politica alla “Sapienza”); Marisa Garofalo (sorella di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla mafia nel 2009); Franco Neri (magistrato, noto per le sue inchieste sulle “navi dei veleni” e contro la costruzione della centrale a carbone nella Piana di Gioia Tauro); Nigun Clarinet Quartett (composto da 4 giovani artisti); Raffaella Rinaldis (direttrice emittente “Fimmina TV); Roberto Tartaglia (giovane magistrato, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia); Istituto Istruzione Superiore “Teodoro Rossi” di Priverno (promotore del primo campus della legalità); Antonio Gullo (l’unico agente di scorta di Borsellino sopravvissuto alla strade di Via D’Amelio).
Oltre ai saluti istituzionali del sindaco di Rosarno Giuseppe Idà, che ha messo in rilievo l’importante azione pedagogica che l’istituto medmeo sta portando avanti per irrobustire i processi di crescita culturale e umana nei giovani allievi; da registrare il messaggio inviato dall’Ufficio di Segreteria della Presidenza della Repubblica in cui il Presidente ringrazia la Preside per i numerosi,graditi doni pervenuti,tra i quali il giornale del Premio Valarioti-Impastato la cui prima annualità è stata consacrata alla memoria del fratello del Presidente, Piersanti,ed il messaggio augurale del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina. Presenti in sala le sorelle di Valarioti, sindaci, magistrati, religiosi, rappresentanti delle forze dell’ordine e delle associazioni di volontariato, parlamentari, docenti e numerosi giovani.
La manifestazione è stata trasmessa in diretta streaming dalla radio web del Piria. Intermezzi musicali a cura dell’orchestra del “Piria” diretta dal maestro Giordano.
Di particolare impatto emotivo l’intervento di Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione nazionale “Testimoni di Giustizia”, che si è dichiarato “un morto che cammina”, essendo stato condannato a morte dalla cupola mafiosa. “Oggi Rosarno ha battuto la mafia; la scuola l’ha sconfitta”, ha gridato, manifestando rabbia, ma anche voglia di continuare a combattere, pur avendo rifiutato la scorta, perché vuole essere un uomo libero. Invita gli imprenditori a denunciare, “a dimostrazione che lo Stato siamo noi. Mai un passo indietro e chi può faccia. Non vogliamo piangere le vittime, anzi diciamo tutti “Nto culu, mafia”, come il titolo di un mio libro”. Il pubblico è scattato in piedi per tributargli un applauso scrosciante.